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prove tecniche di centrosinistra unito

«Prima le persone»: lo slogan che accomuna il corteo di Milano e il programma di Zingaretti

Tra la manifestazione antirazzista di Milano di sabato 2 marzo (25omila persone in piazza) e la netta vittoria di Nicola Zingaretti alle primarie del Pd domenica 3 marzo non c’è un rapporto di causa ed effetto. Eppure non c’è dubbio che la massiccia adesione al corteo abbia innescato una miccia nel popolo di centrosinistra, accorso ai gazebo dem oltre qualsiasi ottimistica previsione. Non solo. I due eventi sono anche accomunati da uno slogan. «Prima le persone» è il motto (con logo disegnato dal fumettista Makkox) dello striscione, sorretto dagli scout milanesi, che ha aperto la manifestazione . E «Prima le persone» è il titolo del programma con cui Zingaretti ha sfidato Maurizio Martina e Roberto Giachetti alle primarie dem. Inevitabile non pensare a un voluto rovesciamento dello slogan salviniano “Prima gli italiani”.

Lo slogan del corteo antirazzista
Se di primogenitura è giusto parlare, è arrivato prima il comitato organizzatore della manifestazione. «Lo slogan lo abbiamo lanciato il 19 ottobre 2018 al teatro dell’Elfo» racconta Pierfrancesco Majorino, assessore alle politiche sociali del Comune di Milano. Majorino è stato il regista di un lavoro di squdra che ha visto 6 associazioni nel comitato promotore: Insieme senza muri (ideatore della marcia dei 100mila del 20 maggio 2017), Anpi, Acli, Sentinelli, Mamme per la pelle e Action Aid. «Il nostro è un appello a tutte e a tutti: diamo vita a una grande iniziativa pubblica per dire che vogliamo un mondo che metta al centro le persone» si legge sulla pagina Fb della manifestazione. E ancora: «Nel ribadire Prima le Persone diciamo che servono, in Italia e in Europa, politiche sociali nuove ed efficaci, per il lavoro, per la casa, per i diritti delle donne, per la scuola e a tutela delle persone con disabilità».

Il programma di Zingaretti
Zingaretti, in piazza sabato a Milano dietro allo striscione del Pd insieme a Maurizio Martina, ha presentato invece il suo programma il 12 dicembre 2018. Il titolo è: «Una proposta per l’Italia. Prima le persone». Nella mozione si spiega tra l’altro che «il Pd è apparso sempre più lontano dalla vita reale delle persone comuni, poco o per nulla empatico nei confronti dei più poveri e dei più fragili, incapace di uscire dalle sue ristrette logiche interne». E si legge ancora: «Dobbiamo riorganizzarci per rifondare il legame identitario con il nostro elettorato su un pensiero nuovo. Un pensiero che nasce da un concetto semplice: ora prima le persone. Attorno ad esse vogliamo costruire un nuovo modello di società». E ancora: «È dalle persone che va ricostruito l'assetto e l'equilibrio della società».

I riferimenti culturali
A seguire i riferimenti culturali. «L’umanesimo integrale di Gramsci ci ha insegnato questo; così come la lezione di Aldo Moro, che non riusciva letteralmente a concepire la politica al di fuori del suo intreccio con l'esistenza umana. E poi la tradizione solidaristica, mutualistica e umana della storia dei socialisti italiani. Così come la sacralità dell'individuo singolo e la “religione” della Repubblica fondata sulla libertà di ogni cittadino, che ci giunge dal pensiero laico e libertario di Ernesto Rossi, Ugo La Malfa e Marco Pannella e molti altri». E ancora: «Il personalismo cattolico, il cattolicesimo democratico, il cristianesimo sociale, la lettura diretta del messaggio evangelico, che hanno contribuito a salvare l'anima di un Occidente perduto nella follia della violenza».

Identità casuale
Majorino, zingarettiano della prima ora, ha cominciato a lavorare per la candidatura di Zingaretti prima ancora che il presidente della Regione Lazio scendesse ufficialmente in campo. Ma esclude un collegamento voluto tra lo slogan del corteo antirazzista e il titolo del programma di Zingaretti. «È stato un caso - spiega - così come è stato un caso che le primarie si siano svolte il giorno dopo la manifestazione antirazzista. Tutto nasce da una sintonia di fondo sui valori e le priorità, che ha portato senza neppure volerlo a utilizzare lo stesso slogan».

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