Per tutti è il caso Spotlight, il film del 2015 che ha raccontato l'indagine giornalistica – che valse un premio Pulitzer
- sugli abusi sessuali su minori nella diocesi di Boston, 70 sacerdoti colpevoli dell'infame reato di pedofilia e il loro
cardinale, il potentissimo e rispettato Bernard Law, che li copriva. La bufera travolse la città simbolo del cattolicesimo
americano e l’intera chiesa americana, sconvolta da un altro maxi scandalo, a Los Angeles, che aveva riguardato 221 preti.
Lì fu pagato il più grosso risarcimento che si ricordi nella chiesa: 660 milioni di dollari a 508 vittime. A Roma si è aperto
il summit voluto dal Papa sulla pedofilia, ultima tappa di un lungo e doloroso percorso, che ha visto negli Usa l’epicentro
mondiale degli abusi su minori nella chiesa, dove i cattolici sono quasi 70 milioni, la maggioranza relativa della popolazione
Usa. Ed è da lì che partono sia gli attacchi più duri (dalla destra conservatrice) al pontificato di Francesco, che ad oggi
è il Papa che più di altri ha preso di petto questa tragedia, sulle orme del suo coraggioso predecessore Benedetto. «Il santo
Popolo di
Dio ci guarda e attende da noi non semplici e scontate condanne, ma misure concrete ed efficaci da predisporre. Ci vuole concretezza».
Così il Papa nel suo intervento introduttivo ai lavori dell’incontro su «La Protezione dei Minori nella Chiesa».
La lenta reazione di Wojtyla dopo i primi scandali
Ma fu sotto Giovanni Paolo II che gli abusi iniziarono ad essere percepiti come un vero problema, anche se erano decenni che
venivano commessi e insabbiati. E questa è una critica al pontificato wojtyliano, lento (o inerte) ad affrontare le denunce.
Nel 1984 in Canada si pubblica il Rapporto Badgley: Sexual Offense Against Children in Canada (Reati sessuali nei riguardi
dei bambini in Canada), ma passeranno tre anni prima che i vescovi del Paese ne prendano coscienza. Da quel momento spuntano
commissioni e gruppi di lavoro dentro la chiesa americana, fenomeno che via via si espande in Europa (Olanda, Francia e Germania
per primi) e Australia. In parallelo si avviano indagini governative e giudiziarie in vari Paesi, alcune delle quali arriveranno
anni dopo a conclusioni clamorose. Il primo atto ufficiale della Santa Sede arriverà solo nel 2001, poco prima delle dimissioni
del cardinale Law e del suo trasferimento a Roma (per evitare il processo in Usa, è scomparso di recente).
L'azione decisa di Ratzinger
Il fenomeno è impossibile da “quantificare” nel numero delle vittime minori, cui vanno aggiunte quelle maggiorenni ma in età
comunque giovanile e posizione vulnerabile, quali i seminaristi o gli orfani in istituti. Sarà Benedetto XVI ad affrontare
sul serio il fenomeno, con tre atti sostanziali: la rimozione e messa in stato di isolamento del fondatore dei Legionari di
Cristo, Macial Maciel Degollado, il viaggio in Usa nel 2008 in cui a più riprese chiederà perdono alle vittime (mai accaduto
fino a quel momento) e l'affidamento di pieni poteri alla Dottrina della Fede, e affidando alle chiese locali il compito di
reagire con nuove regole, le cosiddette linee- guida (che la Cei sta rivedendo in queste settimane).
