Economia

Dossier Ex Ilva Taranto, ArcelorMittal conferma la Cig per 1.400

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    Dossier | N. 37 articoli Taranto, la crisi dell’Ilva

    Ex Ilva Taranto, ArcelorMittal conferma la Cig per 1.400

    Non cambia la prospettiva di un'estate in Cig per gli operai dello stabilimento ex Ilva. Secondo fonti sindacali, all'incontro ospitato nel pomeriggio nella sede di Confindustria a Roma la multinazionale siderurgica e mineraria ArcelorMittal, ha confermato a Fiom Cigl, Fim Cisl e Uilm l'intenzione di procedere con la preannunciata Cassa integrazione guadagni di 13 settimane per 1.395 addetti dello stabilimento di Taranto a partire dal prossimo primo luglio. Da parte loro, i sindacati hanno richiesto all'azienda un ripensamento e sono in attesa di essere convocati al Mise per un incontro istituzionale col ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio.

    «Abbiamo chiesto ad ArcelorMittal di rivedere la sua posizione e magari aspettare qualche giorno per avviare la procedura della cassa integrazione», ha spiegato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, al termine dell'incontro con i vertici aziendali (guidati dall'ad Matthieu Jehla) in viale dell'Astronomia. «Abbiamo fatto un appello finale: evitate un provvedimento del genere che non trova giustificazione perché avrebbe effetti gravi sulla città di Taranto», ha concluso il sindacalista.

    Il tavolo ArcelorMittal Italia e la rappresentanza sindacale dei metalmeccanici era già previsto come incontro di monitoraggio trimestrale dell'attuazione del piano per il passaggio del gruppo dell'acciaio dall'amministrazione straordinaria di Ilva ad ArcelorMittal firmato lo scorso 6 settembre al Mise, ma ha avuto una accelerazione dopo la decisione aziendale di richiedere la cassa integrazione. La fermata riguarderà colata continua 5 nelle acciaierie e a valle laminatoio e treno nastri 1, più tutti i servizi manutentivi e funzionali collegati.

    In prima battuta i sindacati hanno respinto la richiesta di Cig e chiesto l'intervento di Di Maio quale garante dell'accordo di settembre, contestando all'azienda di non aver fatto alcun minimo accenno alla cassa nell'ultimo incontro di un mese fa a Taranto, sebbene la crisi di mercato fosse già evidente e manifesta.

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