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Barcellona, la movida loca

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Weekend

Barcellona, la movida loca

Il bancone del Boca Chica (foto Enrico De Santis)
Il bancone del Boca Chica (foto Enrico De Santis)

Uno spazio edonista, un concentrato di piccoli piaceri. Così Jean Nouvel ha definito la sua ultima opera, il recupero dell'antica fabbrica di birra Moritz – 4500 metri quadri nel cuore di Barcellona –, che si è trasformata nel più intrigante luogo di ritrovo della capitale catalana. Aperta tutti i giorni dalle sei del mattino alle tre di notte Fàbrica Moritz è uno spazio polimorfo, dove si può bere birra fatta in loco (parte delle attrezzature originarie sono state recuperate e producono 60 ettolitri all'anno di birra fresca non pastorizzata), mangiare tapas, cenare in un ristorante gourmet, fare un giro al museo, vedere una mostra, sentire un concerto, comprare gadget firmati, birra fresca al litro, giornali e persino un pane speciale, impastato con la birra.

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Nouvel ha salvaguardato struttura e materiali industriali dello stabilimento che aprì i battenti nel 1856: mattoni e travi di ferro a vista, archi e serbatoi per l'acqua, pavimenti piastrellati che sono stati ricoperti da numerosi strati di resina di vetro creando un fantasmagorico effetto lucido. Come arredi, le caldaie di metallo per la fermentazione (ancora funzionanti) e alcune vecchie macchine come l'imbottigliatrice degli Anni 50. Cristalli, specchi e lucernari mettono in comunicazione tra loro piani differenti facendoli sembrare un unico, gigantesco spazio. Ora la Fàbrica Moritz ospita una birreria, con uno spettacolare bancone di stagno lungo 26 metri, il microbirrificio che lavora a ciclo continuo, il ristorante dello chef Jordi Vilà (una stella Michelin) che qui propone piatti catalani e alsaziani, un'aula gastronomica, un bar à vin dove si acquista vino al peso, un concept store e la Sala 39, l'ex bottega, con un bar mobile, una struttura di metallo che, all'occorrenza, sparisce sotto il pavimento, lasciando spazio a eventi, dj-session, proiezioni cinematografiche. Un luogo dove tutto si mescola, notte con giorno, interno con esterno, passato con futuro, il cemento armato ricordo dell'archeologia industriale con il verde del moderno giardino verticale firmato Patrick Blanc, gli spazi culturali con quelli commerciali. Perfetto simbolo della nuova movida cittadina, fatta di contaminazioni e spazi multifunzionali. Perché la capitale catalana confonde di continuo le sue facce, dove i luoghi di ritrovo hanno un'identità incerta, pronta a cambiare a seconda delle ore della giornata.
Il Bar Velódromo, per esempio. Con i suoi arredi in legno art déco, il bancone, le vetrate moderniste, negli Anni 20 era il preferito dell'intellighenzia catalana, negli Anni 60 il ritrovo de La Gauche Divine. Insomma è un posto che ha tutte le carte in regola per essere considerato un monumento storico e architettonico. Eppure basta fermarsi qui qualche ora per vederlo cambiare radicalmente: alle otto del mattino al bancone si servono caffè, cioccolata e churros, a mezzogiorno i tavolini si riempiono di tapas, come i mini hamburger d'anatra con pane di sesamo, o di specialità catalane come il fricandò, di sera è un turbinio di gin tonic e margarita, a mezzanotte tocca ai dj e il Velódromo diventa un bar musicale.

