La sua data di nascita è il 1967. Il colore è giallo paglierino tenue con riflessi verdognoli. Il gusto, leggermente fruttato, garbato. Il profumo, delicato, floreale con qualche nota di mandorla. Si chiama Lugana, ed è un vino considerato una delle eccellenze del Lago di Garda. Apprezzatissimo all'estero (il 50 per cento della produzione viene esportata in oltre 70 paesi), non conosce crisi, tanto che il valore della terra è arrivato ai 3-400 mila euro per ettaro contro i circa 100 mila delle regioni vinicole circostanti (Custoza e Bardolino). Una piccola Doc di circa 1100 ettari dove, nel 2011, sono nate 10 milioni e 350 mila bottiglie, e che oggi vanta anche un Consorzio Tutela Lugana Doc (vai al sito).
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Un successo in continua crescita che traina una minuscola zona a cavallo fra Lombardia e Veneto. E che comprende cinque comuni, affacciati sulla sponda meridionale del Garda: Lonato, Desenzano, Sirmione, Pozzolengo, Peschiera. Vino di lunga storia, dalle radici romane – deve il suo carattere unico al microclima del lago e all'argilla del terreno –, nasce da una particolare varietà di Trebbiano, la Turbiana. Ed è un bianco inconsueto, la cui sapidità ricorda il mare, e il cui carattere è capace di grandi invecchiamenti. Ottimo come aperitivo, è destinato a un matrimonio d'amore con il locale pesce di lago, coregone, trota, persico, lavarello. Come notava l'enologo Luigi Veronelli: «I Lugana, cosa rara nei vini, hanno una straordinaria capacità di farsi riconoscere. Tu assaggi un Lugana e, se sei un buon assaggiatore, non puoi dimenticarlo». Prodotti da un centinaio di aziende, i Lugana sono cinque: il Doc Classico di base, il Superiore, invecchiato o affinato almeno un anno, il Riserva, con 24 mesi di invecchiamento di cui sei in bottiglia, il Vendemmia Tardiva, con uve più zuccherine e dense raccolte a fine ottobre, e lo Spumante. Ed è ripercorrendo la Via del Lugana che oggi si scoprono non solo vini e cantine che lavorano per passione, ma anche osti che ripropongono gusti autentici con un pizzico di creatività.
Un viaggio che può iniziare alla Trattoria da Luisa, a due passi da Peschiera: un tempio del buon gusto, più che un ristorante. Qui Paolo Bazzoli compie la sua ricerca dei migliori ingredienti del territorio. E, mentre la moglie Nadia cucina, lui si ferma ai tavoli e racconta la storia di ogni piatto e di ogni prodotto. Proseguendo verso sud, merita una sosta il borgo medievale di Castellaro Lagusello, che sorge su un'altura affacciata su un lago a forma di cuore, dove si trova l'Atelier Noir di Emilio Cressoni (tel. 3491566871, visite su appuntamento, vai al sito), eclettico artista che crea collier, collane, orecchini, bracciali e broches. Pezzi unici, realizzati a mano, in metallo e dalle superfici martellate, dal glamour contemporaneo. Puntando di nuovo a nord verso il Garda, si entra nella Doc Lugana e si riconosce il disegno ordinato dei filari che segna il paesaggio. A San Benedetto di Lugana, tra Peschiera e Sirmione, l'Azienda Agricola Ottella produce vini da premio, come il Lugana Superiore Molceo, che per l'annata 2009 si è guadagnato il riconoscimento dei Tre Bicchieri sulla Guida ai Vini d'Italia 2012, il Lugana Selezione Le Creete, il rosso Camposireso, il passito Primaluce, e un olio extravergine d'oliva dalla bassissima acidità. A pochi metri, l'Agriturismo Cascina Girolda, dove degustare i vini (e l'olio) accompagnati dai piatti del territorio proposti dalla proprietaria Lidia Montresor, e magari prendere parte a una sua lezione di cucina. A una manciata di chilometri, l'Azienda Agricola Ca' Lojera è il posto giusto per comprare qualche bottiglia di Lugana d'annata. Fra i migliori, la Riserva del Lupo, ma anche le bollicine e il rosato.
Pochi chilometri verso i colli, e si arriva a San Martino della Battaglia. In questa zona si trova la concentrazione maggiore di cantine al top, a partire dalla blasonata Provenza, capace di produrre bianchi da grande invecchiamento come il Fabio Contado, una selezione delle migliori uve Trebbiano di Lugana, che matura 6 mesi in barriques di rovere francese. D'obbligo, una visita alla vicina Tenuta Roveglia: un vignaiolo fra i più esperti e amati della regione e alcuni grandi vini, come il Filo di Arianna, un Lugana vendemmia tardiva. Il Podere Selva Capuzza è un'altra realtà storica con vini d'eccellenza, come il Lugana Superiore Menasasso e il San Martino della Battaglia, una rarità, perché ottenuto da uve Tocai Friulano provenienti da una delle denominazioni più piccole d'Italia, che si estende per pochi ettari intorno alla Torre di San Martino. Oltre ai vini, Selva Capuzza propone un piccolo borgo trasformato in agriturismo, e un ristorante dove assaggiare la cucina del territorio. Da non perdere, il luccio in salsa con polenta e lo spiedino di coregone. Sempre all'ombra della Torre, merita una sosta l'atelier della designer Laura Stella (tel. 030918599) che, oltre a lingerie e costumi da bagno, crea una linea di bustini ispirati ai modelli del Seicento. Lungo belle strade di campagna, dopo una ventina di chilometri, si arriva a Lonato. Qui, l'impatto con la cantina La Perla del Garda è scenografico: la struttura domina il territorio dal crinale di un colle circondato da vigne. All'interno, una collezione di moto, scooter e bici a motore d'epoca, una sala degustazione di design e una barricaia. Fra i vini: diversi Lugana, un rosso importante, e spumante. Desenzano è a soli tre chilometri. Meritano due passi nel centro storico, per fare magari un po' di shopping di abbigliamento e accessori nello spaccio aziendale di Gallo (vai al sito). E fermarsi poi a La Lepre, dove si gusta una cucina che coniuga il territorio e i suoi sapori con un giusto grado d'innovazione, come il risotto in forma con trevisano e prosciutto all'Amarone, o il pescato di lago su crema morbida di patate e tartufo nero.
