Mentre le velleità sull’acqua “bene comune” rischiano di paralizzare la crescita degli investimenti nel settore dell’acqua e il progresso virtuoso degli ultimi anni, mentre l’inquinamento cala e la qualità dell’aria che respiriamo è sempre migliore (a dispetto di quanto pensino molti), il cambiamento del clima sta minacciando la disponibilità di acqua per i prossimi mesi. E nel frattempo diventa urgente una riprogettazione del territorio e degli standard di progettazione davanti al clima cambiato.
Nel 2017 sull’Italia è caduto quasi un quarto di pioggia in meno rispetto alla media: per l’esattezza, il 22% in meno. Qualche numero dalla Lombardia — ma nelle altre regioni non va meglio, come per esempio nel Veneto o nelle Marche. Al lago Maggiore da inizio anno sono mancati 174 milioni di metri cubi di afflusso rispetto alla media (-20% rispetto alla media del periodo), per il lago di Como Lario l’ammanco è di 95 milioni di metri cubi (-21%), al lago di Garda, che ha però una scorta migliore di acqua, mancano apporti pari a 131 milioni di metri cubi (-51%).Si rischia di arrivare all’estate, quando i banchi frigo dei supermercati e i condizionatori marceranno a tutta forza, con le dighe idroelettriche ridotte a gorgogliare il fango del fondo.
CLIMA - LA CLASSIFICA INTERATTIVA DELLE CITTA’ ITALIANE
Il dossier del Sole24Ore
Ieri mattina il Sole24Ore del Lunedì ha pubblicato la prima indagine climatica che in quattro pagine e sul sito web confronta,
città per città, come sta cambiando il clima attraverso le rilevazioni rimuginate dai meteorologi e dai climatologi di 3B
Meteo. Dal dossier curato da Michela Finizio emerge che i parametri climatici adottati (come brezza, pioggia, umidità, nebbia,
eventi estremi) le città con il clima più mite e gradevole sono Imperia, Catania e Pescara, mentre il tempo più infame è a
Pavia e Vercelli. Ma c’è un altro tema, assai più importante: come il clima sta cambiando. E le rilevazioni pubblicate dal
Sole24Ore confermano il fatto che da 1800 le temperature sono cresciute di 2,3 gradi, con una cambiamento più accelerato
dal 2008.
Ancora molto da fare
Nei giorni scorsi l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca sull’ambiente) ha pubblicato la nuova edizione
dell’Annuario dei dati ambientali, l’elaborazione dell’enorme massa di dati raccolti dalle Arpa in tutta Italia. La “radiografia”
conferma alcune cose che gli esperti conoscono da anni ma di cui le persone normali non possono avere i dati. E cioè: primo,
l’inquinamento cala. La qualità dell’aria da decenni è ogni anno un po’ migliore dell’anno precedente, e da decenni gli italiani
non respiravano un’aria di qualità migliore, soprattutto quelli delle grandi città che 40 o 50 anni fa respiravano a pieni
polmoni un’aria assai più terrificante di oggi.
Secondo, questo è uno degli anni più boscati e forestati della storia italiana da mille e più anni in qua. Mai così tante foreste, nelle quali lupi, cinghiali e daini stanno riconquistando spazi di natura.
Terzo, c’è ancora molto da fare per avere un ambiente più pulito.
Quarto: il clima cambia. E siamo in siccità.
Migliora la qualità dell’aria
Ecco alcuni dei dati censiti dalla “radiografia ambientale” dell’Ispra. Dal 1990 al 2016 le emissioni nazionali di particolato
atmosferico PM10 sono in diminuzione del -33,7% e le emissioni complessive di ossidi di zolfo, ossidi di azoto e ammoniaca
sono in calo del -66,8 per cento.
Attenzione alle specie viventi importate in modo inconsapevole, come gli insetti che devastano le colture: sono 3.182 specie estranee introdotte in Italia e potenzialmente invasive. Sul dissesto idrogeologico, i principali eventi di frana nel 2017 sono stati 172 e hanno causato complessivamente 5 vittime, 31 feriti e danni prevalentemente alla rete stradale, eventi distribuiti in particolare nelle regioni Abruzzo, Campania, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Lombardia e Marche. Il mare è di ottima qualità nell'89% delle coste, quello migliore è in Sardegna. Dal 1990, in crescita l'agricoltura biologica, che interessa il 15,4% della superficie agricola utilizzata (Sau) e il 5,8% delle aziende agricole.
Riprogettare l’Italia
Dice l’Ispra che è stata di +1,30 °C l’anomalia della temperatura media in Italia nel 2017.
In Emilia non piove da 60 giorni e l’Autorità di Distretto del fiume Po ha tenuto a Parma l’Osservatorio sulla crisi idrica: alla presa di Boretto, in provincia di Reggio Emilia, la portata del Po si aggira sugli 800 metri cubi al secondo, con un calo del 25% circa sulla media del periodo.
Lanciano l’allarme l’Anbi (l’associazione delle bonifiche e dei bacini irrigui), la Legambiente Lombardia attraverso la presidente Barbara Meggetto e aggiunge il segretario nazionale del Consiglio Nazionale dei Geologi, Arcangelo Francesco Violo, «la gestione delle risorse idriche, anche di quelle sotterranee, deve, in tempi di abbondanza, preparare le riserve per i repentini e frequenti periodi siccitosi».
Il problema è che bisogna riprogettare subito i nuovi criteri di gestione del clima.
La differenza più che nella quantità totale di pioggia pare essere il modo di piovere. Invece degli infiniti autunni uggiosi di pioggia costante e delle primavere dalli piovaschi frequenti, periodi durante i quali si caricavano le riserve idriche, la forma del clima si caratterizza per lunghi periodi di siccità alternati a tempeste brevi e intessissime nelle quali in poche ore si scarica tutta l’acqua che non era piovuta prima.
È tarato sulle stagioni di una volta il sistema di gestione del deflusso delle acque: scantinati, canalette di scolo, sotterranei, pile dei ponti, spallette degli argini, sottopassi, gronde, pluviali, tombini acque bianche, inclinazione tetti, cigli delle strade. Il cambiamento del clima impone una riprogettazione urgente degli standard costruttivi per gli edifici e le infrastrutture di domani.
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