Tecnologie InnovazioneTra Uber e taxi il terzo gode. Letzgo: ecco come funziona e cresce il nuovo servizio di carpooling
Tra Uber e taxi il terzo gode.
Letzgo: ecco come funziona e cresce il nuovo servizio di carpooling
di Giuditta Mosca | 22 maggio 2014
Mentre a Milano si consuma una guerriglia tra le auto bianche e Uber, il car pooling di Letzgo cresce nella legalità, supportato dalla normativa italiana che oltre a consentirlo lo promuove (D.M. 27/3/98) e predilige (articolo 22 legge 350 del 24 novembre 2000) la progettazione di sistemi di mobilità urbana al fine di ridurre l’uso individuale dell’automobile.
L’applicazione è disponibile per il download da due settimane e ha già fatto registrare buoni numeri; sono 100 i driver e circa 700 i passeggeri. Il servizio ha peculiarità uniche sul mercato meneghino, offre infatti una condivisione in tempo reale di posti liberi nelle auto private la cui domanda e offerta si incontrano tramite la piattaforma e la relativa applicazione per dispositivi mobili. Tutto ciò limitatamente alla zona urbana di Milano, al contrario di servizi simili esistenti che però coprono aree geografiche più estese.
Il team e l’impresa
Letzgo è autofinanziata dai soci fondatori Davide Ghezzi (Ceo), Luigi Pincelli (marketing) e Sabrina Vinella (operations) che hanno investito una cifra vicina ai 100mila euro nell’azienda nata un anno fa e che è diventata completamente operativa grazie all’apposita applicazione.
L’effetto Uber
Luigi Pincelli individua le due classiche facce dell’altrettanto classica medaglia: «è un momento complicato per Milano. Si sta facendo molta confusione e c’è chi tenta di fare di tutta l’erba un fascio, noi non siamo abusivi e attendiamo che il presidente Renzi la settimana prossima metta mano alla questione. Dall’altra parte Letzgo, nelle ultime 72 ore, ha conosciuto un’impennata delle iscrizioni». Effetto dello sciopero dei tassisti e delle tensioni; anche Uber ne ha beneficiato in termini di popolarità diventando, ad esempio, l’applicazione gratuita più scaricata su iTunes.
Segnali di crescita
Le trattative per esportare il modello in altre città europee sono in stato avanzato, massimo riserbo sui cinque Paesi interessati. Il valore intrinseco dell’applicazione sta proprio nel creare una comunità di persone che condividono intenti e necessità.
Sicurezza
Gli utenti devono essere registrati alla piattaforma e devono fornire numero di telefono e numero di carta di credito, unico strumento insieme a PayPal per il pagamento delle somme pattuite. L’applicazione traccia il percorso e chi ne fa uso può pubblicare la propria posizione sulle reti sociali.
Il modello di business
Gli utenti contrattano e stabiliscono tra di loro il prezzo per il servizio, il driver paga una tassa di 95 centesimi di euro a viaggio, unica fonte che alimenta le casse della startup. «Ci sono trattative con investitori privati e istituzionali» dice Davide Ghezzi «e siamo aperti a valutare altre proposte di finanziamento per crescere».