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il caso pedofilia

La «bomba» Pell in Vaticano dopo il summit, verso un avvicendamento alla guida dell’Economia

La condanna del cardinale George Pell per abusi sessuali su minori è una bomba a orologeria scoppiata in un momento delicato del pontificato. Una sentenza di colpevolezza del porporato – ormai da oltre un anno mezzo tornato in Australia per difendersi e “sospeso” da ogni incarico - era data per molto probabile dentro le stanze pontificie, ma arriva a due giorni dalla fine del summit sulla pedofilia, dove è stata ribadita dal Papa in ogni modo la fermezza assoluta verso i colpevoli. E Pell lo è, anche se lui si dichiara innocente e ci sarà in Australia un processo di appello.

Ma al momento la linea di Santa Marta è anche di rispetto per quanto emergerà dal ricorso: «Attendiamo ora l'esito del processo d'appello, ricordando che il Cardinale Pell ha ribadito la sua innocenza e ha il diritto di difendersi fino all'ultimo grado» è la linea della Santa Sede letta dal direttore ad interim della Sala Stampa Alessandro Gisotti. La notizia «è dolorosa» e il Vaticano ribadisce «il massimo rispetto per le autorità giudiziarie australiane».

Confermate le misure cautelari, niente messe in pubblico
Ma questo naturalmente non basta: «Per garantire il corso della giustizia il Santo Padre ha confermatole le misure cautelari già disposte nei confronti del Cardinale Pell dall'ordinario del luogo al rientro in Australia. Ossia che, in attesa dell'accertamento definitivo dei fatti, al cardinale sia proibito in via cautelativa l'esercizio pubblico del ministero e, come di norma, il contatto in qualsiasi modo e forma con minori di età». Insomma sospeso da ogni esercizio pubblico del ministero, atto che spesso prelude decisioni ben più drastiche, come si è visto di recente per il cardinale americano McCarrick. Ma il caso Pell è decisamente diverso. Lui – a differenza di McCarrick che era in pensione - è ancora formalmente in carica, anche se “sospeso”, come Prefetto della Segreteria dell'Economia, carica affidatagli da Papa il 24 febbraio 2014 (vedere intervista esclusiva al Sole 24 Ore del 25 febbraio 2014, ndr).

Scaduti i 5 anni della carica di Prefetto, Mistò in pole
Due elementi si intrecciano: due giorni fa sono scaduti i cinque anni di mandato, e quindi potrebbe essere non riconfermato, come accaduto per esempio al cardinale Muller della Dottrina della Fede. Perdipiù ha 77 anni, quindi ha superato da tempo la soglia fatidica dei 75 per il pensionamento. Sarà sostituito? Non c'è un automatismo, passati i termini vale il principio “donec aliter provideatur” (finchè non si provveda altrimenti, e provvede solo il Papa). E' quindi imminente una nomina, anche se la posizione ufficiale parla di attesa dell'appello? Tutto lascerebbe pensare che sia ormai maturo un avvicendamento formale alla guida del dicastero, senza contare che gli anni di Pell da ministro prima dello scandalo sono stati quanto meno problematici verso il resto della Curia (si ricordi per tutti l'accusa di “fondi neri”, smentita dalla sala stampa, caso unico nella storia della Chiesa). Il nome forse più probabile per la carica è quello di monsignor Luigi Mistò, da quasi due anni reggente del dicastero (anche l'ex numero due, monsignor Alfred Xuereb, è stato nominato nunzio apostolico in Corea). Mistò, prelato lombardo cresciuto alla scuola ambrosiana di Martini, è stimato dal Papa e dal Segretario di Stato, Pietro Parolin.

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