Per far tornare l’Italia sul sentiero della crescita non bastano gli stimoli congiunturali fatti in disavanzo. Non solamente perché possono rivelarsi inefficaci ma (soprattutto) addirittura controproducenti. L’ammonimento del governatore Ignazio Visco arriva nelle primissime pagine delle Considerazioni finali alla 125° Relazione annuale della Banca d’Italia in un contesto pressoché identico a quello di un anno fa, con un spread BtP-Bund che viaggia attorno ai 290 punti base e un’economia a crescita zero, certificata da una revisione al ribasso dell’Istat sul Pil del primo trimestre a +0,1%.
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Il rischio, dice il governatore, è quello della «espansione recessiva» evocato dall’ex chief economist dell’Fmi, Olivier Blanchard: manovre in deficit i cui impulsi alla crescita vengono annullati dall’aumento dei costi di finanziamento per lo Stato, le famiglie e le imprese. La strada da percorrere è dunque un’altra, quella delle politiche strutturali di lungo corso adottate con un’attenta disciplina di bilancio, la sola capace di riportare i rendimenti sui titoli sovrani in linea con le medie europee. «È nelle nostre possibilità» ha affermato il governatore, dopo aver ricordato che, a parità di tutte le altre condizioni, tenere i tassi sui titoli pubblici 100 punti base più alti (oggi lo spread è 160 punti sopra le medie dei primi mesi del 2018) può determinare una riduzione del Pil dello 0,7% nell’arco di tre anni.
E dunque: disinnescare le clausole Iva senza una compensazione non si può fare perché annullerebbe l’avanzo primario. Serve, invece, un’ampia riforma fiscale «di sistema» da adottare con coerenza. Non certamente «modificando la struttura di una singola imposta», poiché aumenterebbe anziché ridurre la stratificazione delle agevolazioni e le esenzioni che infittiscono l’attuale giungla tributaria. Chi punta a una flat tax è avvertito.
Serve poi, ha proseguito Visco, muoversi senza mettere minimamente in discussione la nostra appartenenza all’Unione europea. A pochi giorni dalle elezioni per il nuovo Parlamento di Strasburgo l’enfasi che il governatore ha voluto dare al ruolo dell’Italia al completamento dell’Unione non è da sottovalutare. «Saremmo stati più poveri senza l’Europa - ha affermato nella chiusura delle Considerazioni - lo diventeremmo se dovessimo farne un avversario».
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