Si ragiona su una proroga del termine per la presentazione dell'offerta di Ferrovie dello Stato per Alitalia. Entro la scadenza di martedì 30 aprile non ci sarà la compagine intera per costituire la “newco” che dovrebbe fare l'offerta di acquisto delle attività della compagnia, le adesioni si fermano al 60% del capitale previsto (30% Fs, 15% ciascuno Delta Airlines e Mef). Della proroga si sta già parlando in via informale tra Fs, governo e commissari della compagnia. Il cda delle Fs oggi «ha preso in esame il tema della proroga del termine del Dossier Alitalia», spiega un comunicato della società pubblica. Le Fs informeranno i commissari dello stato dell'arte e chiederanno una proroga del termine per l'«integrazione dell'offerta», per avere il tempo di completare la squadra di investitori in base ai contatti finora avuti.
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La durata della proroga decisa da commissari e Mise
L'estensione del termine sarà decisa dai commissari, dopo aver consultato il governo e il ministero dello Sviluppo economico
in particolare, che vigila sulle procedure di amministrazione straordinaria. Non è ancora chiaro di quanto sarà la proroga.
Secondo indiscrezioni i commissari - Daniele Discepolo, Enrico Laghi, Stefano Paleari - sarebbero orientati a non prolungare
più di due settimane. Invece altri operatori che lavorano all'operazione ritengono che un termine “congruo” sarebbe almeno fino alla fine di maggio,
addirittura c'è chi vorrebbe la metà di giugno. Del resto le Fs avevano già indicato il 31 maggio nella richiesta di proroga
presentata il 29 marzo (quando il termine scadeva il 31 marzo), ma i commissari hanno limitato l'estensione al 30 aprile.
Prima o dopo le elezioni europee?
La differenza, che ha anche una rilevanza politica, è se tentare di chiudere l'operazione prima delle elezioni europee (26
maggio) o se andare a dopo il voto. Per il M5S e il ministro Luigi Di Maio presentare una soluzione al problema Alitalia prima
delle europee sarebbe preferibile a un rinvio a dopo il voto. Il punto vero però è se ci sia o no una soluzione. Al momento
non c'è, anche se un percorso è stato impostato. E' stata fatta molta strada rispetto al mese di ottobre, quando le Fs sono
entrate nell'operazione che, fino ad allora, dopo un anno e mezzo dal commissariamento non aveva visto la presentazione di
offerte di acquisto vincolanti, ma solo di proposte parziali per un'Alitalia pesantemente ristrutturata e con numerosi esuberi
(come quella di Lufthansa).
Atlantia l'ipotesi principale
Mancano all'appello almeno 300 milioni di euro per completare la “newco”. L'ipotesi principale intorno a cui ruota il lavoro
di Fs e dei suoi advisor è quella di ottenere l'ingresso nella “newco” di Atlantia, la holding dei Benetton che controlla
Autostrade per l'Italia e Aeroporti di Roma. Atlantia ufficialmente ha detto di non essere interessata. Ma chi lavora all'operazione
ha potuto constatare che in realtà la società guidata da Giovanni Castellucci sarebbe disponibile a determinate condizioni,
che ruotano sostanzialmente intorno alla protezione del redditizio business autostradale, allo sblocco degli investimenti
(tra cui la Gronda di Genova) e ad evitare sorprese negative sulle tariffe nel nuovo modello all'esame dell' dell'Autorità
dei trasporti.
L'imbarazzo e le aperture del M5S
L'ingresso di Atlantia potrebbe avvenire se ci fosse l'avallo politico del M5S. All'interno dei Cinque stelle il dossier non
è ancora stato metabolizzato, dopo le contestazioni fatte ad Atlantia per la tragedia del crollo del ponte Morandi a Genova
(43 morti). È stata avviata una procedura di revoca della concessione autostradale, tuttavia la polemica dei M5S verso Autostrade
ora sembra essere depotenziata nei toni. Venerdì scorso la senatrice Giulia Lupo, già hostess di Alitalia, molto vicina a
Di Maio, ha detto che la compagine migliore per Alitalia è quella composta da Fs, Delta, Mef e Atlantia e con loro si deve
andare avanti. Sabato Di Maio ha parlato dell'interesse di “concessionari autostradali”, una dichiarazione apparsa come un'apertura
alla società dei Benetton.
