«Le autorità italiane ci hanno dato la disponibilità a fare sbarcare le famiglie presenti a bordo: bambini, madri, padri e una donna ferita».È quanto scrive Sea Watch in un tweet sottolineando che «il trasbordo sulla motovedetta della Guardia Costiera è in corso». Si tratta di 18 delle 65 persone a bordo della nave che da giorni staziona al largo di Lampedusa e alla quale l’Italia ha negato lo sbarco. Con il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che oggi è tornato a ribadire come sulla chiusura dei nostri porti «non c’è presidente del Consiglio che tenga e non c'è ministro dei 5 stelle che tenga».
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Sul caso Sea Watch 3, intanto, la procura di Agrigento ha aperto un fascicolo d’inchiesta, attualmente a carico di ignoti, per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Il procuratore aggiunto Salvatore Vella, che si trova a Lampedusa per l’interrogatorio dell'armatore della nave “Mare Jonio”, si sta recando in banchina dove, fra non molto, dovrebbero giungere i 18 migranti autorizzati, dal Viminale a sbarcare.
Su SeaWatch3, è «confermata la linea dura del Viminale. La nave sta rispettando la diffida della Guardia di Finanza e ha ricevuto indicazioni di fare rotta verso la Tunisia» avevano fatto sapere oggi fonti del ministero dell’Interno dopo l’appello del comandante della nave, Arturo Centore. «Siamo a 15 miglia da Lampedusa - aveva detto - a bordo abbiamo 65 persone, alcune disidratate, e alcuni bambini piccoli. Le condizioni meteo sono cattive». I migranti erano stati soccorsi il 15 maggio a 30 miglia dalle coste libiche.
Ma la portavoce di Sea Watch in Italia, Giorgia Linardi, fa sapere di non aver «ricevuto alcuna indicazione di un porto sicuro in Tunisia» e sottolinea che l’equipaggio della nave è stato «un giorno e mezzo senza ricevere alcun tipo di coordinamento». Il comandante «ha deciso di assumere la rotta meno vessatoria per le persone a bordo - ha aggiunto Linardi - e quella intimatagli dalla motovedetta libica che ci ha approcciato ieri all'alba. Una rotta - continua la portavoce - che coincide inoltre con quello che costituisce il porto sicuro più vicino al luogo in cui è avvenuto il soccorso».
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