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Londra: la nuova fotografia del Medio Oriente

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Londra: la nuova fotografia del Medio Oriente

Manal Al-Dowayan,  I am an Educator ("Io sono un'educatrice") 2005–7 (Art Fund Collection of Middle Eastern Photography at the V&A and the British Museum)
Manal Al-Dowayan, I am an Educator ("Io sono un'educatrice") 2005–7 (Art Fund Collection of Middle Eastern Photography at the V&A and the British Museum)

1978, mancano poche settimane alla caduta dello shah. Le strade di Teheran sono invase da studenti, casalinghe, religiosi, comunisti e nazionalisti, tutti uniti contro Reza Pahlavi. Tra loro un gruppo di uomini dà fuoco a un ritratto dello shah, impresso sulla pellicola da Abbas, forse il fotografo più noto dell'Iran e della mostra Light from the Middle East: New Photography ("Luce dal Medio Oriente: una nuova fotografia"), ospitata al Victoria and Albert Museum di Londra fino al prossimo 7 aprile.

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Trentuno fotografi – quasi la metà donne – provenienti da 13 paesi dal Maghreb fino all'Afghanistan mostrano il loro punto di vista sul Medio Oriente.
Le 95 immagini, che appartengono al Victoria and Albert Museum e al British Museum, sono state divise in tre categorie: Recording, Reframing e Resisting.

Nella sezione Recording, che analizza la fotografia nella sua funzione di testimone della realtà, si trovano alcuni bellissimi esempi di fotogiornalismo. Come le opere di Abbas che nella sua lunga carriera ha documentato anche la rivoluzione iraniana dal '78 all'80.
Oppure un soggetto entrato nell'immaginario classico: una madre ormai anziana che mostra la fotografia del figlio morto durante la guerra tra Iran e Iraq dell'1980-1988.
Il contrasto tra una madre con il viso ormai coperto di rughe e il figlio per sempre giovane fa parte della serie Le madri dei martiri di Newsha Tavakolian, trentenne autodidatta di Teheran e una delle poche fotogiornaliste iraniane.

Nella sezione Reframing le immagini sono trattate e manipolate.
Tra queste i ritratti della serie Qajar (la dinastia che ha governato la Persia fino al 1925 quando sul trono salirono i Pahlavi) dell'iraniana Shadi Ghadirian, nata a Teheran nel 1974.
Nella fotografia virata in seppia una giovane donna posa su uno sfondo dipinto come negli studi fotografici di inizio ‘900. La ragazza indossa abiti tradizionali ma esibisce occhiali Ray-Ban con l'aria assente e impassibile delle donne contemporanee.
Oppure The Break ("la pausa") dell'egiziana Nermine Hammam nella quale due giovani soldati fotografati nel 2011 in mezzo alle violente proteste di piazza Tahrir vengono trasferiti con un fotomontaggio dal Cairo a uno stereotipato paesaggio alpino.
«Hamman è rimasta colpita quando ha visto arrivare i soldati (in piazza Tahrir, ndr) dalla loro aria vulnerabile da ragazzini e come fosse evidente la loro voglia di essere in qualsiasi posto tranne lì », ha spiegato la curatrice Marta Weiss al New York Times.

L'ultima sezione si intitola Resisting e indaga il potere manipolatorio della fotografia. Tra gli esempi più interessanti l'opera dello scrittore, fotografo e regista afghano Atiq Rahimi e la sua immagine della serie Sulla soglia del tempo dove la fotografia di un uomo anziano in abiti tradizionali e in bianco e nero è stata sottoposta a processi di "invecchiamento" che contraddicono la data del 2002.

Light from the Middle East: New Photography
Dove: Victoria and Albert Museum. Cromwell Road, Londra
Quando: fino al 7 aprile
Orari: dalle 10 alle 17.45. Il venerdì dalle 10 alle 22
Biglietti: ingresso gratuito

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