La prova del 9 arriva dopo due settimane. È il tempo che mi ero dato per capire se i pregiudizi che avevo su iPhone X fossero fondati o meno. Rimetto la sim sull’iPhone 8 Plus, lo uso per qualche minuto. Capisco di essermi sbagliato anche se non del tutto. La risposta lunga prende un po’ di tempo. Temevo che mi sarebbe mancato il tasto home. Da utente iPhone di lunga data, mi ero abituato a poter uscire da ogni situazione di “emergenza” premendo il pulsante in fondo al display. Per tornare alla homepage, oppure con un doppio tap per il multitasking. Inoltre mi è sempre piaciuto il touch ID, che ho visto migliorare modello su modello nella velocità e nella accuratezza con cui riconosceva al primo colpo le impronte digitali. Errori rarissimi.
L’effetto novità e il difficile addio al tasto home
Resta il fatto che gli iPhone ormai da tempo erano rimasti almeno un passo indietro rispetto ai principali competitor come design. La tendenza a costruire smartphone che massimizzano la superficie dedicata allo schermo lasciando i margini al minimo (borderless) ha fatto invecchiare l’iPhone, rimasto identico a se stesso dal 6 in poi.
iPhone X da questo punto di vista è un salto importante per chi arriva da iPhone; finalmente qualcosa di nuovo. Credevo mi avrebbe dato fastidio il “notch”, la lunetta nella parte alta dello schermo che serve per contenere i sensori della fotocamera frontale (pregiudizio numero 1). Invece no: ho provato a installare Notcho, una app che “toglie” la lunetta, e mi è sembrato di avere tra le mani uno qualsiasi degli smartphone borderless usciti negli ultimi mesi. Può dare qualche noia guardando i video a tutto schermo, perché una parte è coperta dalla lunetta.
La curva di apprendimento
E poi la luminosità del display Oled, anch’esso novità per iPhone, si fa notare non appena acceso il device. L’apprendimento nei primi minuti è più veloce di quanto pensassi (pregiudizio numero 2). Non essendoci più il tasto home, per tornare alla home screen si trascina il dito sul display dal margine più basso verso l’alto. Per aprire le applicazioni, quello che si faceva con il doppio tap, si fa un gesto simile ma poi ci si ferma a metà display, indugiando finché si aprono. L’impressione è che quest’ultima funzione non sia proprio veloce come la precedente, ma nel complesso è stato studiato tutto piuttosto bene. Anche se passata la cuoriosità iniziale la prima settimana non è stata semplicissima: mi è capitato più di una volta di avere difficoltà quando dovevo chiudere un’operazione in fretta. Dalla seconda settimana le cose sono cambiate. Ho smesso di cercare il tasto home. Anzi, tornato a un”vecchio” iPhone, ho cercato di chiudere le applicazioni strisciando il polpastrello sullo schermo.
In fin dei conti solo due cose mi mancano del tasto home. La prima è la funzione doppo tap morbido, quella che abbassava la parte alta dello schermo rendendola più raggiungibile. In questo modo si riusciva a usare i modelli Plus, e dunque più grandi, con una mano. Ora la ”reachability”, si chiama così, richiede uno scorrimento verso il basso del display che è più macchinosa. Altra mancanza è la chiusura delle pagine aperte con lo scrollo verso l’alto: ora è necessario esercitare prima una pressione e poi uno scrollo. Anche se poi si può passare da una pagina all’altra piuttosto facilmente muovendo da sinistra verso destra o, viceversa, l’estremità inferiore del display.
Il face ID funziona bene, ma non “sparisce”
Comunque il bilancio è positivo, e il tasto home non mi manca. La novità più rilevante di iPhone X è però il Face ID, ovvero la tecnologia di riconoscimento del volto che sostituisce l’impronta digitale (Touch ID). Funziona attraverso la TrueDepth camera, ovvero la fotocamera frontale che grazie a diversi sensori elabora una rappresentazione geometrica del nostro volto. Vengono proiettati 30mila punti sul nostro volto. Funziona anche al buio. Funziona solo se guardiamo il telefono con gli occhi aperti. E funziona sorprendetemente bene. Inoltre migliora con l’esperienza, sfruttando la componente di machine learning del velocissimo chip A11 (per approfondire, leggi qui). Me ne sono accorto perché il primo giorno non mi aveva risconosciuto con il cappello, e dunque mi ha chiesto il codice, il giorno dopo ha memorizzato l’informazione e si è sbloccato.
La tecnologia di sicurezza è la stessa del Touch ID: nessun elemento viene conservato da Apple; finisce, spiega l’azienda, sul secure element ma in una sua rappresentazione matematica e crittografata. Nulla va su iCloud. Sempre Apple dice che è più sicuro del Touch ID nel senso che è minore la probabilità di errore: l’affidabilità scende nel caso di gemelli , oppure fratelli particolarmente simili o bambini sotto i 13 anni. In sostanza è l’unica tecnologia di riconoscimento del volto su smartphone che funziona effettivamente e non viene ingannata da foto e maschere.
Complessivamente mi sono trovato bene. Come detto: funziona, funziona quasi sempre. Capita che non lo faccia e si debba inserire il codice ma succedeva anche con Touch ID. Se c’è un difetto rispetto al Touch ID (pregiudizio numero 3) è che adesso non si può sbloccare il telefono tenendolo sul comodino, ma bisogna prenderlo e guardarlo. Richiede una maggiore attenzione e dunque rimane una tecnologia che fa più fatica a sparire, a essere dimenticata lasciando solo i suoi vantaggi.
La fotocamera migliora ancora
Il reparto fotografico è di grande qualità come su iPhone 8 Plus (si legga la recensione). iPhone X ha sostanzialmente le stesse caratteristiche con in più un teleobiettivo con un’ottica dall’apertura maggiore (f/2.4 contro f/2.8) e un doppo stabilizzatore ottico. Riesce a fare qualcosa in più in condizioni di luce scarsa, inoltre il display Oled rende le immagini più vivide. La fotocamera frontale introduce per la prima volta la modalità ritratto anche per i selfie, oltre agli Animoji: si può mandare un audiomessaggio con la faccina di un animale o altro che si muove come noi.
Del prezzo si è detto tutto: iPhone X costa molto, si va da 64 giga 1189 euro, il 256 giga arriva a 1359 euro.
Ora urge l’iPhone X Plus
La difficoltà maggiore nasce da una confessione personale: quando hanno iniziato a imporsi i telefoni “grandi”, o phablet come si chiamavano, ho avuto una certa resistenza perché preferivo l’agilità di uno smartphone più piccolo. Con il tempo ho cambiato idea. Leggendo molti articoli e guardando video, un display più grande, come quello dell’iPhone 8 Plus, ha messo in secondo piano il tablet. Tecnicamente iPhone X ha un display più grande, 5,8 pollici contro 5,5 pollici, ma è più stretto. Risultato: è più maneggevole e comodo da trasportare, ma sembra esserci meno spazio (la tastiera ad esempio è più stretta e manda una linea sotto gli emoticon, soluzione scomoda). È evidentemente una considerazione personale, per molti potrebbe essere un vantaggio, ma non mi stupirei se presto arrivasse anche un iPhone X Plus.
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