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Praga: quattro itinerari nella città del Golem

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City Break

Praga: quattro itinerari nella città del Golem

La cattedrale di San Vito (foto Alamy/Milestone Media)
La cattedrale di San Vito (foto Alamy/Milestone Media)

Nessuna città meglio di Praga è in grado di ricreare una storia magica. Lo sapeva anche Neil Burger, regista di The Illusionist, che qui ha girato le scene clou di questa storia d'amore e magia cinematograficamente ambientata nella Vienna d'inizio Novecento. Apice con Lione e Torino del triangolo europeo della magia bianca, Praga è zeppa di misteri e fantasmi. Come il templare senza testa che cavalcherebbe a mezzanotte in sella al suo cavallo in via Liliova. O i teschi dei nobili protestanti decapitati in Staroměstské náměstí nel 1621, che ogni anno, nell'anniversario dell'esecuzione, si ritrovano ai piedi dell'Orologio Astronomico. Non lontano dal teatro Vinhorady, in una casa barocca di piazza Karlovo, Faust – quello della leggenda che ispirò Goethe – vendeva l'anima al diavolo. Sicuramente a Casa Faust visse nel XIV secolo il principe Václav di Opava, alchimista e naturalista, e, dopo di lui, l'inglese Edward Kelley, cercando di cambiare il piombo in oro. Anche il Ponte Carlo, eretto nel 1357 da Carlo VI per unire la Città Vecchia a Malá Strana, ha la sua storia: si dice che quando Giovanni Nepomuceno fu fatto gettare giù da qui da re Venceslao IV, l'arcata principale precipitò con lui.

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Tra Malá Strana e il Castello, ecco le tracce di un re che amava cabala e alchimia: Rodolfo II, che richiamò astronomi come Tycho Brahe e Keplero insieme a occultisti come John Dee.
Ai tempi di Rodolfo II anche i rabbini giocavano con il soprannaturale. Come Rabbi Jehuda Löw bar Bezalel, creatore del Golem, gigante d'argilla incaricato di proteggere la comunità ebraica. Immortale, invincibile, il Golem sarebbe oggi addormentato nella soffitta della Sinagoga Staronova, mentre Rabbi Löw riposa nel Vecchio Cimitero Ebraico, il più antico d'Europa. Qui vennero sepolti i membri della comunità dal XV al XVII secolo, e le tombe sono sovrapposte su diciotto strati. Accanto, la Sinagoga Pinkas custodisce l'elenco delle 77.297 vittime boeme e morave dell'Olocausto. Una testimonianza della storia degli ebrei è il Museo Židovské, con una delle più ricche collezioni d'arte giudaica al mondo: 100 mila libri – tra cui un manoscritto del 1357 – e 40 mila oggetti, come uno scudo di metallo con inciso lo stemma di Praga del 1708. Il bello è che fu Hitler a far giungere qui reperti ebraici di tutta Europa per un "museo esotico di una razza estinta". È poco più in là ecco, appunto, la Sinagoga del Golem, gioiello gotico del Ghetto, con la facciata a capanna. È la più antica d'Europa.

SAPORE DI MURO
Quando la porta d'acciaio graffita che dà su Oslanské náměstí si apre, ci si ritrova in piena guerra fredda: Bunkr Parukářka, locale underground dove si beve birra e si ascoltano gruppi electropunk, è infatti un rifugio atomico Anni 50 che, nonostante gli allegri murales e un bar un po' rétro, conserva un'aria claustrofobica. Un tour nella Praga socialista deve partire però dal Museo del Comunismo. In un palazzo del XVIII secolo, conserva cimeli d'oltrecortina: dai poster antiamericani alle foto dello scomparso monumento a Stalin, da un'aula piena di bandiere e libri russi al negozio con tanto di scaffali vuoti. Tra palazzi barocchi o art nouveau non mancano comunque le architetture tipiche del socialismo reale. Come l'Hotel Crowne Plaza (vai al sito), un palazzo pieno di marmi costruito negli Anni 50 ispirandosi alla Torre dell'Università di Mosca, o l'Hotel Jalta (vai al sito), dalla facciata in travertino stile barocco staliniano disegnata dall'architetto funzionalista Antonín Tenzer. Singolare anche il palazzo in vetro e acciaio che fu fino al 1989 il Parlamento, da poco sede distaccata del Museo Nazionale. Anche la Primavera di Praga e i tragici eventi che seguirono lasciano delle tracce. Sul palazzo centrale del Museo Nazionale ecco i segni delle pallottole delle truppe sovietiche, e una croce nel marciapiede indica dove cadde, in fiamme, Jan Palach. La Rivoluzione di Velluto del 1989 è ricordata invece al 16 di Národní třída, con una targa di bronzo con tante mani a formare il segno della pace.

UN SECOLO DI ARCHITETTURE
Decorare la vita: era questo, a inizio Novecento, secondo il critico ceco Františka Xavera Šalda, lo scopo delle arti. Filosofia che si fa materia nei cancelli ritorti, nei motivi floreali e negli arabeschi di quell'Art Nouveau (o Stile Secese) che invase all'epoca Praga. A partire da Josefov, dove le case medievali scomparvero sotto gli sfarzosi palazzi con cui la città si scrollava di dosso l'Impero austro-ungarico e l'Eclettismo viennese. Grande esempio di Liberty praghese è la Casa Municipale (Obecní Dům), ricca di mosaici e cristalli, con fregi in argento e ottone della più grande sala da concerti in città e gli affreschi di Alfons Mucha, maestro del Secese, il Liberty ceco. I suoi oli, pastelli, e i celebri manifesti di Sarah Bernhardt si ammirano anche nel museo dedicato all'artista a Palazzo Kaunicky. L'Obecní Dům è un cantiere quando spuntano le forme spigolose del Cubismo. Come la Casa della Madonna Nera, creata nel 1911 da Josef Gocar, tra abbaini inclinati e colonne asimmetriche. Energie cubiste sono anche nelle ceramiche di Pavel Janak, nei bicchieri di Josef Rosipal e nelle sculture di Otto Gutfreund. Sono anni in cui le case diventano giochi prospettici, caleidoscopi di piramidi e quadrati come la villetta di via Libusina 3 o il palazzetto a nido d'ape in via Neklanova 30, entrambi di Josef Chochol. Spigoli che si arrotondano subito nei segni morbidi del Rondo-cubismo, denso di archi e torrette. Ma quando questo stile tutto praghese trionfa nel Palazzo Adria di Pavel Janak e Josef Zasche su via Jungmannova, agli occhi della nuova leva di architetti il Cubismo sembra già troppo attento all'estetica e poco alla funzione. Nascono il Classicismo moderno e il Funzionalismo. Il primo si esalta in Villa Müller, dove Adolf Loos cura ogni cosa, dalla scarna facciata ai giochi prospettici dell'interno. Promuove il Funzionalismo invece il Palazzo delle Esposizioni (Veletržní Palác), cubo in cemento e vetro cadenzato da grandi finestre a strisce e ampie balconate. Qui, all'interno, ecco quattro tesori del Novecento: la Donna seduta di Egon Schiele, il Gatto affogato di Jan Štursa, il Ritratto del poeta Albert Ehrenstein, di Oskar Kokoschka e il Genio delle acque di Emil Filla.

22 ottobre 2012

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