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Servizio |impatto della digitalizzazione

Italiani sempre più digitali: «Spid» verso i 4 milioni, boom di pagamenti elettronici

Se a livello locale la digitalizzazione fatica, quella «centrale» dello Stato sembra aver imboccato la strada giusta con i cittadini che si scoprono sempre più digitali nei rapporti con la Pa. Negli ultimi mesi, complice forse anche il decollo del reddito di cittadinanza che prevede la possibilità di presentare la domanda on line ma a patto che ci si doti della «Spid» sono aumentate sensibilmente le identità digitali che ormai sfiorano quasi i 4 milioni. Ancora più impressionante il recente boom di transazioni elettroniche con la piattaforma PagoPa che hanno superato i 24 milioni, di cui 9,5 milioni solo nel primo bimestre di quest’anno.

Questi e altri dati sono contenuti nel dettagliato studio realizzato da I-Com sull’impatto della digitalizzazione («Digital Impact – Gli effetti della trasformazione digitale sulle imprese e sulla Pa italiane») che è stato appena presentato al ministero dello Sviluppo economico. E che mostra come il lavoro di Agid con la spinta del Team per la trasformazione digitale cominci a portare i suoi frutti. La Spid - il Sistema pubblico di identità digitale che permette di accedere ai servizi online della Pa - ha superato i 3,5 milioni (al 19 marzo erano 3,740 milioni) e se si prendono i dati fino a febbraio - secondo l’indagine I-Com - le identità sono cresciute di quasi il 30 per centonegli ultimi 5 mesi. Ancora più decisi gli aumenti per Pago Pa - il servizio che consente a cittadini e imprese di effettuare transazioni verso la Pa in modalità elettronica - di cui si sono dotate oltre 14mila Pa e che ha visto finora 24 milioni di transazioni, di cui ben 9,5 nei soli primi due mesi del 2019). Boom anche per l’Anpr, la banca dati con le informazioni anagrafiche della popolazione: le percentuali di crescita semestrali (da oltre 3 semestri) superano il 100%, con il database che è passato dai 17mila utenti di febbraio 2017 agli oltre 19 milioni di febbraio 2019.

Nello studio si evidenzia anche il ruolo decisivo sia per la trasformazione digitale delle imprese che per le Pa del ricorso al cloud computing. Nell’incontro al Mise -organizzato da Open Gate Italia e a cui ha preso parte anche Amazon web services tra i fornitori leader di questa tecnologia - è emerso come con la “nuvola” sia garantita maggiore efficienza, abbattimento delle distanze tra Pa e cittadini, più facile accesso ai servizi. Ma soprattutto un ricorso più ampio al cloud porterebbe con sé importanti risparmi. Secondo lo studio I-Com si stimano risparmi di almeno 900 milioni di euro solo per gli enti comunali, in gran parte dovuta ad una maggiore efficienza (circa 728 milioni di euro) e per la restante parte grazie ad un contenimento della spesa in prodotti energetici (177 milioni di euro). E altri risparmi per circa 275 milioni di euro si potrebbero ottenere dagli enti regionali: 263 in maggiore efficienza ed i restanti 12 milioni di euro in minori costi energetici. A ciò andrebbero ad aggiungersi gli ulteriori risparmi indiretti derivanti dall'aumentata diffusione dell'e-government e dell'e-procurement, che, in quest'ultimo caso, ridurrebbe il prezzo medio sostenuto per l'acquisto di beni e servizi.

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