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New York, per un pugno di dollari

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New York, per un pugno di dollari

La vista dal Rockefeller Center
La vista dal Rockefeller Center

Per un pugno di dollari. O almeno per qualche manciata. Sono sempre di più gli alberghi newyorkesi che cercano di coniugare chic e cheap, raffinatezza e prezzi contenuti. Perciò, accanto a suite di lusso, sono nati hotel che offrono tariffe basse senza rinunciare ad ambienti eleganti, arredi di design, sofisticati (ma gratuiti) servizi hi-tech, tocchi vintage e suggestioni d'epoca.

Su ogni piano, un quartiere della città
Dietro il bancone della reception, una grande mappa lignea riproduce i percorsi della metropolitana. E ogni piano è dedicato a un quartiere cittadino. Tanto che, appena fuori dall'ascensore, un collage fotografico dell'artista newyorkese Chris Rubino vi informa se siete ad Harlem, nel Financial District o a SoHo. Persino i cosmetici in bagno sono rigorosamente prodotti nella Grande Mela. Il nuovissimo Distrikt Hotel è un inno a New York. A cominciare dalla musica trasmessa in camera dal canale televisivo dell'albergo, che contempla solo brani di autori locali, come Billy Joel, o che raccontano la città, per finire a quella strana "k" che sostituisce la "c" in The Distrikt ed è un tributo ai primi coloni olandesi. Passando dalle specialità del menu del College Bistro al pianoterra: piatti a tema e cocktail ispirati alla Grande Mela, birre prodotte nei birrifici cittadini. Nelle camere, biancheria Frette, arredi di design e una copia del New York Times.

Interni firmati anche all'Andaz Wall Street, ultimo nato del nuovo marchio Hyatt, nel cuore del distretto finanziario. Ricavato dagli ex uffici della banca J.P. Morgan (di cui è rimasta soltanto la facciata), è pensato come una casa di lusso; qui non esiste la tradizionale reception e gli ospiti sono accolti da una sorta di ambasciatore personale. Gli spazi comuni sono una sfilata di luoghi d'incontro insoliti: nella lounge ci si ritrova intorno a una piccola cucina a vista o al grande banco da lavoro, il bar propone spazi extra large per cocktail collettivi, al ristorante il tavolo più ambito è quello dello chef: dodici coperti in piena cucina. Il design è ipermoderno e rigoroso: pannelli in resina, metallo, vetro, acciaio, parquet in legno scuro, scalinate sospese e pareti vetrate.

È una grande scatola di cristallo vertiginosamente a cavallo della High Line, il nuovo parco pensile ricavato da una vecchia ferrovia nel cuore del Meatpacking, l'hotel The Standard. L'impatto dall'esterno è brutale: la torre di cemento armato e vetro sostenuta da imponenti piloni è grezza e inelegante. L'interno, però, ribalta completamente questa sensazione: le camere hanno tinte che virano dal bianco al crema, al beige, le scrivanie sono sostituite da grandi divani, le testiere dei letti si allungano fino al soffitto, i bagni con le loro piastrelle arancioni e nere danno un tocco di colore mentre le pareti vetrate, che la particolare angolazione rende ancor più panoramiche, sono pensate per esaltare la superba vista sull'Hudson e sul New Jersey.

Si vede lo skyline di Manhattan, invece, dalle camere del Le Bleu a Brooklyn. Uno dei pochi boutique hotel della zona, offre una manciata di suite dalle linee rigorose, i colori caldi, le docce aperte e plus tecnologici, dal televisore al plasma alla docking station per l'iPod, al wi-fi.

Design Anni 50 e vecchie sedie di scuola
Tariffe basse, stanze ad alta tecnologia (compresa nel prezzo) e atmosfera da ostello superchic al Pod Hotel, a Midtown. Qui le camere vanno dai piccolissimi Bunk (nove metri quadrati con l'armadio custodito sotto il letto) alla Townhouse Suite per quattro persone con bagno privato. Gli arredi delle ricordano quelli Ikea ma sono griffati da una designer d'interni, Vanessa Guilford, mentre la hall sfoggia mobili in stile Anni 50 e pareti disegnate come un gigantesco fumetto. Il ristorante, l'East Side Social Club, inaugurato lo scorso novembre, offre piatti italoamericani e una bella lista di cocktail da gustare in un ambiente che ricorda la Little Italy della metà del secolo scorso: divanetti circolari in pelle bordeaux, tovaglie a quadri, tappeti rossi.

Sullo stesso stile, ma ancora più chic, il Room Mate Grace Hotel sulla 45th: arredi minimal ma lenzuola in cotone egiziano, tv a schermo piatto, frigobar, wi-fi gratuito, bagni con docce a pioggia e, cosa piuttosto rara a New York, colazione compresa nel prezzo. Nella lounge cinque sere la settimana ci sono dj-set, si possono fare due bracciate in piscina, usare sauna e palestra o farsi fare un massaggio in camera.

Varcare la soglia del nuovo Ace Hotel è come entrare nel set di un film. Dove gli scenografi si sono divertiti a mescolare oggetti di periodi diversi, tutti però rigorosamente autentici e vintage. Si può inciampare in vecchie sedie da scuola, grandi tavoli dal design datato, vetrine zeppe di oggetti che vengono dal mercato delle pulci, una biblioteca di testi dedicati a New York e custoditi in una libreria a pannelli, recuperata da un appartamento della Madison Avenue. Nelle camere graffiti d'autore, lampade Anni 50, grandi frigoriferi Smeg che fungono da minibar, giradischi e chitarre Gibson. Disegnato dallo studio Roman and Williams, lo stesso che ha firmato le case di Gwyneth Paltrow e Kate Hudson, l'Ace è il trionfo del vintage, persino nelle tariffe, rimaste quelle dei tempi in cui questo era il vecchio Breslin Hotel.

Aria (e prezzi) rétro anche nelle camere del Jane, nel West Village. Pensate come le cabine di una nave – in passato l'edificio era un rifugio per marinai senza lavoro – misurano appena 4,6 metri quadrati, hanno le pareti pannellate in legno, iPod docking station e vista sull'Hudson. Per raggiungerle c'è un vecchio ascensore che funziona ancora manualmente.

Alberghi economici dall'originale atmosfera d'antan nascono anche in quartieri fino a qualche anno fa poco frequentati dai turisti e in distretti fuori dai confini di Manhattan. All'Akwaaba Mansion nel defilato quartiere di Bedford-Stuyvesant a Brooklyn, si respira un'aria d'altri tempi. Ricavato da una bella casa di metà Ottocento, con pavimenti in parquet, stucchi, caminetti e portico, ha quattro camere decorate con oggetti e tessuti africani. Ospitato da una dimora d'epoca anche lo Sugar Hill di Harlem, con suite dedicate ai grandi del jazz afroamericano: Louis Armstrong, Miles Davis, Ella Fitzgerald. Un viaggio nel cuore della musica nera. Per un pugno di dollari.

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