Il presidente del Consiglio, il ministro dell’Interno, il responsabile dello Sviluppo economico e il ministro degli Affari esteri. Metà governo giallo verde è a Tunisi per partecipare al vertice intergovernativo Italia - Tunisia. I dossier sul tavolo Italia-Tunisia sono soprattutto due, ma uno, quello della sicurezza strettamente connesso all’allerta terrorismo, ha la priorità sull’altro.
Il fascicolo è molto delicato. Dopo il crollo del “Califfato” in Siria e Iraq, la crescente destabilizzazione della situazione in Libia, e lo scenario di una guerra civile prolungata nel paese creano le premesse per un arrivo massiccio di jihadisti in Tunisia. Da qui questi esponenti dello Stato islamico potrebbero tentare di raggiungere l’Italia e, quindi, il cuore dell’Europa. L’allerta è massima, a cominciare da quella dell’intelligence. Il paese del Nord Africa è il primo stato di origine delle persone sbarcate in Italia nel 2019.
Roma primo fornitore di Tunisi
Il secondo aspetto è quello che chiama in causa i rapporti e le prospettive economico-commerciali tra i due paesi. Il mercato
tunisino offre delle opportunità per le imprese italiane. In occasione del vertice intergovernativo italo-tunisino, si sviluppa
oggi a Tunisi una missione imprenditoriale, organizzata da Confindustria, Agenzia Ice, Abi e gli altri partner della Cabina
di regia per l’internazionalizzazione, in collaborazione con la presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dello
Sviluppo economico e quello degli Affari esteri. L’obiettivo della delegazione italiana sarà quello di rafforzare il partenariato
economico su tantissimi fronti, dall’energia all’industria. La Tunisia costituisce un ponte per l’Italia sul Mediterraneo,
una piattaforma produttiva naturale per le imprese italiane impegnate a diversificare le proprie attività e a penetrare nei
nuovi mercati nel Maghreb, Africa subsahariana e Golfo. L’Italia è il primo fornitore della Tunisia, anche se l’anno scorso
l’import è cresciuto più dell’export (12,3 contro 8,7%). L’interscambio 2018 sfiora i sei miliardi di euro. Le imprese italiane
installate in Tunisia (miste, a partecipazione italiana o a capitale esclusivamente italiano) sono oltre 850, impiegano più
di 63mila persone e rappresentano quasi un terzo di tutte le imprese a partecipazione straniera. La maggior parte è concentrata
nella Grande Tunisi e nelle regioni costiere.
Conte a Putin e Al Sisi: ingresso di terroristi islamici in Tunisia
Ma a tenere banco, oltre al dossier economico, è la crisi in Libia, anche e soprattutto per la vicinanza del paese sia all’Italia
sia alla Tunisia. Durante una recente visita a Pechino, dove ha partecipato al secondo forum della Nuova via della Seta, Conte
ha posto il tema all’attenzione di Putin e Al Sisi. «L’unica cosa che posso fare in questo momento - ha confidato -è sensibilizzarli
su rischi che la situazioneattuale comporta, sul rischio che nella prospettiva di combattere i terroristi islamici si possa
addirittura favorire una loro trasmigrazione in Tunisia, come in parte sta avvenendo, e in prospettiva anche in Italia». Dopo
gli attentati del 2015, le autorità tunisine si sono impegnate nel rafforzamento delle misure di sicurezza, in particolare
dei siti sensibili (alberghi, attrazioni turistiche, porti, aeroporti e grandi arterie di comunicazione) e in una capillare
lotta al terrorismo.
L’intelligence: allarme jihadisti, proteste di piazza cavalcate dagli estremisti
Alcune aree del Paese sono ancora fortemente sconsigliate. Tra queste, appunto, i territori al confine con la Libia. «Fermenti
jihadisti - si legge nella relazione sulla politica di informazione per la sicurezza 2018 (il documento è redatto dall’intelligence)
- hanno interessato altri Paesi del Nord Africa, interlocutori e partner strategici per l’Italia, chiamati a fronteggiare,
in varia misura, crisi politiche, problemi economico-finanziari e malcontento popolare. Di interesse, al riguardo, fra gli
altri, gli sviluppi in Tunisia, Algeria, Marocco, Egitto». «In Tunisia - si legge ancora - disagio e proteste di piazza hanno
offerto ulteriori spazi alle strumentalizzazioni della propaganda estremista». Nel paese sono attive in particolare due formazioni:
il gruppo Ansar al Sharia, che ha ramificazioni in Libia, e quello Jund al Khilafa.
Il timore dei tunisini:una nuova ondata profughi come quella del 2011
«La posizione tunisina è chiara - ha chiarito il premier tunisino Youssef Chahed, dopo il faccia a faccia con Conte -. Abbiamo
chiarito all’Italia che tunisini e italiani sono tra i paesi più danneggiati dalla crisi libica dal 2011. Abbiamo paura che
si ripeta l’esperienza del 2011 con l’ondata di profughi verso Tunisia e la paura per terrorismo, abbiamo 500 chilometri di
confine con La Libia. Vogliamo una soluzione pacifica. Ho chiesto all’Italia maggiore sostegno logistico e di risorse per
fronteggiare l’emergenza migranti». Una sfida che riguarda entrambi.
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