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On the road nell'outback australiano

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On the road nell'outback australiano

Il monolite di Ayers Rock (foto Aldo Pavan)
Il monolite di Ayers Rock (foto Aldo Pavan)

È un tuffo nel rosso: il deserto, la sabbia, le strade e la polvere che ricopre il nostro fuoristrada, un camper a quattro ruote motrici. Siamo nel cuore dell'Australia, lontano dalla costa, lontano dalle città, nel mezzo del nulla.

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Somewhere in the nowhere, come dicono qui. Adelaide è alle spalle. Dopo aver lasciato l'asfaltata Stuart Highway puntiamo verso nord, verso il centro dell'isola continente, seguendo piste secondarie e con l'occhio attento alla lancetta che indica il livello di carburante dei due serbatoi del nostro mezzo. Qui i distributori sono una rarità. Minacciosi cartelli avvertono: «Next petrol station, 300 miles», la prossima pompa di benzina è a 300 miglia. L'uomo è una presenza rara, mentre imperversano i canguri e i più piccoli wallaby. Si viaggia a 100-120 all'ora. Curve quasi non ce ne sono. A Port Augusta imbocchiamo l'Oodnadatta track che attraversa il Grande Nulla. L'ultimo hotel (si fa per dire) è a Parachilna. Poi si seguono infiniti pali del telegrafo abbandonati e le insabbiate rotaie di un mitico treno, il Ghan, il Treno del Progresso che collegava la costa con l'interno.

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Come relitti nel nulla rimangono i resti di isolate città legate alla storia della corsa all'oro. Le case ora sono abitate dai fantasmi, come nel caso di Farina, un gruppo di edifici di legno battuti dal vento. Chilometro dopo chilometro si passano Maree, abitata dagli aborigeni, William Creek e Anna Creek, dove le tracce della presenza dell'uomo sono testimoniate dalla presenza di grandi cartelli che indicano l'entrata di invisibili e lontanissimi ranch. Tutte le gamme del rosso e del giallo con striature bianche dipingono le pendici dei monti del Painted Desert. Mentre a oriente si intravvedono già le grandi distese rosse delle sabbie di un altro Grande Nulla, quello del remoto e aridissimo Simpson Desert.

Mandrie di cammelli attraversano la pista mentre dal cielo grandi aquile perlustrano il territorio alla ricerca di piccole prede. Finché, finalmente, si avvicina il cuore magico dell'outback australiano: il grande monolite di Ayers Rock, montagna sacra degli aborigeni. La vista di questa spettacolare montagna da sola vale il viaggio fino a qui. Siamo nel Red Centre, il cuore dell'Australia attraversato dalle leggendarie "vie dei canti" descritte da Bruce Chatwin nell'omonimo racconto di viaggio, nel quale lo scrittore inglese indaga sulla tradizione aborigena dei canti rituali che si tramandano di generazione in generazione .

30 marzo 2012

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