«Deve rivolgersi a chi ha scritto la legge, non a Inps che la applica». «Perchè non va sul sito Inps e richiede il Pin che ci vogliono 5 minuti? O è troppo impegnata a farsi i selfie?». E ancora: «Le consigliamo di non scrivere che suo figlio lavora in nero, se fa domanda per il reddito rischia fino a 6 anni di prigione». Sono alcune delle risposte ricevute dagli utenti che chiedevano informazioni e chiarimenti sul reddito di cittadinanza nella pagina Facebook “Inps per la famiglia”, account nato per informare i cittadini sulla misura del governo gialloverde per la quale, va ricordato, l’Istituto di previdenza ha ricevuto 806mila domande.
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Prima risposte a tono, poi le scuse
In questi giorni la pagina Fb di Inps è stata letteralmente sommersa non solo dai dubbi degli utenti, ma anche da migliaia di lamentele sugli importi diversi da quelli attesi e di battute di persone contrarie al reddito. Tanto
che il social media manager incaricato di gestire i commenti a un certo punto ha perso la pazienza e ha cominciato a rispondere
a tono, lamentandosi della difficoltà di «rispondere a 200mila utenti in tempo reale» sulla pagina. Solo dopo qualche ora è arrivato un post di scuse: «In linea con quanto previsto dalla netiquette e dalla social media policy della pagina - si legge nel post di Inps - e
in considerazione del grande interesse e impatto del #redditodicittadinanza e di altre misure a favore della famiglia, risponderemo
solo a commenti inerenti agli aspetti tecnici delle prestazioni erogate da Inps. Cogliamo l'occasione per scusarci con quanti
possano essersi sentiti toccati od offesi da alcune nostre risposte.
IL DOSSIER / Reddito di cittadinanza, la guida completa 2019
Le conversazioni trending topic su Twitter
I toni sicuramente poco istituzionali hanno suscitato l’ilarità (e lo stupore) su Twitter, dove gli screenshoot delle conversazioni postate con l’hashtag #inpsperlafamiglia sono entrati rapidamente fra le tendenze della giornata. Tra i dialoghi - a volte surreali e imbarazzanti- c’è anche quello
in cui a una richiesta di chiarimenti sull’Isee risponde (evidentemente) una social media manager, che cita dettagli personali:
bisogna «dichiarare anche la presenza di figli in comune -scrive -, anche io e mio marito abbiamo residenze diverse ma l’Isee
e unico». Una risposta che raccoglie decine di emoticon, con molte risate.
Inps: no ai commenti politici, attenzione agli insulti
In un post pubblicato oggi Inps cerca di placare gli animi, mettendo in fila le regole di netiquette. «Si ricorda a tutti
gli utenti - si legge su Fb - che su questa pagina NON è possibile pubblicare commenti che contengano valutazioni politiche
né favorevoli né contrarie. Qui si chiedono informazioni nei limiti della nostra social media policy e netiquette che voi
accettate implicitamente scrivendo qui. NON dovete interloquire nei commenti di altri utenti ma aprire thread personali con
le vostre richieste». «Inoltre - precisa ancora Inps - insultare chi vi risponde qui, sempre con gentilezza, può essere
diffamazione nei confronti di una Pubblica amministrazione, quindi cortesemente fate un po' di attenzione e se volete segnalarci
problemi o chiedere informazioni aiutateci a svolgere il nostro lavoro correttamente».
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