GUARDA IL VIDEO - Papa: pedofilia sfida urgente, serve atto responsabilità
La rivelazione di migliaia di casi di abusi su minori contraddistinguerà l'ultima parte del pontificato di Ratzinger: il più clamoroso è il caso dell'Irlanda, che vede la rimozione di vescovi e otre 100 preti sospettati, e poi a seguire Germania, Belgio, Olanda, Austria, Francia, in parte anche l’Italia, oltre a nuovi casi in Usa e continue rivelazioni di grandi giornali come il New York Times, che oggi tra l'altro ha scritto di aver avuto conferma di un documento interno vaticano sui “sacerdoti-padri”. A suonare la sveglia fu il giovane maltese monsignor Charles Scicluna, procuratore dell'ex Sant'Uffizio, che in una famosa intervista (concordata con i piani alti) denunciò la cultura del silenzio. Pagherà per questo con una rimozione, che Francesco ha sanato richiamandolo in prima linea, ed è infatti uno dei protagonisti del summit di questi giorni.
Francesco rilancia l'iniziativa. Il caso Pell e lo scandalo del Cile
Con l’arrivo di Francesco dal Vaticano arriva una nuova sterzata. Nel 2014 istituisce una commissione per la tutela dei minori,
e vi mette a capo il cardinale di Boston Sean O'Malley, un cappuccino noto per aver riportare la diocesi in una fase di normalità.
La commissione – della quale hanno fato parte anche delle persone abusate in gioventù -in questi anni ha lavorato molto ma
anche vissuto continue crisi e dimissioni, e denunce di isolamento rispetto alla Curia. Intanto altri casi scoppiano, e tutti
molto eclatanti e in grado di fiaccare il pontificato del papa argentino. Il cardinale australiano George Pell, da Francesco
nominato a capo del nuovo dicastero dell'Economia, viene tirato in ballo nel suo Paese prima come insabbiatore e poi come
abusatore di minori. Pell torna in Australia e da un anno e mezzo è di fatto sospeso dalla sua carica: a breve sarà sostituito,
e ha già lasciato il C-9, il consiglio ristretto dei cardinali. Poi deflagra il caso Cile: anche lì si parla di insabbiamento
da parte di un vescovo che Bergoglio inizialmente difende per assenza di prove. Poi quando queste arriveranno (dopo il difficile
viaggio nel Paese latino americano a inizio 2018, molto contestato dalla popolazione) Francesco prende un'iniziativa senza
precedenti: convoca a Roma tutti i vescovi cileni e li fa dimettere.
La bufera della Pennsylvania e il dossier-patacca di Viganò
Ma la tempesta perfetta arriva nel mezzo di agosto 2018: lo stato della Pennsylvania rende noto un rapporto scioccante in
cui descrive in modo dettagliato e raccapricciante cinque anni di abusi da parte di oltre 300 preti a danno di oltre mille
bambini. Si scatena la bufera in tutta la chiesa, e anche gli oppositori di Francesco colgono l'occasione per sferrare un
atto contro il Papa con il rapporto dell'ex nunzio apostolico Carlo Maria Viganò, che accusa Bergoglio di aver coperto un
noto cardinale abusatore McCarrick, e ne chiede addirittura le dimissioni. Il Papa non risponde a queste accuse (del tutto
fasulle visto che i fatti contestati riguardano perlopiù i due precedenti pontificati, specie quello di Wojtyla) ma reagisce
annunciando, il 12 settembre, la convocazione del summit con tutte le conferenze episcopali del mondo per il 21-24 febbraio.
Sale l'attesa, continuano gli attacchi ma un fatto è chiaro: sabato scorso Bergoglio riduce allo strato laicale McCarrick,
un tempo potentissimo cardinale americano e amico di tutta l’attuale opposizione tradizionalista. A guidare la conferenza
di questi giorni chiama l'arcivescovo di Chicago, Blase Cupich, ed estromette O'Malley, con cui non c'era più sintonia. A
moderare i lavori richiama in servizio anche l’espertissimo gesuita padre Federico Lombardi, già direttore della sala stampa.
Insomma, la sensazione è che sul terreno della pedofilia, che rischia di essere un macigno sull’esistenza stessa della Chiesa
nell'era digitale, Francesco gioca la fase decisiva del suo pontificato, che si avvia a tagliare il traguardo dei sei anni.
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