Dopo mesi di difficili trattative, le nuove regole europee sull’autotrasporto arrivano alla soglia dell’ultimo miglio con un compromesso che elimina i punti più preoccupanti per le imprese del settore italiane e occidentali in genere. In particolare la deregulation su cabotaggio, distacchi degli autisti in Paesi diversi e tempi di guida e riposo. I risultati non sono ancora definitivi: lo diventeranno solo dopo le elezioni europee, perché sono stati “cristallizzati” da un voto dell’assemblea plenaria dell’attuale Parlamento di Strasburgo, che ora cede il testimone al prossimo per la trattativa finale con il Consiglio (che rappresenta gli Stati membri).
La trattativa potrebbe richiedere sei mesi o più. Dopodiché ci sarà un ulteriore voto. Solo allora il pacchetto mobilità - che ha molto impegnato le istituzioni europee nell’ultimo anno e tocca anche altri aspetti importanti come sicurezza, inquinamento e telepedaggi - sarà completo.
Il fatto che si sia arrivati a sforare i limiti temporali della legislatura dimostra che questo era uno dei dossier più delicati. In effetti, c’è una contrapposizione netta tra il blocco “storico” dell’Ovest (dove i costi sono superiori) e quello dell’Est (gli untimi Paesi entrati nell’Unione, che hanno costi più bassi e da anni fanno dumping sociale sfruttando ogni piega delle norme e ogni buco nei controlli per operare anche abusivamente all’Ovest mettendo fuori mercato le imprese locali).
L’attacco su tempi e cabotaggio e la reazione
Nel primo passaggio parlamentare, chiuso dieci mesi fa, si era arrivati a una norma che peggiorava i tempi di guida e riposo e dava più possibilità di impiegare all’Ovest vettori dell’Est.
In sostanza, si sarebbe consentito di sfruttare gli autisti concentrandone il lavoro addirittura su tre settimane consecutive senza sosta e lasciando il riposo”confinato” nella quarta.
L’impiego all’Ovest di vettori dell’Est, possibile nel cabotaggio, veniva sì limitato, ma con controlli affidati all’introduzione dei cronotochigrafi intelligenti (in grado di registrare non solo tempi e velocità, ma anche la posizione del veicolo, per stabilire se fosse tornato in patria per il tempo prescritto prima di iniziare un nuovo servizio), ma rinviata al 2030.
Di fronte a questo quadro, l’Ovest aveva mobilitato in modo trasversale i suoi europarlamentari: nonostante si tratti dei Paesi fondatori della Ue, la loro rappresentanza non è sufficiente a contrastare un voto compatto del blocco dell’Est.
È scesa in campo con forza anche l’Etf, la federazione sindacale europea dei lavoratori dei trasporti.
Il compromesso attuale
Il primo risultato di questa mobilitazione è che rimangono le vecchie norme sui tempi di guida e riposo sia per gli autisti di camion che per quelli di autobus a lunga percorrenza. Vietato trascorrere il riposo “lungo” in cabina,
anche se ci si ferma in aree attrezzate.
Saranno inoltre introdotti limiti più stringenti per il cabotaggio: dopo tre giorni in un Paese estero, il camion dovrà passare almeno 60 ore nello Stato in cui ha sede. Il tutto accelerando l’applicazione del cronotachigrafo intelligente. Anche sui furgoni, che sono stati riconosciuti come mezzi per praticare dumping sociale in modo meno evidente.
La stretta sul cabotaggio si completa con norme contro le società fittizie, imponendo che le imprese abbiano la parte più rilevante della propria attività nel Paese in cui sono registrate.
Quanto all’impiego dei lavoratori in Paesi diversi da quello di origine (distacco), al momento è previsto che si applichino in linea di principio le stesse limitazioni previste per i settori diversi dai trasporti. Salvo quando in un Paese è previsto solo che si transiti (senza fermarsi per carico o scarico) e quando nello Stato di origine e quello di destinazione vengono effettuate solo due operazioni (un carico in partenza e uno scarico a destinazione o un’andata a vuoto e un ritorno con due carichi).
Anche i controlli dovrebbero cambiare. Diminuendo quelli casuali che possono riguardare tutti e concentrandone un numero maggiore sulle imprese già colte in infrazione.
Reazioni positive
C’è soddisfazione tra gli europarlamentari occidentali. Il vicepresidente del Parlamento e membro della commissione Trasporti,
David Sassoli (Pd), parla di «grande vittoria».
Massimiliano Salini, referente di Forza Italia nella stessa commissione, impegnato per due anni come relatore su alcune parti del pacchetto mobilità e attivo anche sulle altre, sottolinea che il risultao è stato ottenuto nonostante «l’opposizione e l'ostruzionismo di quei Paesi che, al contrario, avrebbero voluto una maggiore liberalizzazione e deregulation ai danni delle nostre imprese e dei nostri lavoratori».
I sindacati ricordano le manifestazioni che hanno organizzato a supporto degli europarlamentari occidentali e, soprattutto, guardano avanti. La Filt-Cgil dichiara che ora sorveglierà affinché durante la trattativa finale non si torni indietro rispetto alle conquiste appena ottenute.
Maurizio Diamante, segretario nazionale Fit Cisl, si spinge ancora oltre: «Il nostro obiettivo è migliorare ulteriormente l’accordo appena raggiunto, per limitare ancora di più il cabotaggio e introdurre il più rapidamente possibile il tachigrafo intelligente».
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