Chi non volesse perdersi una degustazione o un acquisto di olio d'oliva, altra eccellenza locale, deve prevedere una tappa al Frantoio Montecroce (tel. 0309911504, vendite anche on line, vai al sito). Dove, da più di cinquant'anni, la famiglia Ramanzini si dedica all'olivocoltura e alla produzione di olio extravergine di oliva Garda Dop. Ultima nata, tra le regioni vinicole affacciate sul Garda, la Doc Valtènesi. Se la Denominazione è nuova, la storia vinicola di questa zona ha radici lontane, addirittura all'epoca etrusca. E vanta un vitigno unico, autoctono: quel Groppello che nasce solo da queste parti e diventa fondamentale per ottenere lo storico Chiaretto. Per provarlo, bisogna lasciare Desenzano, seguendo per una decina di chilometri la strada panoramica che costeggia il lago, arrivare a Manerba, e poi risalire verso l'interno, sui colli della sponda bresciana fino a Polpenazze e Puegnago. Bei paesini, belle strade, terrazze panoramiche, una cantina imperdibile: l'Azienda San Giovanni di Paolo Pasini a Raffa di Puegnago. I vini sono superbi, pieni di carattere e rappresentano in modo cristallino il territorio della Valtènesi. Da provare ovviamente il Chiaretto, il San Gioan i Carati, un rosso corposo, e il Busocaldo, un Lugana di carattere. Bisogna risalire l'intera Gardesana Occidentale – la strada che costeggia il lago – per entrare, dopo circa 40 chilometri, in Trentino. Proseguendo a nord, superando Arco e Dro, si apre la Valle dei Laghi, una zona dove i vigneti godono di una felice esposizione e anche di un microclima particolare, dovuto all'ora del Garda, vento che, da aprile, soffia puntuale dal primo pomeriggio a sera. Questa è la terra della Nosiola, unico vitigno autoctono a bacca bianca del Trentino. Di montagna, adatto a forti pendenze e a terreni asciutti, fin dai tempi del Concilio di Trento produce un vino bianco secco e minerale, di bassa gradazione alcolica, fresco, acido, fruttato, ideale come aperitivo o in abbinamento alle più delicate ricette della tradizione trentina. Vinificata in purezza, dalla Nosiola si ottiene anche il Vino Santo, dolce e opulento, frutto di un lungo appassimento delle uve sulle caratteristiche arèle (graticci), dove gli acini vendemmiati rimangono fino a Pasqua. La cantina più interessante è quella della famiglia Pedrotti a Pietramurata, il cui titolare Giuseppe è un convinto sostenitore dell'agricoltura biologica. Da provare, oltre alla Nosiola in purezza, L'Aura, cuvée che coniuga in parti uguali Chardonnay e Nosiola, e il Vino Santo. Per assaporare un'altra interpretazione di questo vitigno, bisogna spingersi fino al borgo di Santa Massenza, sull'omonimo lago, nella cantina Giovanni Poli. Che propone sia la Nosiola, sia il rosso e profumato Rebo, un vitigno risultato dell'incrocio tra Merlot e Teroldego. Uniche le sue grappe: quella di Vino Santo, ottenuta dalle vinacce essiccate e impiegate per il vino (che viene poi affinata in barriques per 12 anni), e quella bianca, da vinacce fresche. La qualità notevole dipende dal processo di distillazione, che qui avviene in modo discontinuo a bagnomaria.
Infine, ridiscendendo lungo la sponda veronese del lago, si arriva sulla Strada del Vino di Bardolino, passando per Garda, Bardolino, Lazise, Cavaion, Pastrengo, fin giù a Peschiera. Questa è la patria del Bardolino. Che si ottiene da uve Corvina, Rondinalla, Molinara, Negrara, e può essere declinato in rosso oppure come Chiaretto. Tra le aziende migliori, Villabella di Calmasino, frazione di Bardolino, che propone il Bardolino Docg, il Chiaretto, e due cru: Cordevigo Rosso, ottenuto da uve Corvina, Cabernet Sauvignon, Merlot, e Cordevigo Bianco, da uve Garganega con una percentuale di Sauvignon Blanc.
5 ottobre 2012
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