Oggi è giorno di patrimoniale per i proprietari di 25 milioni fra seconde case, negozi, capannoni e qualsiasi altro immobile che non sia abitazione principale. I bollettini da pagare entro stasera devono portare 10,2 miliardi nelle casse dei Comuni e dello Stato. Da quest’anno le aliquote sono uscite dal lungo congelamento avviato nel 2014, ma per l’acconto è possibile pagare utilizzando i parametri dello scorso anno. Quando non è cambiato nulla nella titolarità degli immobili, insomma, basterà copiare il bollettino utilizzato 12 mesi fa. In attesa di dicembre, quando invece bisognerà fare i conti con le nuove scelte locali.
Tra polemiche e realtà
Mentre la politica continua a discutere di patrimoniale, chi è al governo per negarla, chi è all’opposizione per paventarla
vista la condizione complicata dei conti pubblici, gli italiani sono invece impegnati a pagarla. Qualche novità positiva in
realtà c’è: da quest’anno per i titolari di immobili strumentali alle attività produttive l’Imu/Tasi è deducibile al 40% dall’Ires
o dall’Irpef, e il decreto crescita oggi al giro di boa decisivo alla Camera disegna un decollo dello sconto fino alla deducibilità
piena a partire dal 2023. Nelle intenzioni della Lega, espresse in particolare dal viceministro all’Economia Massimo Garavaglia,
si tratta della prima mossa per «smontare progressivamente la patrimoniale di Monti». Programma al momento molto ambizioso,
che ha bisogno di quasi 21 miliardi all’anno per essere realizzato integralmente.
Verso l’imposta «unica» (davvero)
Più facile appare per ora la strada dell’altra riforma, quella a cui lavorano ministero dell’Economia e Parlamento per costruire
la «nuova Imu», chiamata a unificare i tributi gemelli oggi in campo sulla stessa base imponibile (Imu e Tasi) e a semplificare
la giungla delle aliquote. Perché le scelte autonome locali hanno prodotto una montagna di aliquote che quest’anno è arrivata
a quota 248.832. I parametri da tenere in considerazione salgono a 281.450 se si tiene conto anche delle detrazioni, in una
girandola di variabili spesso sartoriali per questa o quella categoria di immobili. La riforma vuole limitare a poco più di
una decina le tipologie di immobili su cui i sindaci potranno differenziare le aliquote, per rendere possibile quel «bollettino
pre-compilato» che le norme promettono dal 2012 senza costrutto.
Gli aumenti
Ma se ne parlerà solo in manovra. Per quest’anno bisognerà dare la consueta caccia alle delibere locali, consultabili una
per una per esempio sul sito del dipartimento Finanze. Lo sblocco deciso con l’ultima legge di bilancio non ha prodotto una
corsa agli aumenti, perché sono solo 289 i Comuni che hanno ritoccato le aliquote dell’Imu o della Tasi. Ma qualcosa può essere
cambiato sotto forma di rimodulazione di sconti e detrazioni, per cui un controllo sulle novità andrà sempre effettuato. A
dicembre, a meno che si voglia pagare tutto oggi in unica soluzione: una scelta che evita l’adempimento sotto Natale, ma che
impone di utilizzare i parametri in vigore quest’anno.
© Riproduzione riservata