Sensori hi-tech, tecnologia e indagini laser al servizio dell’arte e dei beni culturali. Sia per il restauro sia per la prevenzione di eventuali crolli. Il filo rosso che unisce il patrimonio artistico, architettonico e culturale si chiama Adamo, ossia, analisi, diagnostica e monitoraggio. Si tratta del progetto portato avanti e coordinato dall’Enea per la conservazione e il restauro del patrimonio culturale di particolare pregio. Un’iniziativa finanziata dalla Regione Lazio, all’interno del nuovo Distretto Tecnologico per i beni e le attività Culturali e che vede tra i partner Cnr, Infn, le tre università pubbliche di Roma “La Sapienza”, Tor Vergata e Roma 3 e quella della Tuscia.
Punto di partenza - eventuali altri interventi potranno essere estesi a tutto il patrimonio architettonico e culturale presente in Italia - sei siti storici presenti all’interno dell’area metropolitana di Roma e che non rientrano nei circuiti turistici tradizionali. «Questi luoghi, sui quali verrà effettuata anche un’analisi di tipo storico e socio-economico - spiega Roberta Fantomi, responsabile divisione Enea Tecnologie fisiche per la sicurezza e la salute -, rappresenteranno un banco di prova per le nostre tecnologie ma anche un’opportunità di incontro e di collaborazione con le aziende e i professionisti del settore, come archeologi e restauratori».
Per ogni sito sono già stati individuati gli interventi e le tecnologie da mettere in campo. Nelle Mura Aureliane (nel tratto in prossimità di Porta San Sebastiano) sensori hi-tech saranno impiegati per monitorare gli effetti prodotti
sulla struttura dal traffico ed eventi naturali come i terremoti, ma anche da temperatura e umidità. Nel Parco Archeologico di Centocelle archeologi e restauratori lavoreranno insieme per ricostruire la storia di Villa della Piscina e la cronologia delle diverse fasi costruttive. C’è poi il Palazzo Vescovile di Frascati dove sarà verificato lo stato di conservazione degli affreschi e dei dipinti murali. A Villa Mondragone di Monte Porzio Catone le tecnologie «scandaglieranno le condizioni di salute delle fontane». A Palazzo Chigi di Ariccia si studieranno «arredi e decorazioni in cuoio da parete, preziose tele e busti marmorei presenti negli storici appartamenti
al piano nobile». Interventi importanti e delicati che saranno portati avanti con tecnologie all’avanguardia. Tra queste «la
fluorescenza indotta da laser nell’ultravioletto e la spettroscopia Raman - argomentano all’Enea - che permettono di ricavare,
in maniera rapida e senza rischio per l’opera d’arte, informazioni sui materiali, stato di conservazione, presenza di eventuali
ritocchi dell’artista o di precedenti restauri della superficie pittorica e poi la fluorescenza a raggi X e le indagini mediante
radiazione nell’infrarosso e nel THz per analizzare l’opera al di sotto della sua superficie».
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