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Le bianche scogliere di Marsiglia

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City Break

Le bianche scogliere di Marsiglia

Barche ormeggiate alle Calanques presso Cassis (Art Kowalsky / Alamy)
Barche ormeggiate alle Calanques presso Cassis (Art Kowalsky / Alamy)

Prima tappa: Cassis, cittadina che conserva le atmosfere di antico borgo di pescatori a pochi chilometri da Marsiglia. L'appuntamento è al porticciolo. Da qui si parte per un viaggio in una delle zone più spettacolari d'Europa: le Calanques. Una costa selvaggia, dove, per 20 chilometri, fiordi di roccia calcarea si tuffano nel mare. Tra i promontori scoscesi e gli odori della macchia mediterranea spuntano calette e spiagge appartate dove nuotare e fare immersioni. Le baie – tra le più apprezzate quelle di Goudes, Callelongue, Sormiou, En Vau, Port Pin, Sugiton e Morgiou –sono raggiungibili in barca da Marsiglia e da Cassis. Le calette si possono raggiungere anche a piedi, con sentieri piani e percorsi più impegnativi di vero trekking. La discese sono ripide e il sole, quando non c'è il Mistral a spazzare violentemente la costa, brucia la pelle. Ma scesi al mare la fatica è ricompensata con il silenzio di un Mediterraneo disabitato a disposizione.
Dalle Calanques il viaggio prosegue verso ovest fino a Marsiglia, il capoluogo della Provenza e primo porto di Francia.

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IL PANIER, IL QUARTIERE PIU' ANTICO DI MARSIGLIA
«Da qualsiasi luogo arrivi, a Marsiglia sei a casa tua. Nelle strade incontri visi familiari, odori familiari. Marsiglia è familiare. Fin dal primo sguardo», scrive Jean-Claude Izzo.
Voltare le spalle al porto e al blu abbacinante del Mediterraneo è un attimo, richiamati dalle parole di Izzo, scrittore di noir, marsigliese e cantore innamorato del Panier, il quartiere più antico della città.

Dal Vieux Port si prende una scala qualunque e si comincia a salire sui gradini che costeggiano palazzi dai colori pastello. Lavanda, rosa pallido, arancio delicato. Intonaco dato di fresco. Il Panier, il quartiere «dove vivere era un vergogna. La piaga della città», che ha accolto da sempre immigrati in fuga dalla miseria e dalla repressione, è da anni oggetto di riqualificazione.
Le stradine della malavita diventano così un'attrazione per turisti, con bar, negozi di artigianato, case e alberghi ristrutturati.
«Da quando sono iniziati i lavori di recupero qui hanno preso casa anche creativi di Parigi», spiega Rabiha Benaissa, presidente di Marseille Provence Greeters, associazione di cittadini che accompagna gratuitamente i turisti per la città.
E qualche abitante non nasconde il fastidio. «Ho vissuto al Panier, tanto tempo fa – scrive Marie-Chantal sul suo blog –. Ora, quando torno, mi accorgo che è molto cambiato e provo nostalgia per i luoghi della mia infanzia».

Ma basta girare un angolo e l'atmosfera cambia. È come spiare dietro una quinta. I panni stesi, immagine simbolica della vita dei vicoli in ogni città del mondo, diventano meno fotogenici e la vecchia anima popolare riemerge prepotente. Un odore, un accento, lo sguardo di una terra lontana, mediterranea, spesso d'oltre mare.
Il Panier, non è diventato Montmartre.
«Grazie al recupero la zona è diventata più sicura ma non è cambiata. I francesi qui sono pochi, è ancora un quartiere abitato da immigrati. Corsi e italiani una volta, africani oggi», commenta Benaissa.

UN MARSIGLIESE COME GUIDA, TRA PRODOTTI ARTIGIANALI E BOUILLABAISSE
È faticoso il ruolo del turista a Marsiglia, una città arrampicata sulle colline che si specchia nella baia. Molti quartieri vanno visitati a piedi. Una soluzione interessante è quella di rivolgersi all'associazione cittadina dei Greeter. Basta una mail e uno dei 25 membri fissa un appuntamento per un giro di due ore tra monumenti, negozi e locali.

«Tra le tappe obbligatorie per ogni greeter – spiega la presidente Benaissa –, c'è la Veille Charitè», l'antico ospizio di Marsiglia, in pieno Panier, che per secoli (dal 1640) ha accolto i malati e i derelitti della città. Oggi questo ex ospedale in stile barocco progettato da Pierre Puget – architetto e scultore nato nel Panier nel 1620 –, è stato ristrutturato ed è diventato sede di musei, istituzioni scientifiche, un cinema d'essai, una libreria e un ristorante.

Svoltando per i vicoli in cerca di prodotti artigianali si arriva in rue Caisserie dove si trova Les navettes des Accoules, celebre pasticceria gestita da Josè Orsoni, marsigliese di importazione (è di origine corsa) e quindi marsigliese d.o.c. Qui si comprano biscotti corsi, i canistrelli (biscotti croccanti all'anice, all'arancia e al limone) e le cucciole (alla mandorla, al cioccolato o all'anice). E poi macarons alle mandorle e al cioccolato e la specialità della casa: le Barquettes Provençales, biscotti di forma allungata al profumo d'arancia.
Per continuare lo shopping si può salire fino a rue du Petit Puits. Qui da anni Philippe Chailloux si occupa di 72%Pétanque, piccolo negozio con una ricca selezione di prodotti per il corpo. Qui si trovano saponi di ogni forma e colore, alla lavanda e al gelsomino. Senza dimenticare il classico sapone di Marsiglia e anche quello di Aleppo.

La natura multiculturale del quartiere si coglie nella musica – un insieme di ritmi latini, rai e rap –, e di ristoranti etnici. In pochi metri si possono assaggiare tajin, cous cous, asado argentino e cucina provenzale, seduti a tavoli che sembrano in bilico sui gradini di queste strade troppo strette. E la pizza. La migliore si trova in rue de Lorette da Chez Ètienne. Nome notissimo tra marsigliesi, attori e calciatori, questa pizzeria ha dei veri e propri fan, anche se molti si lamentano che i prezzi stiano diventando troppo alti.
Chi vuole assaggiare la bouillabaisse deve scendere fino al porto. Da Miramar, si gusta una delle migliori zuppe di pesce della Provenza. Qui è necessario prenotare con due giorni di anticipo per assaggiare i piatti dello chef Christian Buffa.

Dalla terrazza del Miramar lo sguardo si spinge in alto, fino a NotreDame de la Garde, la basilica che dalla collina abbraccia con uno sguardo tutta la baia. Marsiglia è soprattutto una città di mare e di marinai, che nei momenti di difficoltà si vota alla Bonne Mère (la "buona madre"), nome popolare della chiesa. Barche di legno pendono dai soffitti delle navate. Qui gli ex voto non chiedono la guarigione di una madre o di un figlio, ma di vegliare sui famigliari che sono per mare, una protezone dalla tempesta e dalla furia delle correnti. Dalla basilica si domina il grande porto della città. Incessantemente nuove navi attraccano e scaricano uomini e donne provenienti da altri porti e altri Paesi. La storia eterna di Marsiglia.


3 maggio 2011

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