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New York, primavera nella città verde

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New York, primavera nella città verde

Uno scorcio del Brooklyn Bridge Park
Uno scorcio del Brooklyn Bridge Park

Il 77 per cento degli abitanti di Manhattan non ha l'automobile. E l'82 per cento va al lavoro a piedi, in bici, bus o subway. Benvenuti nella città più verde d'America: New York, naturalmente. Un modello di responsabilità ambientale. Gli abitanti dei cinque boroughs producono, a testa, 7,1 tonnellate di Co2 l'anno: la media Usa è 24,5. Non c'è Mela più ecologica di così.

Bici, basket e trapezio
Sarà per questo che la bici va forte. Solo Manhattan vanta la bellezza di 144 chilometri di nuove piste disegnate nel 2009. L'itinerario top, da sgobboni del pedale, segue la ciclabile che, per circa 18 chilometri, corre sull'acqua dell'Hudson e attraversa indolente i parchi della riva ovest, dal West Village fino all'Inwood Hill Park, lassù ad Harlem. Le due ruote si affittano a The Hub Station o da West Village Bike Shop. Obiettivo: arrivare all'altezza della 137th. Poi si torna caricandola comodamente sulla subway alla fermata della linea 1 a Broadway, riguadagnando la superficie a Christopher Street. Una pausa a mezza via: sul fiume, all'altezza della 79th, il Boat Basin Café, luogo ideale per bere qualcosa. Per le road map, telefonare al numero verde 3111 o, più semplicemente, cliccare sul sito del NY Cycle Club e stampare in pdf quel che serve. Staten Islande Governor's Island non sono da meno: 7 miglia di ciclabile "vergine", senza auto attorno, a Governor's, che vanta un'area verde di 69 ettari in via di ristrutturazione, e una vista vertiginosa di Manhattan a soli 5 minuti di traghetto (gratis) da Battery Park. A Staten c'è solo l'imbarazzo della scelta: da non perdere South Beach, spiaggia dorata con marciapiede di tre chilometri in legno per fare jogging.

Volare a piedi uniti nel cielo blu? La TSNY, elettrizzante scuola di trapezio nell'Hudson River Park, è un buon luogo dove mettersi alla prova e propone corsi per ogni livello di acrobati. Persino un episodio della serie televisiva Sex and the City èstato girato alla scuola, considerata "uno dei luoghi più eccitanti di Manhattan". Rucker Park, ad Harlem, altresì detto Holcombe Rucker Playground come da targa comunale ufficiale esposta, e West 4th Street Courts, in piena bohème del Greenwich Village, sono due playground dove giocare – o veder giocare – a basket. I giovani talenti, neri e non, del made in Usa, il meglio del pianeta, vengono allevati qui, sull'asfalto. Da sempre.

Voglia di indoor dopo tanta, troppa aria aperta? Chelsea Piers. È un immenso centro sportivo galleggiante sull'Hudson, dove impegnarsi in tutti gli sport possibili. Dal pattinaggio al calcio, dall'hockey su ghiaccio all'arrampicata libera su palestra di roccia. Sull'altra sponda, a Est, l'idillio di Brooklyn Bridge Park (circa due chilometri lungo l'East River, dal Pier 1 al Pier 6 proprio sotto al ponte più famoso del mondo) è l'ultimissima oasi verde metropolitana, in fase di inesausta progettazione. Inaugurazione: estate 2010. Ci siamo.

Con i coyote nel parco
Dimenticate il classicissimo Central Park. La Grande Mela vanta parchi bellissimi, vere riserve naturali, spesso poco conosciute. Come, a una buona ora di metropolitana da Manhattan, l'immensità di Pelham Bay Park ai limiti meridionali del Bronx, che dà tra l'altro il nome a un recentissimo thriller con John Travolta e Denzel Washington nei ruoli di un terrorista e di un addetto al traffico della metropolitana, alle prese con un sequestro di persona collettivo (tratto dal libro "Pelham 123" di John Godey, Rizzoli). Oppure come la frastagliatissima galassia di isolotti di Jamaica Bay Wildlife Refuge. Luoghi dove si osservano regolarmente aquile, aironi, coyote e altri animali selvatici che sarebbe impensabile trovare in città, in qualunque città. Con la neve vergine al ginocchio (d'inverno) o senza anima viva attorno (nella calura estiva), a brevissima distanza dalla fermata della metropolitana, la wildlife regna sovrana. Non ci fosse l'Empire State Building a dominare l'orizzonte e a luccicare laggiù, sembrerebbe il Montana.