L'alternativa Toto
L'altra ipotesi affacciatasi negli ultimi giorni è quella di Carlo Toto, il costruttore e fondatore di Air One, a sua volta
titolare di concessioni autostradali, la A24 e A25 (Roma-L'Aquila-Pescara-Teramo). Toto sarebbe stato indicato da Di Maio,
il quale ha però escluso di aver avuto “contatti con il gruppo Toto” per parlare di Alitalia. I contatti con la famiglia Toto,
in particolare con uno dei quattro figli, Riccardo, ci sono stati e l'interlocuzione risulta aperta con il Mise. Toto invece
non ha avuto contatti con Fs né con Delta, il partner industriale americano che ha un diritto di gradimento sugli altri componenti
della cordata. Da quanto trapela l'ipotesi di avere Toto come socio non sarebbe considerata ottimale tra chi lavora alla cordata
Fs, per i precedenti nei rapporti del gruppo a partire dall'operazione Alitalia-Cai del 2008.
I precedenti con Air One e altri contenziosi
Quando nacque la Cai dei Capitani coraggiosi Toto vendette Air One, indebitata e in perdita, incassando 450 milioni di denaro
fresco e sbarazzandosi di 600 milioni di debiti finanziari netti. Air One fu sopravvalutata rispetto alla polpa di Alitalia
(che per metà apparteneva allo Stato e per metà a piccoli azionisti che hanno perso tutto). Toto ha una storia di contenziosi
che vanno dalla società pubblica Enav (quando aveva Air One contestava le tariffe di navigazione, bloccava i pagamenti e li
riprendeva dopo “accordi” e dilazioni dei termini) ai rapporti con Anas per strade e autostrade (oggi l'Anas è di proprietà
delle Fs), fino ai contenziosi con la vecchia Alitalia-Cai di cui era socio con il 5,3% (quota ridotta allo 0,07% a fine 2017)
per le contestazioni di evasione fiscale attraverso le società irlandesi cui erano intestati gli aerei dati in leasing anche
ad Alitalia. Per questo Toto è stato condannato nel 2017 in arbitrato a pagare circa 60 milioni alla Cai, ha concordato una
dilazione di pagamento, deve ancora saldare 20 milioni. Sia Toto sia Benetton-Atlantia sono stati tra i soci fondatori della
Cai. Ma oggi una presenza nella “newco Nuova Alitalia” di Toto insieme ad Atlantia sembra da escludere. Un'ipotesi esclude
l'altra.
I debiti del gruppo Toto
Il consolidato del gruppo Toto Holding presenta un indebitamento elevato negli ultimi dati disponibili, a fine 2017, 522,3
milioni di debiti finanziari netti rispetto a 108 milioni di patrimonio netto e a un giro d'affari (valore della produzione)
di 397,9 milioni. Più altri 677,36 milioni di debito verso l'Anas per il pagamento delle concessioni autostradali. Il gruppo
ha reso noto di aver venduto una concessione negli Stati Uniti per lo sviluppo di impianti ad energia eolica, da cui dichiara
di aver già incassato 215 milioni di dollari. Ma non c'è un quadro completo della situazione patrimoniale e finanziaria aggiornata,
inclusi i debiti. Nel 2017 il bilancio consolidato ha espresso un utile netto di competenza di 4,9 milioni, dopo una perdita
di 2,14 milioni nel 2016.
Di Maio: «C'è una presenza massiccia dello Stato»
Di Maio oggi ha detto: “Bisogna completare l'ultima fetta, se domani arriveranno altre proposte che per ora si sono palesate
solo a mezzo stampa, allora capiremo cosa fare nei prossimi mesi. Altrimenti le soluzioni ci sono già e potremo andare avanti
comunque”. Il vicepremier ha aggiunto: “Non stiamo cercando capitani coraggiosi per cercare di metterci una toppa come successo
in passato. Io voglio essere l'ultimo ministro dello Sviluppo ad occuparmi di Alitalia”. “Domani scade il termine per la presentazione
di ulteriori offerte, siamo già riusciti a raggiungere l'intento che ci eravamo dati di una presenza massiccia dello Stato,
so che ci sono preoccupazioni perché si sente di concessionari autostradali che entrano, di gruppi cinesi o americani, ma
io dico che ci saranno il Mef e Fs, quindi c'è una presenza massiccia dello Stato che ci consentirà di nominare una governance
che, rispettando le regole del mercato, guarda al rilancio dell'azienda e delle politiche turistiche italiane. Delta e Fs
stanno lavorando al piano industriale, abbiamo un partner industriale importante, una delle migliori compagnie al mondo”.
Una compagnia che anche nel 2018 ha perso più di 500 milioni di euro.
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