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Il “modello Milano” spinge la corrente Sala dentro al Pd nazionale

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dopo le europee

Il “modello Milano” spinge la corrente Sala dentro al Pd nazionale

A Milano è già nata la corrente Sala. Nel Partito democratico se ne parla già da prima delle elezioni europee. Tra i sostenitori di una possibile ascesa nazionale del sindaco di Milano Giuseppe Sala ci sono alcuni rappresentanti del Pd, tra cui l’ex segretario Pietro Bussolati. Non si parla in modo esplicito di una corrente a lui “intestata”, ma più genericamente di un’area liberale in economia e ecologista nelle città, che prende come modello i Verdi tedeschi.

GUARDA IL VIDEO / Europee, Sala: molto soddisfatto del risultato di Milano

Il risultato delle elezioni europee ha un doppio effetto: da una parte serve alla sinistra per evidenziare il lavoro svolto nei due mandati in cui ha amministrato nel capoluogo lombardo – con Pisapia prima e con Sala dopo –; dall’altra, paradossalmente, libera anche i democratici milanesi dalla dipendenza nei confronti dello stesso sindaco-manager. Con un risultato al di sopra del 35%, il partito riflette sul fatto che l’adesione al Pd va oltre il singolo uomo al comando. La conseguenza è che il sindaco Sala è libero di scegliere tra la ricandidatura meneghina nel 2021 e un suo ruolo a livello nazionale.
La Lega, inoltre, non fa paura, ancora lontana con 8 punti percentuali sotto il Pd.

Nella città con il più alto numero di immigrati, gli argomenti contro l’immigrazione non attecchiscono. Questo è il messaggio recepito nel centrosinistra.
Di quale ruolo si tratti è ancora però un argomento fumoso. Qualcuno lo indica come nuovo federatore della sinistra. Ci aveva provato anche Giuliano Pisapia con Campo progressista ma ora l’avvocato sembra indirizzato di più a seguire la sua attività di neo parlamentare europeo, avendo preso 257mila preferenze (è tra gli uomini più votati nelle liste democratiche).
Lo stesso Sala, peraltro, spesso sottolinea che bisogna allargare il perimetro del Pd e che da soli i democratici non bastano (facile dargli ragione: il Pd ha il 23%, insufficiente per un governo).

Qualcun’altro invece lo descrive come un uomo che per la sua esperienza professionale (il manager in Telecom, il direttore generale in Comune con Letizia Moratti sindaco, il commissario di Expo) è più adatto a guidare le emergenze. Non sarebbe lui quindi a creare una corrente, a riformare il partito, a cercare consenso, bensì potrebbe essere l’uomo chiamato in corsa in un momento difficile. Che si alluda ad un possibile governo tecnico in vista della finanziaria?

Un dato è certo. Sala, complice il voto europeo, con Milano in controtendenza in campo economico e occupazionale rispetto al resto del paese, ha il vento in poppa. Questo vuol dire che in questa fase viene evocato e lusingato, al di là della sua stessa volontà di costruirsi un’alternativa alla guida di Palazzo Marino.
Milano e Sala stanno alimentando un nuovo immaginario di “sinistra allargata”, fatta di cose concrete da esibire: Pil, mezzi di trasporto pubblici efficienti, investitori internazionali nel settore immobiliare, nuovi quartieri con case popolari, turismo in crescita. E in attesa c’è un altro obiettivo: a giugno si saprà se vincerà le Olimpiadi invernali del 2026. Perché Milano è diventata anche questo: città di eventi.

Anche Pisapia, a suo modo, alimenta ancora l’immaginario del centrosinistra unito, più sul fronte della sinistra che del centro. Ma nonostante sia lui il recordman di preferenze, ora è il turno di Sala come nuovo evocatore di futuri scenari. Non per niente c’è già pronta la corrente Sala a Milano. Pronta per fare il salto nel partito nazionale.

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