È l’ennesimo fotogramma della pellicola che ritrae i rapporti tra l’Italia e la Libia. Nell’informativa urgente del presidente del Consiglio alla Camera, Conte ribadisce il «pieno sostegno al Segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres e al suo Rappresentante Speciale Salamé per riportare le parti al tavolo negoziale e riattivare il processo politico guidato dalle Nazioni Unite».
Il dossier sulla situazione a Tripoli negli ultimi mesi ha riempito pagine e pagine di relazioni diplomatiche, nonché vertici tra capi di Stato e di governo dei principali attori geopolitici. Oltre agli interessi economici, a cominciare dal petrolio (interessi che non sfuggono nemmeno alla Francia), la Libia agli occhi dell’Italia riveste un ruolo chiave per limitare i flussi migratori che premono dalla sponda Sud del Mediterraneo.
Conte incontra Trump: cabina di regia permanente Italia-Usa sulla Libia
Tra questi incontri internazionali se non il primo, di certo tra quelli più di peso è il faccia a faccia tra Conte e il presidente
Usa Donald Trump, in occasione del viaggio negli Usa che il capo del Governo italiano ha effettua alla fine di luglio, a pochi
giorni dall’insediamento dell’esecutivo M5S-Lega. Al termine di quella visita, il premier fa il punto sulla trasferta. È emerso
«un fatto nuovo e significativo - sottolinea -: una cabina di regia permanente Italia-Usa nel Mediterraneo, con particolare
riguarda alla Libia». La previsione di quell’organismo viene letta e interpretata da molti analisti come un endorsement del
potente alleato d’Oltreoceano a favore dell’Italia: una sorta di “investitura” piovuta nello Studio Ovale per un ruolo da
leader, da regista delle iniziative promosse dalla comunità internazionale a favore della stabilizzazione del paese, a cominciare
da quella promossa dalle Nazioni Unite.
La Conferenza di Palermo e il tentativo di mediare tra Sarraj e Haftar
Questa “investitura” - o meglio così viene percepita - è alla base di un altro importante capitolo delle più recenti relatzioni
tra Italia e Libia: quello della Conferenza di Palermo sul paese africano, sempre più al centro di un pericoloso braccio di
ferro tra il Governo di accordo nazionale (Gna), guidato da al Sarraj e riconosciuto dall’Onu, e l’uomo forte della Cirenaica,
il generale a capo dell’Esercito nazionale libico (Lna) Khalifa Haftar (che negli ultimi giorni ha lanciato l’offensiva per
conquistare la Tripolitania, con scontri tra le opposte fazioni alle porte di Tripoli). Il governo giallo verde si fa mediatore
del processo di pace.
Il tira e molla del generale di Bengasi: alla fine partecipa al vertice
Il vertice in Sicilia, che si tiene nella prima metà di novembre (viene organizzato in due mesi), registra la presenza dei
principali attori della scena libica, a cominciare da Sarraj e Haftar. Dopo un lungo tira e molla politico diplomatico con
Haftar, che contesta la decisione di dare troppo spazio agli emissari della Fratellanza musulmana e del Qatar, alla fine,
grazie alla mediazione del presidente egiziano al-Sisi, molto vicino al generale, e grazie a una paziente pressione dell’intelligence
italiana, Haftar sale sull’aereo e da Bengasi raggiunge Palermo.
La foto con la stretta di mano tra i due nemici
Rimane di quel giorno la scenografica foto che ritrae Conte intento a propiziare una stretta di mano tra i due concorrenti.
«Lasciamo Palermo portando con noi il sentimento di fiducia per aver dato una prospettiva di stabilizzazione alla Libia»,
afferma Conte.
Le assenze di peso e il bicchiere mezzo vuoto
Al di là della foto, il bicchiere sembra più mezzo vuoto. Se ancora oggi nell’intervento alla Camera Conte sottolinea che
la Conferenza di Palermo è riuscita a riportare al centro dello sforzo internazionale», rimane che alla due giorni siciliana
si registrano assenze di peso. Non partecipano i presidenti di Stati Uniti, Russia e Francia. “Diserta” anche Angela Merkel,
la cui presenza è data per certa fino alla vigilia. Lo stesso Haftar si tiene lontano dagli incontri multilaterali. La Turchia,
contraria ad Haftar, il secondo giorno si ritira dalla conferenza, «profondamente delusa» per l’esclusione da alcuni meeting.
Dopo Palermo permangono le distanze tra Italia e Francia. Alla fine del vertice, non viene licenziato alcun documento ufficiale.
C’è solo una conferma del sostegno al piano dell’Inviato Onu Ghassan Salamé, già delineato in occasione della conferenza di
Parigi che si tenuta a maggio. In sintesi, una road map che passa dall’organizzazione di una conferenza di pacificazione da
tenersi in Libia nei prossimi mesi per arrivare a elezioni costituenti nella primavera del 2019. Infine, il fatto che alla
conferenza di Palermo non partecipi il ministro dell’Interno Matteo Salvini fa pensare a linee diverse all’interno della maggioranza
per stabilizzare la Libia.
L’informativa urgente del presidente del Consiglio alla Camera
Oggi, l’ennesimo atto di questa storia: l’informativa urgente di Conte a Montecitorio, dopo che negli ultimi giorni Haftar
ha lanciato l’attacco a Tripoli e al governo di Serraj, interlocutore ufficiale dell’esecutivo giallo verde (anche se nell’ultimo
periodo non sono mancati i contatti con il il capo dell’Esercito nazionale libico). Ennesimo atto che, si presume, non sarà
l’ultimo.
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