Di ufficiale c'è solo l'arrivo alla Procura di Catania delle dichiarazioni del premier Conte e dei ministri Di Maio e Toninelli. Si tratta delle 2 missive allegate alla memoria depositata dal ministro dell'Interno Salvini sul caso Diciotti davanti alla Giunta per le Immunità e trasmesse al capoluogo etneo dalla presidenza del Senato. Scontata a questo punto l'apertura di un fascicolo e anche la possibile iscrizione nel registro degli indagati degli altri tre esponenti di Governo. Si vedrà. Ma il fatto comunque non è di poco conto. Almeno quanto a effetti politici. La notizia arriva infatti alla vigilia della consultazione on line del M5s sulla piattaforma Rousseau. Agli attivisti pentastellati nelle prossime ore verrà chiesto di pronunciarsi a favore o contro l'autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini. E dal risultato dipenderà la posizione dei commissari M5s della Giunta per le Immunità, che molto probabilmente martedì emetterà il suo verdetto.
Il coinvolgimento nell'inchiesta giudiziaria anche di Conte, Di Maio e Toninelli potrebbe ora giocare a favore del leader
della Lega. Di fatto sarebbe la conferma che l'azione del ministro dell'Interno - il non far sbarcare i 177 migranti della
Diciotti - non era stata una scelta personale bensì dell'intero Governo e dunque politica. Una tesi sostenuta anche dalla
Procura di Catania che aveva chiesto in prima battuta l'archiviazione dell'inchiesta su Salvini proprio perchè il ministro
era «giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale». Interpretazione non condivisa però dal Tribunale
dei ministri che infatti ha chiesto al Senato l'autorizzazione a procedere.
Stessa sorte potrebbe quindi toccare anche a Conte, Di Maio e Toninelli. Non salvare Salvini dal processo significa dare quindi
per scontato il via libera alla magistratura anche qualora dovesse arrivare dal Tribunale dei ministri la richiesta per il
premier e i due big pentastellati. Ma a convincere i grillini è soprattutto la certezza che se dovessero mostrare il pollice
verso nei confronti del leader della Lega, il governo il giorno dopo andrebbe a casa.Per il M5s la scelta non sarà comunque
indolore visto che da sempre si sono detti sempre e comunque contrari a mettersi di traverso alle richieste della magistratura.
E per questo Di Maio ha preferito lasciare alla “base” l'ultima parola. L'ala più ortodossa però continua a rumoreggiare.
E' una minoranza, alla quale però potrebbero sommarsi gli scontenti. Non a caso il M5s di Torino ha già preannunciato il proprio
voto contrario: «Non ha alcun senso tradire la propria coerenza per non mettere a rischio il Governo», sostengono. Probabile
che a pesare più che il processo per la Diciotti sia la posizione del leader della Lega sulla Tav.
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