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Le 24 sono l'ora X anche per un altro locale che di recente ha deciso di farsi in due, cambiando pelle e persino nome. Fino allo scoccare della mezzanotte nelle sale del Palacio del Flamenco in carrer Balmes va in scena uno dei classici delle notti spagnole: la cena accompagnata dagli show di flamenco. Finito lo spettacolo, l'entrata al numero 139 chiude e apre quella due portoni più avanti, sotto l'insegna Opera 137: la sala si trasforma in pista da ballo, il palcoscenico diventa la consolle dei dj, nella balconata sopra il proscenio prendono posto i video-jockey e il vecchio teatro diventa una discoteca visuale. Una ridda di immagini – colorate, tridimensionali, fotografiche, grafiche – si riversa sul palco del dj e sul soffitto della sala, trasformando ballerini e discoteca nello schermo di uno spettacolo di video-mapping.
L'ondata trasformista ha travolto anche i classici monumenti barcellonesi. Come l'ex Arena, un tempo teatro del più antico show di Spagna – la corrida (ora vietata) – che ha riaperto di recente, dopo imponenti lavori di restauro che hanno lasciato intatta la facciata originale in mattoni rossi e stravolto invece gli interni. La nuova Las Arenas si è riconvertita in mega shopping center (ci sono 116 negozi) ma vanta anche ristoranti, palestra e una pista per il footing al quarto piano che corre intorno a tutto l'edificio disegnando un largo anello.
Qui la notte abita ai piani alti dove ci sono 12 sale cinematografiche, una terrazza panoramica e una grande sala concerti, ospitata sotto la cupola, l'avveniristico rivestimento metallico disegnato dall'architetto Richard Rogers che qui ha creato una sorta di piazza sospesa e coperta. Al quarto piano c'è anche il nuovo Museu del Rock. Nelle sue sale, dedicate a nomi storici come Beatles, Rolling Stones, Johnny Cash, Elvis Presley, in mostra oltre 5000 oggetti, dalle foto ai dischi originali, dai vestiti alle prime incisioni. E non mancano alcuni curiosi memorabilia come il certificato di nascita di Charlie Watts e una piastrellina azzurra della piscina dove si suicidò Brian Jones. Il museo ha anche una sala che ospita concerti di gruppi emergenti del rock. Qui, ogni giovedì e sabato, la Rock Story Band (complesso permanente del museo) ripercorre la storia di questo genere musicale dagli Anni 50 a oggi. Nella sala on stage, infine, ci si trasforma in stelle del rock: si suona su veri strumenti mentre un'équipe di tecnici crea luci, effetti sonori e persino gli applausi del pubblico.
Anche le cocktail lounge hanno cambiato faccia. Le più alla moda ora sono all'interno degli alberghi oppure si dividono lo spazio con ristoranti-gourmet. Come il nuovissimo Boca Chica, bar del ristorante Boca Granda. Un locale dagli arredi eccessivi e sofisticati, ricco di specchi, divani di velluto, lampade etniche, tavolini in ceramica, boiserie e candele, che serve gin di tutte le marche e ricercati aperitivi. Prima di andarvene fate un salto nei sotterranei dove le toilette unisex sono un vero spettacolo: specchiere, candele e una consolle con il dj.
È all'ultimo piano del W Hotel, il 26°, l'Eclipse, bar per cocktail con le pareti completamente vetrate, che offrono un panorama strepitoso che si allunga sulla baia e su tutta Barcellona. E qui, dopo una certa ora, si balla. All'hotel Ohla si può scegliere tra il Boutique, bar affacciato su via Laietana con arredi di design e una fornita lista di aperitivi, o la Terrazza, chillout con piscina e vista sulla città. Al Meliá il bar Q-Lounge mostra invece pareti trasformate in schermi e un avveniristico bancone dalle luci azzurre che sembra una navicella spaziale, mentre lo Zinc Bar dell'hotel Villa Emilia, con il suo imponente pianoforte, ricorda i tradizionali pianobar francesi.
Per gli irriducibili delle discoteche, gli indirizzi migliori sono Luz de Gas, un vecchio auditorium che ospita anche concerti dal vivo dove la pista è l'ex sala per il pubblico, il Sutton, dove si esibiscono i migliori dj della città, il gigantesco Razzmatazz con i suoi 5000 metri quadri divisi in cinque sale. Si ascoltano invece i gruppi emergenti del jazz al Jamboree, storico locale ricavato da un ex convento in plaça Reial dove hanno suonato Chet Baker ed Ella Fitzgerald. Proprio accanto – l'ingresso è unico – il Tarantos, uno degli indirizzi più classici in città per gli appassionati del flamenco.

2 marzo 2012

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