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Salvini: «Sforare il 3% non solo si può, si…

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tensioni nel governo

Salvini: «Sforare il 3% non solo si può, si deve». Di Maio: irresponsabile far salire lo spread così

«Non si potrà, si deve!». È sullo sforamento del vincolo europeo del 3% deficit/Pil, auspicato dal vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, che si aspre l’ennesimo fronte di conflitto interno al governo gialloverde. Se infatti a "Porta a porta" il leader della Lega spiega essere un suo «dovere» superare i vincoli europei che stanno affamando milioni di italiani (quello del vincolo «è l'ultima delle mie preoccupazioni»), per l’alleato Luigi Di Maio le cose stanno in modo assai diverso.

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«Mi sembra abbastanza irresponsabile far aumentare lo spread in quel modo, come sta accadendo in queste ore, parlando di sforamento del rapporto del rapporto debito/Pil, che è ancora più preoccupante dello sforamento del rapporto deficit/Pil», tuona il capo politico dei Cinque Stelle. A fine giornata il differenziale Btp-Bund chiude in rialzo a 280 dopo aver toccato quota 283. «Questo è un Paese che ha 300 miliardi di euro di evasione fiscale, è un Paese che ha grandi evasori da cui si possono recuperare un sacco di risorse. Prima di spararle sul debito/Pil mettiamoci a tagliare tutto quello che non è stato ancora tagliato in questi anni di spese inutili, di grande evasione e di spending review da un punto di vista strutturale anche degli enti locali che sprecano ancora tanti soldi, non solo nei vitalizi che gli abbiamo già tagliato, ma anche in tanti altri sprechi della politica».

I rapporti sono tanto tesi tra i due, come raccontano quotidianamente le cronache, che a parlare sono i rispettivi staff a suon di indiscrezioni fatte filtrare in risposta l'uno all'altro. «Il vicepremier Di Maio ha chiesto un vertice all'ultimo Consiglio dei ministri e a più riprese pubblicamente ha chiesto un incontro a Salvini, lo ha fatto in più occasioni chiedendo un tavolo su flat tax e salario minimo. Se la Lega ci tiene gli facciamo una richiesta con carta bollata». Dal M5S si replica seccamente, in questo modo, alle fonti leghiste secondo le quali l'esponente pentastellato non ha mai chiesto a Salvini un vertice di governo e i due non si sentono dall'ultima riunione dell'esecutivo.

Al Consiglio dei ministri convocato per lunedì prossimo saranno, all'ordine del giorno, le nomine in scadenza «e sicuramente il Dl sicurezza, domani in pre-consiglio», secondo quanto assicurato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. Il quale non nasconde i rischi connessi al perdurare dei contrasti intestini. Quattro mesi di campagna elettorale hanno determinato una «situazione insostenibile». Dunque dopo il voto servono «un altro indirizzo e un altro metodo di lavoro», altrimenti andare avanti si fa complicato forse oltre il limite della sopportabilità.

A compendiare lo stato di crescente distanza anche su altri dossier è, ulteriormente, Di Maio intervistato a Di Martedì. «Non penso a nessuna alternativa a questo governo, ha senso che vada avanti altri quattro anni se va le cose concrete. Ma devo dire che sono quattro mesi che la Lega la riconosco molto meno. Se vedo Salvini con il mitra in mano e poi si comincia a dire che la donna deve stare chiusa in casa e si mette in discussione la legge sull'aborto, io devo marcare la differenza per dire agli italiani per dire che quella non è la mia idea di paese. Io non voglio educare mio figlio a queste cose».

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