Più cittadino, a Brooklyn, lo splendore del Prospect Park, bosco sinuoso e grande come il più famoso Central di Manhattan. Ma inventato-disegnato nel 1860 da Frederick Law Olmsted e Calvert Vaux, ovvero gli stessi creatori di Central Park. Tutto da scoprire l'Inwood Hill Park, all'estremo nord di Manhattan, testimonianza dell'antichità geologica di New York. Grotte, avvallamenti, foreste e l'ultima palude salmastra naturale della città. Gli archeologi continuano a scoprire prove dell'uso di Inwood Park come territorio di caccia e come rifugio da parte dei Native Americans (i pellerossa) fino al Settecento.

Infine, Ellis Island. Non sarà tecnicamente un parco. Ma perché non considerare qualcosa di simile a un'avventura bucolica (oltre che culturalmente molto forte) una gita sull'isola? Mare (circa 20 minuti di traversata da Battery Park), il verde di quest'atollo pacifico a galleggiare nella baia, il museo (commovente, che racconta tante storie di immigrati, anche italiani) e una lunga passeggiata (circolare) nel silenzio.

Brooklyn, Harlem e gli altri
La ormai celebratissima High Line a Chelsea vale comunque una scappata: passeggiata sopraelevata, con vista New Jersey, sul luogo di un'ex ferrovia (tra 14th e 20th Street con la 12th Avenue, aperta dalle 7 alle 20). Chelsea cambia anche così, con i simboli di un'archeologia industriale che si reinventa come outdoor raffinato e skyline originale. Con sosta obbligata al Chelsea Market, tra 15th e 16th Street: mercatino di quartiere frequentato da artisti e intellettuali che vivono in zona.

La nuova Brooklyn, cuore pulsante della megalopoli multietnica, abita a Prospect Heights; nella struggente Park Slope, che somiglia alla Rive Gauche parigina, passerella di bistrot e negozietti; mentre a Vinegar Hill, a Bushwick, spuntano di continuo nuove gallerie d'arte e locali, come il Life Café. Fresca di creazione è anche la Biennale d'Arte, in cartellone a giugno. E poi a Clinton Hill e a Fort Greene, vecchie case in mattoncini rossi abitate dalla giovane borghesia bianca, e a Williamsburg, dove nascono di continuo gallerie, ristoranti, locali. A Bensonhurst italiani ed ebrei della Vecchia Europa cedono il passo a tappe forzate ai nuovi immigrati dell'Estremo Oriente e della Russia. Che vive però, pur sempre, nell'enclave magica e senza tempo tra Brighton Beach e Coney Island, nella Little Odessa di Brighton Beach Avenue. Non può mancare una sosta al Cafe Restaurant Volna, sull'Ocean Parkway. Nel menu, fiumi di vodka, blinis e caviale. Sembra di essere a Mosca. Poco più avanti, sulla spiaggia di Coney Island, la Wonder Wheel, la grande Ruota delle Meraviglie immortalata nella battaglia finale del film "I guerrieri della notte". Ha riaperto i battenti il 28 marzo, dopo un lunghissimo periodo di ristrutturazione. Da non perdere.

Rimane naturalmente Harlem, che cambia ed è cambiata moltissimo. Il simbolo del "bianco che avanza" è Settepani, caffè italiano dai tendoni color ruggine dove pasteggiare a torte salalte e panini. A meno che non si voglia rinunciare alle tradizionali ricette della cucina del Sud e ai waffles del leggendario (e nerissimo) Amy's Ruth. Piatto da consigliare? The President Barack Obama: l'immancabile pollo da scegliere fritto, marinato o alla griglia. L'Africa Methodist Episcopal Zion Church è vicina: la messa della domenica coi gospel, molto meno turistica di tantissime altre, dura due ore e inizia alle 11. Poi un viaggio nel tempo, lungo le case ottocentesche di Sylvan Terrace che sfocia in Count Basie Place. Qui, di fronte al quartier generale di George Washington nella battaglia di Harlem Heights del 1776 (la candida Morris-Jumel Mansion) si srotola questa magnifica stradina ciottolata e punteggiata di vecchie case in legno, ristrutturate nel 1981 a 100 anni dalla loro costruzione. Emozionante e inaspettato, tra i casermoni di Harlem.

Per saperne di più e per organizzare il vostro viaggio consultate la pagina degli indirizzi.

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