Il presidente della assemblea capitolina Marcello De Vito, esponente di primo piano del Movimento 5 Stelle è stato arrestato dai carabinieri per corruzione nell’ambito dell'inchiesta della Procura capitolina sul nuovo stadio della Roma. Nel corso della stessa operazione del comando provinciale di Roma sono finiti agli arresti domiciliari anche l'avvocato Camillo Mezzacapo, destinatario di incarichi professionali su segnalazione di De Vito, l'architetto Fortunato Pititto, legato al gruppo imprenditoriale della famiglia Statuto, e Gianluca Bardelli. Disposta anche la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale nei confronti di due imprenditori.
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I reati ipotizzati, a seconda delle posizioni, sono di corruzione e traffico di influenze illecite. L’indagine riguarda, oltre alle procedure connesse alla realizzazione del nuovo stadio della Roma, anche la costruzione di un albergo presso l'ex stazione ferroviaria di Roma Trastevere e la riqualificazione dell’area degli ex Mercati generali di Roma Ostiense. Oltre 230mila euro già erogati e 160mila promessi a Marcello De Vito e a Mezzacapo dai gruppi imprenditoriali coinvolti nell'inchiesta: è quanto accertato dall’analisi dei flussi finanziari sulle società attraverso le quali Camillo Mezzacapo avrebbe ricevuto una serie di consulenze-tangenti prima di girarle sul conto della Mdl srl, che secondo il Gip era una sorta di “cassaforte” nata per custodire i profitti raccolti illecitamente da Marcello De Vito e dall’amico.
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De Vito è già stato sostituito alla guida del consiglio comunale di Roma dal pentastellato Enrico Stefàno, già vicepresidente dell'Assemblea Capitolina e presidente della commissione Trasporti. Sarebbe questo, secondo quanto si apprende, l’intenzione della maggioranza a 5 Stelle in Campidoglio e della sindaca Virginia Raggi. La nomina di Stefàno dovrà essere formalizzata a breve.
Di Maio: «Fuori dal M5S, lo caccia la nostra anima»
Non si fanno attendere le reazioni del vicepremier Luigi Di Maio che, sul suo profilo Facebook, scrive: «Quanto emerge in
queste ore oltre ad essere grave è vergognoso, moralmente basso e rappresenta un insulto a ognuno di noi, a ogni portavoce
del MoVimento nelle istituzioni, ad ogni attivista che si fa il mazzo ogni giorno per questo progetto. Non è una questione
di garantismo o giustizialismo, è una questione di responsabilità politica e morale: è evidente che anche solo essere arrivati
a questo, essersi presumibilmente avvicinati a certe dinamiche, per un eletto del MoVimento, è inaccettabile». De Vito, spiega
Di Maio, «non lo caccio io, lo caccia la nostra anima, lo cacciano i nostri principi morali, i nostri anticorpi. Ciò che ha
sempre distinto il MoVimento dagli altri partiti è la reazione di fronte a casi del genere».
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Raggi: «Nessuna indulgenza con chi sbaglia»
Molto duro anche il giudizio del sindaco Virgina Raggi: «Nessuno sconto. A Roma non c’è spazio per la corruzione. Chi ha
sbagliato non avrà alcuno sconto da parte di questa amministrazione», ha scritto su Facebook. La notizia «è gravissima: ho
fiducia nella magistratura e nel lavoro dei giudici. Una cosa è certa: nessuna indulgenza per chi sbaglia. Ho dichiarato guerra
alla corruzione e respinto i tentativi di chi vuole fermare l’azione di pulizia che portiamo avanti. Qui non c’è spazio per
ambiguità. Non c’è spazio per chi immagina di poter tornare al passato e contaminare il nostro lavoro. Avanti fino in fondo,
senza se e senza ma, per la legalità».
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Le intercettazioni: «A Roma vinceva anche il Gabibbo»
«A Roma avresti vinto pure con il Gabibbo». Così Marcello De Vito si rivolge all'avvocato Camillo Mezzacapo in una intercettazione
ambientale del 4 febbraio scorso presente nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip. In un’altra intercettazione
l’ex presidente dell’assemblea capitolina parla dei soldi erogati dai costruttori Toti e Statuto alla società a lui riconducibile:
« Va bene, ma distribuiamoceli questi», dice. E poi, rivolto a Mezzacapo: «Adesso non mi far toccare niente, lasciali lì...
quando tu finisci il mandato, ... se vuoi non ci mettiamo altro sopra. La chiudiamo, la distribuiamo, liquidi e sparisce tutta
la proprietà, non c’è più niente, però questo lo devi fa’ quando hai finito quella cosa».
