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Parma, il cappone è servito (per le feste)

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Parma, il cappone è servito (per le feste)

Un cappone arrosto
Un cappone arrosto

I capponi più famosi sono probabilmente i quattro che, nei Promessi Sposi, Renzo porta in dono al dottor Azzecca-garbugli. Ma se sul Lago di Como questi pennuti non furono apprezzati a sufficienza, sull'Appennino tosco-emiliano la storia ha seguito un altro corso, facendo del cappone uno dei piatti più prelibati della tradizione culinaria di Parma e provincia, soprattutto durante l'inverno. E durante le feste natalizie in modo particolare.

In quella che è considerata la food valley italiana, culla di salumi e formaggi Dop, il matrimonio che ogni buongustaio sente il dovere di combinare è quello tra cappone e anolini, i tradizionali ravioli che mandavano in visibilio Maria Luigia, duchessa di Parma e Piacenza, che pare fosse solita riconoscerne l'eccellenza sospirando: "solo al re Anolino la duchessa porge il suo inchino".

Il consorzio Valli e Sapori riunisce agriturismi e fattorie biologiche di Fidenza, Noceto e Salsomaggiore, in un progetto di valorizzazione del territorio dei tre comuni che vanta percorsi enogastronomici e naturalistici; al consorzio aderiscono anche aziende vitivinicole e spacci di prodotti tipici locali. All'azienda agrituristica Il Cerreto di Noceto gli anolini sono rigorosamente in brodo magro di cappone e bue o vengono serviti con cappone e prosciutto, secondo la ricetta di Carlo Nascia del 1680 alla corte di Ranuccio II di Parma: "Li farai cuocere in brodo buono e poi con i medesimi coprirai i capponi e mettervi del buon formaggio sopra quanto basti".

Ma il cappone qui in Emilia non viene usato solo per fare il brodo. Molte le ricette che sfruttano le sue carni bianche e saporite: si va da quello classico arrosto a quello in umido con aceto balsamico, fino a quello farcito con noci o castagne. A corroborare un menu da gourmet d'inverno contribuiscono poi anche i pregiati salumi di Parma e le bruschette di lardo di suino nero. Perché l'esperienza gastronomica sia completa non deve mancare un bicchiere di Nocino, il liquore fatto, secondo la tradizione, con noci raccolte appena prima della notte di San Giovanni (il 24 giugno), quando sono ancora racchiuse nel verde mallo che dona loro il tipico sapore aspro, o un sorso di Bargnolino, preparato con le bacche di prugnolo.

Ottimi vini locali e salumi si degustano anche alla Scuola di Cucina Naturale Gavinell di Salsomaggiore (tel. 0524.578348), dove la lezione inizia con una visita al giardino botanico per scegliere le erbe aromatiche da utilizzare per la preparazione dei piatti, e termina nella sala erboristica e nell'olfattoteca, dove si possono avere dimostrazioni dei profumi, degli oli e dei prodotti cosmetici e alimentari realizzati con le erbe di Gavinell.

Ma il Triangolo del Gusto emiliano riserva altre specialità forse meno note, come la Spalla di San Secondo, salume decantato da Giuseppe Verdi, che era solito spedirlo agli amici insieme a spiegazioni puntigliose delle modalità di preparazione e consumo, e il salame di Felino, a cui è dedicato un museo nel castello del paese (tel. 0521.831809), dove si possono acquistare anche i migliori prodotti della zona. Compresi alcuni vini locali, come il Malvasia o il Lambrusco, che accompagnano perfettamente questi sapori decisi.

Restando in zona si può solleticare l'appetito con una puntata al Parco Fluviale Regionale dello Stirone (tel. 0524.581139), che interessa i comuni di Fidenza, Salsomaggiore Terme, Alseno e Vernasca, e conserva flora e fauna tipiche degli ambienti fluviali e reperti fossili dell'era Terziaria e Quaternaria. Meritano una visita, in zona, il Castello di Vigoleno con il borgo medievale e la chiesa romanica di San Nicomede, risalente al IX secolo, costruita per accogliere le reliquie del santo.

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