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strategie comunicative a confronto

«Prima gli italiani» e «prima le persone»: gli slogan contrapposti di Lega e Pd

Due slogan speculari. «Prima gli italiani», con hashtag twitter virale, è quello rilanciato da mesi dal leader della Lega Matteo Salvini. «Prima le persone» è invece il titolo della “mozione” con cui il neo segretario dem Nicola Zingaretti ha sfidato Maurizio Martina e Roberto Giachetti alle primarie dem (oltre a essere il motto del corteo antirazzista dello scorso 2 marzo a Milano). Potrebbero essere queste le due frasi chiave attorno alle quali si catalizzerà la campagna elettorale per le elezioni europee.

Una prima lettura la fornisce Lorenzo Pregliasco, cofondatore di Quorum e del magazine digitale di analisi politica YouTrend. «Allo slogan divisivo e polarizzante di Salvini, Zingaretti ne contrappone un altro che reagisce alla narrazione della Lega con un messaggio unificante che rimanda ai valori di sinistra dell’accoglienza, della tolleranza e della solidarietà». Quanto ai contenuti «Salvini, con la sua campagna comunicativa, ha costruito negli anni un posizionamento basato su tre temi forti: immigrazione, sicurezza e pensioni. Zingaretti invece arriva adesso alla leadership del partito e ha bisogno di tempo per costruire una sua narrazione».

Più problematica la lettura di Dino Amenduni, esperto di comunicazione politica e pianificazione strategica dell’agenzia di comunicazione Proforma, che ha curato la campagna elettorale del Pd in occasione delle europee 2014 e delle politiche del 2018 (con Renzi segretario). «Siamo di fronte a due slogan speculari - dice Amenduni -. Ma quello della Lega funziona meglio. “Prima gli italiani” è chiaro, perché dice che gli italiani sono più importanti degli stranieri. “Prima le persone” racconta che non esistono gerarchie, ma è semanticamente monco, perché non spiega rispetto a cosa le persone vengono prima». Quindi è «perfetto come posizionamento identitario nell’immediato, perché permette di capire quale è il mio sistema di valori di riferimento» ma «non spiega cosa intendo fare e come intendo farlo».

La strategia di Salvini veicola il messaggio “sovranista” che l’esecutivo sta agendo senza mai perdere di vista l’interesse nazionale, contrapponendo gli italiani agli stranieri, la spesa pubblica che deve essere destinata agli uni rispetto a quella che deve essere negata agli altri. «Un messaggio - aggiunge Amenduni - che funziona anche per la campagna elettorale per le europee». Lo slogan di Zingaretti «è invece un primo pezzo del lavoro, ma di qui a maggio serve una seconda parte che racconti nel dettaglio cosa vuol dire concretamente “Prima le persone”: aumento del salario minimo, tutela dell’ambiente e dei diritti, o centralità del lavoro». Esiste poi un ulteriore problema. «“Prima le persone” è troppo speculare allo slogan della Lega e sconta in qualche modo di un deficit di autonomia».

Un punto quest’ultimo su cui torna con enfasi Claudio Velardi, esperto di comunicazione politica e presidente della fondazione Ottimisti razionali. «Quella del Pd è una risposta inefficace, debole e subalterna - dice Velardi - che conferma la forza dello slogan originario di derivazione trumpiana (America first, ndr) - dice Velardi-. Bisogna invece sparigliare. Serve un campo concettuale e semantico alternativo». Inoltre, non solo la parola “prima” ha il limite di essere «escludente» ma, al di là delle intenzioni, si finisce «per far passare il messaggio che a venire prima siano gli stranieri».

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