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Alto Adige, il buon vino entra in abbazia

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Alto Adige, il buon vino entra in abbazia

I vigneti della Cantina di Terlano
I vigneti della Cantina di Terlano

Profuma di ciliegia e lampone, ha il colore carico dei rubini e lascia in bocca un sapore asciutto, appena acidulo. Il Lagrein, tra i più noti vini altoatesini che, come la Schiava e il Gewürztraminer, è frutto di un vitigno autoctono südtirolese, nasce alle porte di Bolzano, nel quartiere di Gries, sulle colline che abbracciano il monastero benedettino di Muri-Gries. Un posto dove da oltre sei secoli si produce vino biologico e che oggi, sotto la supervisione dell'enologo Christian Werth, si è trasformato in un'azienda vitivinicola di punta. Fiore all'occhiello sono tre tipi di Lagrein: il Kretzer, un rosato vivace che si beve giovane, il Muri-Gries, dal colore rosso granato, e l'Abtei Riserva, il più pregiato. La cantina del convento è davvero unica: ricavata dall'antica chiesa degli Agostiniani, affianca storici affreschi ai serbatoi in acciaio per la fermentazione dell'uva, vecchie botti in legno a moderne imbottigliatrici.

FUORI BOLZANO, VINI DI CARATTERE
Se la conca di Bolzano è il regno del Lagrein, sulla collina a nord della città maturano le uve del Santa Maddalena, altro rosso di gran carattere, e ancora più a settentrione, verso Merano e la Val Venosta, il Pinot Nero e Sauvignon. In Valle Isarco, invece, si produce il Sylvaner, mentre a sud, nell'Oltradige e nella Bassa Atesina, nascono la Schiava e il Gewürztraminer. Un piccolo tour alcolico dell'Alto Adige si può fare da Ansitz Pillhof ad Appiano, seguendo proprio la Weinstrasse altoatesina. Una sorta di enoteca a cielo aperto dove si degustano i vini locali accompagnati da robusti piatti di selvaggina, pasta fatta in casa, formaggi e mostarde. Per acquisti, c'è la vicina Cantina San Michele Appiano, 350 soci e una produzione di oltre due milioni di bottiglie l'anno, famosa per l'etichetta Sanct Valentin che raccoglie i vini più pregiati.

UN PO' DI STORIA TRA LE VIGNE
La storia invece abita al numero 1 di via dell'Oro a Caldaro, nel Museo Provinciale del Vino (tel. 0471963168), tra gli attrezzi per la viticoltura, i grandi torchi in legno, gli strumenti dei bottai, e una bella collezione di contenitori per il vino come gli orci in pelle di capra, le bottiglie di zucca, i bicchieri di terracotta e vetro. Uno dei reperti più curiosi è la statua di un Saltner, l'antico guardiano delle vigne, adorno di pelli d'animale, piume e abiti dai colori sgargianti.

Il paesaggio si fa più aspro a nord del Lago Caldaro, verso Merano. Qui, se da un lato della statale corrono vigneti e frutteti, dall'altro le montagne s'alzano ripide punteggiate di castelli che talvolta ospitano cantine. Come quella di Castel Schwanburg, un maniero del XIV secolo che conserva ancora, nascosti in cortili e loggette, capitelli e tavole in pietra d'epoca romana. Nei sotterranei, in piccole botti di rovere (alcune a forma d'uovo risalgono ai tempi di Maria Teresa d'Austria), maturano la Schiava, il Lagrein e il Cabernet Sauvignon. Da gustare e acquistare, insieme a mele e asparagi, nell'enoteca del Castello.

Poco più avanti si allarga la conca di Merano, solcata dalla rete dei Waalwege, i sentieri lungo i vecchi canali d'irrigazione fiancheggiati da gallerie vegetali formate dalle viti dove di tanto in tanto ci si imbatte in piccole cantine che servono il vino del luogo. Sosta golosa al ristorante dell'hotel Castel Fragsburg, dove si gustano piatti come il carpaccio di vitello della Val d'Ultimo o l'agnello di malga con aromi di fieno. A nord di Merano, la Val Venosta è una delle zone di produzione del Graukäse, una ricotta stagionata dal sapore piccante. Da qui vale la pena fare una piccola deviazione per Parcines, con la sua bella chiesa gotica dal tipico campanile a cipolla, e i tre castelli, imponenti sentinelle a guardia della valle. I vigneti del Sylvaner, il delicato vino dal colore giallo paglierino, il gusto asciutto e fruttato, dominano invece il territorio di Bressanone e la Val d'Isarco. Qui, nell'Abbazia di Novacella, nata nel XII secolo come ospizio per pellegrini, trasformata poi in convento agostiniano e centro di studi, oltre a visitare la chiesa barocca e i saloni della Prelatura e della Biblioteca, si possono degustare i vini prodotti all'interno. Un piacere, del palato e dello spirito, che si ripete da almeno nove secoli.


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