A pochi giorni dal termine per la presentazione delle liste (sabato 23 febbraio) la situazione in Basilicata è in via di definizione.
È di oggi la notizia che il centrodestra unito ha scelto come candidato governatore per le regionali del 24 marzo il generale
(in pensione) della Guardia di Finanza Vito Bardi, in quota Forza Italia. Il M5s ha indicato già a inizio agosto 2018 il suo candidato (Antonio Mattia, che ha vinto le regionarie con 332 voti). Mentre il centrosinistra è spaccato in due. In regione il centrosinistra (e da
ultimo il Pd) nella seconda repubblica ha sempre dettato legge, ma alle ultime politiche il M5S ha superato il 44%.
Il ritorno di Pittella (Pd)
In attesa delle decisioni della magistratura sul presidente uscente Marcello Pittella (Pd), indagato nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Matera sulla sanità lucana e dimessosi lo scorso 24 gennaio, nel centrosinistra
lucano è stato forte il pressing sull’ex governatore perché facesse un passo indietro. Ma Pittella non ha ritirato la sua
candidatura. E alla fine si presenta con il simbolo del Pd e l’appoggio di una serie di liste civiche promosse dalla società
civile e da amministratori locali a lui vicini.
La “dinastia” Pittella
Marcello Pittella fa parte di una dinastia radicata da anni in Basilicata: figlio di Domenico, senatore del Partito socialista italiano (scomparso l’anno scorso), e fratello minore di Gianni, eurodeputato da quattro legislature e già capogruppo dei socialisti a Strasburgo. Marcello Pittella può contare su un consistente pacchetto di voti: a fine 2013 è stato eletto presidente della Basilicata con quasi il 60% dei consensi. Nella partita per la leadership nazionale nel Pd, il governatore uscente si è schierato a sostegno di Maurizio Martina
alla segreteria Pd (non a caso la mozione Martina ha vinto in Basilicata, superando il 50% nei circoli).
Il polo alternativo di centrosinistra
Ma nel Pd l’ala contraria alla candidatura di Pittella, guidata dal presidente del consiglio regionale Vito Santarsiero (zingarettiano),
ha deciso di convergere insieme a Leu (che in Basilicata può contare su una figura di peso come Roberto Speranza e che alle
politiche ha raccolto il 6,4%) sul nome della giornalista Carmen Lasorella, creando un polo di centrosinistra alternativo al candidato ufficiale del Pd Pittella. Alla fine anche l’ex presidente del
consiglio regionale Piero Lacorazza (vicino a Zingaretti) - iscritto al Pd, ma «autosospesosi» dal gruppo nel Consiglio regionale
– in un primo momento deciso a correre da solo con una sua lista, ha ceduto al pressing. E ha deciso di appoggiare Lasorella.
Il centrosinistra senza Leu alle politiche 2014 aveva ottenuto in Basilicata appena il 19,6% (con il Pd fermo al 16,2% contro
il 24,8% delle regionali 2013). Le divisioni interne rendono la strada per la riconferma molto in salita.
Centrodestra alla fine unito su Bardi (Fi)
Per il centrodestra la quadra su Bardi è arrivata dopo un percorso travagliato. Secondo gli accordi “romani”, il candidato governatore doveva sceglierlo Forza Italia, così come in Piemonte. Ma gli azzurri sono stati a lungo in difficoltà, perché il nome di Bardi in prima battuta è stato
bocciato da Lega. Sono circolati perciò altri nomi. Tra questi: il patron del Potenza calcio Salvatore Caiata (eletto tra le fila del M5S ma espulso a seguito di una indagine per riciclaggio e finito nel gruppo Misto), l’ex dg dell’ospedale San Carlo Michele Cannizzaro, l’avvocato tributarista di Lavello, Francesco Di Ciommo e l’ex sindaco di Policoro, Rocco Leone. Tutti nomi senza sufficiente appeal, respinti al mittente da Salvini.
La partita nella partita nella Lega
A testimoniare le tensioni nel centrodestra, era circolata per giorni l’ipotesi di un Carroccio (in costante crescita di
consensi in Basilicata: è accreditata oltre il 20%) al contrattacco con la discesa in campo del 44enne senatore leghista
lucano Pasquale Pepe, sindaco di Tolve molto popolare. Ma alla fine il braccio di ferro si è concluso con una vittoria di Berlusconi, che è riuscito
a far digerire a Salvini il nome di Bardi. La Lega, d’altronde, gioca una partita nella partita, vale a dire strappare anche
al Sud a Fi la leadership nel centrodestra: alle politiche 2014 il Carroccio si era fermato al 6,3% contro il 12,4% di Fi
(ma si tratta di ère geologiche fa).
I sondaggi e il referendum sulle trivelle
I sondaggi, che davano fino a qualche settimana fa i Cinquestelle in vantaggio, hanno cambiato di segno dopo il trionfo della Lega in Abruzzo. Anche se i Cinquestelle, a differenza di altre regioni, in Basilicata negli ultimi anni si sono radicati, perché si sono
fatti le ossa con il referendum sulle trivelle del 2016. Non a caso la Basilicata fu l’unica regione dove si superò (di un
soffio) il quorum, con il 50,2%. E qui i grillini hanno preso il 44% alle politiche (anche qui il 13% incassato alle regionali
2013 fa riferimento a molte ère geologiche fa)
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