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Milano celebra Emilio Isgrò

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Milano celebra Emilio Isgrò

  • – di Francesca Pace
Lolita, 1964, 40x60 cm, china su libro tipografico in box di legno e plexiglass, Collezione privata
Lolita, 1964, 40x60 cm, china su libro tipografico in box di legno e plexiglass, Collezione privata

Milano rende omaggio a Emilio Isgrò con una grande antologica curata da Marco Bazzini e allestita in tre sedi museali: Palazzo Reale, Gallerie d'Italia e Casa del Manzoni. Fino al 25 settembre si potrà ripercorrere il lavoro del grande artista siciliano che, con le sue famose cancellature, realizzate a partire dal 1964, ha fondato un nuovo linguaggio artistico.

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Abituati a nutrirci con una dieta tanto ricca di parole, alla fine non siamo più in grado di leggerle. È quando ci vengono sottratte che riscopriamo tutta la loro forza e potenza. E' questo il senso della parola per Emilio Isgrò. Ed è questo il senso del suo gesto, quello della cancellatura, che non vuole essere distruttivo o censorio. Al contrario, vuole esaltare la parola, il suo significato, estrapolandola dal suo contesto originario e indurre lo spettatore a riflettere.
La mostra ha inizio da Palazzo Reale dove è esposto il corpus di opere storiche insieme a grandi installazioni, che rappresentano uno degli aspetti più significativi, ma ancora poco conosciuti, del suo lavoro. Dai temi della riflessione sull'identità e l'autorialità, affrontati dall'artista fin dalla fine degli anni Sessanta con le opere Il Cristo cancellatore (1968) e Dichiaro di non essere Emilio Isgrò (1971), al Dichiaro di essere Emilio Isgrò (2008), l'imponente opera concepita quasi quarant'anni dopo. Da qui, vengono poi affiancate altre celebri cancellature e che segnano l'evoluzione di questo gesto: l'Enciclopedia Treccani (1970), I promessi sposi non erano due (1967), la Costituzione cancellata (2010), la Cancellazione del debito pubblico (2011), il Trittico del Sole (2013) e il Modello Italia (2013).

Agli Anni '60, risalgono anche le poesie visive, un'evoluzione nel tempo della cancellatura. Ne sono un esempio le famose Wolkswagen (1964) e Jacqueline (1965), Antony and Cleopatra (1966), e le "storie rosse" (alcune di queste mai esposte finora).
Con un lavoro di sintesi, dalla parola passa alle "lettere estratte" (lettere o note musicali estrapolate dal loro contesto) e alla nascita delle "macchie". Siamo negli anni Ottanta e il tratto della cancellatura, da nero, diventa bianco, e al testo scritto spesso si sostituisce un'immagine, come nelle installazioni L'ora italiana (1985) e La veglia di Bach (1985). E, ancora, da qui si arriva ai "particolari ingranditi", dove è l'immagine o un dettaglio di essa a essere evidenziata. Un esempio è il monumentale Seme dell'Altissimo, esposto all'Expo di Milano nel 2015 e che sarà collocato, definitivamente, al Parco Sempione proprio nel luogo dove si svolse la prima esposizione universale nel 1906.

Alle Gallerie d'Italia, sede museale di Intesa Sanpaolo, sarà esposto nel caveau, utilizzato per la prima volta come spazio espositivo, L'occhio di Alessandro Manzoni, una emozionante cancellazione del famoso ritratto di Hayez. Per Isgrò, infatti, il grande scrittore è il simbolo di una unità nazionale oggi più che mai necessaria nell'Italia che cambia con l'Europa e con il mondo. E non è un caso che il percorso della mostra si concluda a Casa del Manzoni, dove l'artista ritorna a distanza di cinquant'anni sul capolavoro manzoniano cancellandone venticinque volumi (+ 10), lo stesso numero di lettori che l'autoironico autore prevedeva per se stesso.

Il progetto è promosso e prodotto dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Intesa Sanpaolo, Centro Nazionale Studi Manzoniani, dalla casa editrice Electa e nasce da un'idea dell'Archivio Emilio Isgrò.

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