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Pacchetto crescita: allo studio contrassegno dello Stato a tutela del made…

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L’INTESA CON LA CINA

Pacchetto crescita: allo studio contrassegno dello Stato a tutela del made in Italy

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Tra le misure contenute nel decreto crescita il bollino di Stato sui prodotti made in Italy (imagoeconomica)
Tra le misure contenute nel decreto crescita il bollino di Stato sui prodotti made in Italy (imagoeconomica)

Il rispetto della proprietà intellettuale e la lotta alla contraffazione diventano due temi strategici nel momento in cui l’Italia sceglie di sottoscrivere il Memorandum of understanding, cornice giuridica nella quale si svilupperà la collaborazione con la Cina nell’ambito del progetto della Nuova via della Seta. Tanto che l’esecutivo giallo verde potrebbe bilanciare questa scelta con l’adozione di misure ad hoc a tutela dei prodotti italiani. Misure che vedrebbero lo Stato in prima linea, sia attraverso un bollino per attestare il Made in Italy, sia con l’ipotesi di ricoprire il ruolo di azionista ponte in caso di delocalizzazione di aziende italiane, fino all’arrivo della nuova proprietà.

Tempi stretti per il pacchetto crescita
Nel pacchetto delle misure che dovrebbero entrare nel cosiddetto “decreto crescita”, il cui esame è stato avviato dal Consiglio dei ministri mercoledì, potrebbero entrare alcune soluzioni che vanno in questa direzione. Il governo dovrebbe far scattare il semaforo verde al provvedimento entro la fine del mese. I tempi sono stretti. Il decreto potrebbe tornare sul tavolo dell’esecutivo venerdì, dopo il rientro del ministro dell’Economia Tria dal viaggio in Cina. Non è esclusa l’ipotesi di stralciare l’intero o parte del pacchetto made in Italy dal decreto per farne un provvedimento a parte, ad hoc. Nella strategia del ministero dell’Economia Def e pacchetto crescita sono due volti della stessa medaglia.

Il bollino dello Stato a tutela del “made in Italy”
A cominciare dal contrassegno statale “made in Italy” contro l'Italian sounding. Previsti anche aiuti ai consorzi per la tutela dei prodotti di origine italiana. Spunta anche il divieto di registrazione di nomi di stati e altri enti territoriali, di segni riconducibili a forze armate e forze dell’ordine e di marchi lesivi dell'immagine o della reputazione dell'Italia. In fase di studio anche la “norma Pernigotti” con il registro storico dei marchi con oltre 50 anni, al fine di evitarne l’uso se la proprietà chiude la produzione sul sito originario.

Delocalizzazioni: Stato azionista ponte fino a nuova proprietà
Nell’incontro tecnico tra ministero dello Sviluppo economico e sindacati è stata prospettata una nuova norma anti-delocalizzazioni ispirata alla legge francese Florange: per chi delocalizza obbligo di trovare un acquirente, nel frattempo potrebbe esserci una partecipazione pubblica transitoria. Nell’elenco figurano anche nuovi incentivi al deposito di brevetti e marchi mentre sarebbe in bilico l’Agenzia per il trasferimento tecnologico, come nuovo soggetto o rafforzamento dell’Enea.

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