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Il palco sovranista di Milano e il cul de sac dei conti pubblici

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L'Analisi|salvini e le pen in piazza sabato

Il palco sovranista di Milano e il cul de sac dei conti pubblici

L’obiettivo è noto e Matteo Salvini lo ripeterà sabato dal palco di Milano: il voto alla Lega per cambiare l’Europa e far saltare gli equilibri che hanno governato l’Unione finora. Sull’immigrazione ma anche sull’economia. Accanto a lui ci saranno i rappresentanti dell’alleanza sovranista, a partire da Marine Le Pen, e dei partiti di destra-destra finlandesi, cechi, slovacchi, estoni, danesi, bulgari fino ai tedeschi di Afd (Alternative für Deutschland) e agli austriaci di Fpo. Ma se sul blocco delle frontiere c'è almeno in apparenza piena sintonia, sul fronte economico l’alleanza scricchiola parecchio.

Basti riflettere sul durissimo attacco sferrato ieri dal ministro delle finanze austriaco Hartwig Loeger, che, a chi come Salvini continua a ripetere di voler «stracciare le regole» e «non rispettare» i parametri su deficit e debito, ha detto chiaro e tondo che l’Austria non ha alcuna intenzione di accollarsi i debiti degli italiani, invitando anzi la Commissione a procedere con «sanzioni automatiche».

Loeger non è un alleato di Salvini. Milita tra i popolari del cancelliere Sebastian Kurz, che però ha come suo vice al Governo il leader di Fpo di Heinz Christian Strache, tra i principali esponenti dell'asse sovranista salviniano. E poiché anche in Austria si fa campagna elettorale, Loeger attacca il vicepremier leghista e il governo italiano per portare acqua al suo mulino issando la bandiera del «prima gli austriaci». E manco a dirlo (Nomen omen) vale anche per Afd, che in passato non ha nascosto distanze con l’alleato leghista sul fronte dei conti pubblici.

Ma non è l’unica spina che insidia il fronte sovranista. C'è infatti anche il dumping su fisco e costo del lavoro praticato dagli ex Paesi dell’est, che porta le imprese italiane (e non solo) a delocalizzare. Proprio per frenare l’esodo, il governo è intenzionato a pruovere incentivi e disincentivi sempre più stringenti che certo non faranno piacere agli alleati di Salvini di quei Paesi.

Perfino sul fronte migranti non sono tutte rose e fiori. Certo finché ci si limita allo slogan “chiudiamo le frontiere”, tutti d’accordo. Ma poi nella pratica le cose si complicano e parecchio. I sovranisti amici della Lega non sono ad esempio disposti a modificare la regola secondo cui a farsi carico dei migranti sono i paesi di primo approdo, che ovviamente per collocazione e conformazione geografica penalizza soprattutto l'Italia. Anzi, Afd accusa il governo tedesco di non aver provveduto a rispedire in Italia, dove erano precedentemente sbarcati, i migranti che sono riusciti ad attraversare le Alpi. E anche Marine Le Pen è sulla stessa lunghezza d'onda. Del resto,se si è sovranisti lo si è anche verso i propri alleati.

Se poi si vuole estendere il fronte sovranista sull'altra sponda dell’Atlantico, i dazi del Donald Trump di “America first” penalizzano ovviamente i paesi esportatori, come appunto l’Italia, seconda in Europa solo alla Germania, e che alle esportazioni e solo alle esportazione deve quel segno più accanto al pil degli anni scorsi e che stanno impedendo, sia pure a fatica, una nuova recessione.

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