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Tria: aumento Iva confermato nel 2020 in attesa di alternative

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audizione in parlamento

Tria: aumento Iva confermato nel 2020 in attesa di alternative

«La legislazione vigente in materia fiscale è confermata in attesa di definire, nei prossimi mesi, misure alternative». Così il ministro dell'Economia Giovanni Tria in audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, confermando che «lo scenario tendenziale (del Def, ndr) incorpora gli incrementi dell'Iva e delle accise dal 2020-2021». Una eventualità solo paventata davanti alla quale pronte arrivano, una dietro l'altra, le precisazioni di Luigi Di Maio («finché il M5S sarà al governo non ci sarà nessun aumento dell'Iva, al contrario. L'obiettivo è ridurre il carico fiscale su famiglie e imprese») e Matteo Salvini («l'Iva non aumenterà. Punto. Questo è l'impegno della Lega. Siamo al governo per abbassare le tasse, non per aumentarle come hanno fatto gli altri governi»).

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Quanto agli effetti derivanti dalle principali misure di politica fiscale sociale e previdenziale introdotte dal governo (flat tax per i professionisti, reddito di cittadinanza e quota 100) essi secondo Tria «sono stimati in modo rigoroso nel Def e contribuiscono a sostenere i consumi delle famiglie e il Pil già nel 2019, sebbene vengano introdotte in corso d'anno». I canali attraverso cui agiscono «sono l'aumento del reddito disponibile sulle famiglie meno abbienti, che stimolerà i consumi, e, in secondo luogo, l'alleggerimento della pressione fiscale su imprenditori e professionisti, che stimolerà investimenti e occupazione».

Nel complesso le tendenze dei primi due mesi «mostrano dati incoraggianti, la produzione ha invertito il trend negativo e ha segnato due incrementi rilevanti a gennaio e febbraio con l'indice destagionalizzato superiore dell'1,3% al livello medio del periodo precedente, segnali positivi arrivano anche dall'indice del settore terziario. Tutti elementi che lasciano ritenere che la previsione di crescita per il 2019 sia equilibrata e conferma in tal senso è arrivata ieri dall'Ufficio parlamentare di bilancio che ha validato il quadro programmatico».

A livello europeo «non siamo in recessione, probabilmente non lo siamo in Italia dopo la recessione tecnica dell'ultimo trimestre dello scorso anno, ma c'è un forte rallentamento significativo, con previsioni ottimistiche» per la seconda metà dell'anno.

In particolare il Documento di economia e finanza da poco approvato «conferma i pilastri dell'azione governativa: rafforzare l'inclusione e ridurre il gap di crescita» con gli altri Paesi europei» e il rapporto debito/Pil. Per il ministro «la strategia che si intende perseguire» vede «il rilancio degli investimenti pubblici come fattore fondamentale», insieme al sostegno alle imprese per l'innovazione tecnologica. Ma perché l'Italia riduca il gap di crescita con i partner europei «è anche necessario un cambiamento del modello di crescita europeo verso una promozione della domanda interna, senza pregiudicare la competitività».

La revisione al ribasso delle stime di crescita risulta «pienamente coerente con l'evoluzione della situazione economica generale» e «a dicembre era all'1% al di sotto dell'1,2% della Ue». Alla luce di ciò il governo «non ha affatto peccato di ottimismo» e «le revisioni si sono rese progressivamente necessarie scontando l'andamento della seconda metà del 2018, inferiore ad attese che avevamo chiaramente indicato come rischi di previsione». Per l'andamento dello spread «saranno importanti i piani del governo e l'incisività delle riforme, ma anche gli orientamenti che il Parlamento avrà sul bilancio». Questo dopo aver sottolineato che il documento non tiene conto dei potenziali benefici di uno spread più basso e che «i rendimenti italiani sono ancora troppo alti alla luce dei fondamentali della nostra economia, nonostante il miglioramento dopo l'intesa con l'Unione europea sulla legge di bilancio».

Critiche sull'impianto della politica economica dell'esecutivo da parte delle opposizioni. «Secondo me Salvini e Di Maio stanno giocando una partita pericolosa sulla pelle degli italiani e del ceto medio. Inutile fare polemica, adesso», registra nella sua e-News Matteo Renzi, senatore dem ed ex premier. «Non resta che aspettare e il tempo farà giustizia delle incredibili bugie che questi signori hanno raccontato. Peccato solo che il conto lo pagherà quella che Giorgio La Pira chiamava la povera gente».

«È evidente che l'Iva aumenterà se non si fa nulla, è scritto nel Def. Bisogna vedere come pensano di evitare le clausole di salvaguardia». Cosi il presidente di
Confindustria Vincenzo Boccia a margine di un convegno dopo le dichiarazioni di Tria sull'aumento dell'imposta sul valore aggiunto. «Quello che chiediamo e che ci preme è una riforma fiscale complessiva che sostenga realmente il mondo economico, che punti allo sviluppo».

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