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Camusso: meno disuguaglianze

Boccia: se facciamo errori ci giochiamo un pezzo di industria. Camusso: ridurre le disuguaglianze

Susanna Camusso e Vincenzo Boccia
Susanna Camusso e Vincenzo Boccia

La crescita del paese come obiettivo. Con la produttività che è uno dei problemi fondamentali per renderelo più competitivo. Sulla strada da percorrere e su come affrontare questi temi si sono trovati faccia a faccia Vincenzo Boccia e Susanna Camusso, un primo incontro pubblico tra il presidente di Confindustria e la leader della Cgil, sulla piazza di Serravalle Pistoiese. “Le ragioni del futuro”, è il titolo degli appuntamenti organizzati dalla Cgil. Ed è il futuro del paese il tema del confronto, che ha affrontato anche le questioni di più stretta attualità politica, come il referendum costituzionale.

Boccia ha esordito sull'importanza della questione industriale e sul circolo virtuoso: più produttività, più investimenti, più occupazione e più ricchezza da redistribuire. In uno scenario, ha ricordato il presidente di Confindustria, in cui negli ultimi 15 anni il nostro paese ha perso 30 punti di costo del lavoro per unità di prodotto rispetto alla Germania. E le relazioni industriali, ha aggiunto, sono un elemento fondamentale per rilanciare la produttività.

Anche per la Camusso il problema produttività è in cima alla lista, ma per la numero uno della Cgil è prima di tutto una questione di rilancio degli investimenti privati, di formazione: «non si può intervenire solo sul salario, è prioritario ridurre le disuguaglianze». Su questi temi il confronto tra Confindustria e sindacati si è avviato il 28 giugno e c'è già in calendario un nuovo appuntamento a fine luglio. «Condividiamo l'obiettivo e il fine, ci distingue il come» ha affermato Boccia. Per ridurre le disuguaglianze ha aggiunto «bisogna prima creare ricchezza e poi redistribuirla», rilanciando comunque il dialogo con il sindacato. Ci sono in ballo non solo nuove relazioni industriali, la politica economica del paese. Inevitabile la domanda del moderatore sul contratto dei metalmeccanici, ancora aperto: per la Camusso, ha ripetuto ieri, la proposta di Federmeccanica non può andare bene: «solo in 4-5% dei lavoratori avrebbe il beneficio dal contratto nazionale, aumenterebbe le disuguaglianze», anche perché, ha sottolineato la leader Cgil, solo una piccola parte fa contrattazione aziendale.

Replica del presidente di Confindustria: se all'interno dei vari settori le aziende che hanno fatto contrattazione aziendale sono quelle che vanno meglio, hanno dato più salario ai lavoratori e fatto investimenti, vuol dire che è questa è la strada da percorrere. Ed ha di nuovo sollecitato la detassazione e decontribuzione del salario di produttività come misura fiscale per incentivare questo percorso. «Se facciamo errori, non facciamo solo un cattivo accordo, ci perdiamo un pezzo del paese», ha continuato Boccia.

Il referendum: il si è nel nostro Dna
Il presidente di Confindustria, rispondendo alle domande del moderatore, ha spiegato la presa di posizione di Confindustria sul referendum: un sì preso all'unanimità del Consiglio generale. Una scelta che è nella storia di Confindustria, motivata dall'esigenza di stabilità e governabilità per avere una visione di lungo termine e poter fare le riforme che servono al paese. Non significa essere collaterali al governo, vuol dire «essere onesti intellettualmente, potevo tenerle nel cassetto», ha poi risposto Boccia replicando alle critiche della Camusso sulle previsioni del Csc che indicavano meno 4 punti di pil in caso di vittoria dei no e delle conseguenze politiche che si sarebbero generate. Per concludere che davanti ad un eventuale spacchettamento del quesito referendario «ci sarebbero elementi di riflessione», c'è il rischio, secondo Boccia, che la riforma «diventi un mostro».



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