Perquisizioni in corso
L’indagine ha fatto luce su una serie di operazioni corruttive realizzate da imprenditori attraverso l’intermediazione di
un avvocato e un uomo d’affari che fungono da raccordo con De Vito al fine di ottenere provvedimenti favorevoli alla realizzazione
di importanti progetti immobiliari. È in corso una perquisizione dell’abitazione di De Vito. In base a quanto si apprende,
l’esponente degli M5S è stato raggiunto da un provvedimento cautelare in carcere. Sono in corso perquisizioni anche in Campidoglio,
negli uffici di Acea, all’Italpol e alla Silvano Toti Holding Spa.
Le reazioni in casa M5S
Ribollono intanto le chat dei consiglieri M5S di Roma. «Sono scioccata. Aspetto di capire meglio». Nelle chat la reazione
è univoca. Tutti dicono «impossibile che sia successo», afferma la consigliera Eleonora Guadagno. «Siamo annichiliti», le
fa eco, interpellata in merito, la collega Teresa Zotta. Che, a chi le chiede se si riuscirà ad andare avanti, risponde: «Vediamo,
questa è dura. Ci incontreremo sicuramente, non posso credere ad una cosa del genere». Anche il pentastellato Angelo Diario
si dice sorpreso: «Se andremo avanti? È uno su 28. Sono più dispiaciuto a livello personale, conoscendolo mi sembra strano».
Tra le prime reazioni di area Movimento 5 Stelle c’è anche quella di Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare
Antimafia: «I fatti contestati a Marcello De Vito sono gravissimi: in questo momento, ancor più di prima, è necessario ribadire
la piena e totale fiducia nell’operato della magistratura e delle forze dell’ordine. Non si può rimanere in silenzio. La corruzione
è un male che colpisce in qualsiasi forza politica e bisogna essere intransigenti».
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Conte: M5S ha anticorpi, Di Maio mostra vera leadership
«Il Movimento 5 stelle dimostra di avere gli anticorpi efficaci per reagire a episodi del genere. In questo modo il Movimento
dimostra piena e assoluta fedeltà ai suoi principi e valori e, se mi permettete, Luigi Di Maio esprime una vera leadership».
Così il premier Giuseppe Conte, commentando la decisione del leader 5S Di Maio di espellere il presidente dell'assemblea
capitolina Marcello De Vito del M5S, arrestato per corruzione.
Il quadro delle indagini
Il politico pentastellato avrebbe promesso di sbloccare le delibere dello stadio voluto dall’imprenditore Luca Parnasi, un’opera
stimata in 105 milioni di euro. L’accusa della Procura di Roma, però, ritiene che De Vito sia stato corrotto, sottoforma di
consulenze ad altri soggetti, per favorire anche la realizzazione di un hotel nell'ex stazione ferroviaria di Trastevere in
favore del gruppo dell’imprenditore Statuto e per la riqualificazione dei mercati generali di Roma Ostiense di interesse del
gruppo Toti. L’indagine è un troncone del maxi procedimento sulla presunta corruzione del dirigente M5S Luca Lanzalone, accusato di essere stato pagato da Parnasi per snellire il procedimento amministrativo per la costruzione del nuovo stadio.
Già nei precedenti atti era emerso il coinvolgimento di De Vito, quale soggetto vicino a Parnasi. Un contesto di forte imbarazzo
per il politico, legato a doppio filo con i vertici del movimento fondato da Beppe Grillo.
L’intercettazione fatale
«Questa congiunzione astrale tra... tipo l’allineamento della cometa di Haley... hai capito, cioè... è difficile secondo me
che si verifichi... noi, Marcè, dobbiamo sfruttarla sta cosa, secondo me guarda ci rimangono due anni». Così spiegava a De
Vito, nel colloquio intercettato il 4 febbraio scorso, l’avvocato Camillo Mezzacapo. Parole che, secondo il gip di Roma si
riferiscono allo sfruttare «il ruolo pubblico di De Vito per fini privatistici e ottener lauti guadagni». Marcello De Vito,
secondo quanto il gip ha scritto nell’ordinanza di custodia cautelare, «ha messo a disposizione la sua pubblica funzione di
presidente del Consiglio comunale di Roma Capitale per assecondare, violando i principi di imparzialità e correttezza cui
deve uniformarsi l’azione amministrativa, interessi di natura privatistica facenti capo al gruppo Parnasi». Quest’ultimo,
«al fine di acquisire il favore di Marcello De Vito, che guidava in qualità di presidente del Consiglio comunale di Roma Capitale
i lavori dell’Assemblea capitolina riguardanti il progetto per la realizzazione del Nuovo Stadio della Roma, si è determinato,
in
adesione ad una specifica richiesta di De Vito, a promettere e poi ad affidare diverse remunerative consulenze all’avvocato
Mezzacapo il quale ha operato quale espressione dello stesso De Vito». Dunque per il gip le consulenze date da Parnasi al
collaboratore di De Vito servivano per asservire la funzione del presidente del Consiglio comunale di Roma.
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