Dopo un’attesa di quasi 12 anni i test Invalsi debuttano anche al quinto anno dei licei e degli istituti tecnici e professionali. A prevederli c’era già la legge 176/2007 che ha introdotto nel nostro paese le prove standardizzate di verifica degli apprendimenti in italiano, matematica e, dallo scorso anno, inglese. Ma che finora sono stati limitati al secondo e quinto anno della primaria, alla terza media (fino al 2017 durante l’esame di Stato) e alla seconda superiore.
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Per le quinte si parte il 4 marzo e si va avanti fino al 30, sulla base di un calendario che ogni scuola può decidere in autonomia
secondo le proprie esigenze (aule disponibili, numero di ragazzi frequentanti e dotazione informatiche). Interessati sono
quasi 480mila studenti di statali e paritarie (sono esclusi i privatisti); i computer connessi sono 220.584 (in pratica, ogni
istituto potrà far svolgere i test per ciascuna materia in un paio di giorni).
Un avvio depotenziato
L’arrivo delle prove Invalsi in quinta superiore doveva essere collegato anche al nuovo esame di maturità, che scatterà a
giugno. La riforma del 2017 prevedeva che lo svolgimento dei test (e non il loro superamento) costituisse, assieme all’alternanza,
requisito d’accesso alle prove finali. L’attuale governo, tuttavia, con il decreto milleproroghe, ha deciso di rinviare l’entrata
in vigore della norma al prossimo anno scolastico (2019/2020). Pur senza alcun impatto sull’esame di Stato lo svolgimento
dei test è comunque obbligatorio già quest’anno; e a giugno l’istituto di valutazione, guidato da Anna Maria Ajello, consegnerà
a ogni studente l’attestato con i livelli raggiunti. Per italiano e matematica sono previsti cinque livelli, che descrivono
sinteticamente le competenze dimostrate dal ragazzo, dalle più elementari alle più avanzate. C’è anche un ulteriore livello
che indica il mancato raggiungimento di quello “più basso”. Per l’inglese si utilizzano i livelli B1 e B2 del quadro comune
europeo di riferimento (Qcer), più un altro livello per chi non arriva al B1. Ciascun livello di competenza, che sarà espresso
da brevi descrizioni, in italiano e in inglese, varrà anche come vera e propria certificazione.
Le prove al debutto quest’anno
Per italiano e matematica ogni studente ha a disposizione due ore. È previsto un tempo aggiuntivo di 15 minuti per gli studenti
disabili o con disturbi specifici di apprendimento (Dsa). «La prova di italiano - spiegano il dg di Invalsi, Paolo Mazzoli,
e il responsabile delle prove, Roberto Ricci - è unico per tutti gli indirizzi di scuola. È una prova di comprensione del
testo che non implica la conoscenza specifica di autori o di opere letterarie. Si articola in sette unità, relative alla comprensione,
e in un’unità di riflessione sulla lingua. Il numero totale di domande è di circa 60».
Per matematica ci sono domande comuni a tutti gli indirizzi, e altre specifiche per scientifici e istituti tecnici. Per i licei non scientifici (classico, linguistico, artistico, scienze umane, musicale e coreutico) e gli istituti professionali vengono somministrate domande sui principali argomenti affrontati fino al quarto anno. Ai tecnici, oltre ai quesiti comuni, vengono proposte domande, ad esempio, su elementi di analisi matematica propedeutica alle discipline professionalizzanti; mentre gli studenti dei licei scientifici sono “testati” anche su argomenti più avanzati svolti non oltre i primi mesi dell’ultimo anno. La prova d’inglese si articola in due “sotto-prove”, una di lettura, l’altra di ascolto. Per la lettura ci sono 35-40 domande, i testi sono lunghi 350 (per il livello B1) o 600 parole (livello B2) per una durata di 60 minuti (75 minuti per disabili e studenti Dsa). Per la prova di ascolto ogni studente farà partire un file audio di quattro minuti, seguito da una quarantina di domande (anche qui in 60 minuti, 75 per disabili e studenti Dsa). Per cui a parte il Pc gli alunni interessati dovranno anche essere dotati di cuffiette.
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