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La finanza alternativa, un’opportunità in più per le imprese

Equity o debt, crowdinvesting e opportunità dal PNRR, nuovi strumenti a disposizione dei CFO per garantire la crescita finanziaria delle PMI

È un mondo in fermento quello della finanza alternativa d’impresa che rappresenta un’opportunità in più per le aziende italiane impegnate nella diversificazione del funding mix necessario allo sviluppo dei piani di crescita. Il fenomeno interessa strumenti ancora poco affermati ma le iniziative sempre più frequenti in quest’ambito mostrano segnali incoraggianti per gli operatori del settore.

Di sicuro interesse è la formula del crowdinvesting, cui l’Osservatorio del Politecnico di Milano ha dedicato lo scorso 20 luglio un approfondimento. Il modello consente alle aziende di ottenere finanziamenti attraverso piattaforme digitali che mettono in contatto, senza intermediazione bancaria, gli investitori istituzionali, o anche le persone fisiche, con le imprese in cerca di un finanziamento. La formula si articola secondo due modalità: l’equity, che prevede la sottoscrizione di quote del capitale di rischio della società, e il lending, che costituisce un prestito a tutti gli effetti. Stando al report del Politecnico milanese, quest’anno sono stati registrati ben 80 provider digitali attivi nella fornitura di questi servizi. Complessivamente, tra partecipazioni azionarie dirette e sottoscrizione di titoli di debito, si arriva ad un valore stimato di quasi un miliardo di euro.

Ma come sono disaggregati questi valori? Innanzitutto, le formule di investimento in capitale di rischio rappresentano poco meno di 300 milioni. I minibond – ossia le obbligazioni a medio-lungo termine emesse tipicamente da PMI non quotate e di solito destinati a piani di sviluppo, investimento o refinancing – si fermano a 25 milioni e la restante parte (e più significativa in termini percentuali) riguarda il social lending, cioè i prestiti peer to peer tra soggetti privati, con raccolta di circa 120 milioni da privati e 520 da imprese.

A novembre questa tipologia di finanza alternativa potrebbe decollare a seguito dell’entrata in vigore del regolamento European Crowdfunding Service Providers, il cui intento è quello di rendere il mercato più trasparente ed efficiente, permettendo l’ingresso di operatori stranieri.

Il ricorso a queste modalità di finanziamento offre diversi vantaggi per le PMI. Sfruttando le piattaforme digitali dedicate, innanzitutto, è possibile raggiungere un pubblico potenzialmente illimitato. Inoltre, le imprese possono farsi conoscere da investitori, istituzionali ma anche da persone fisiche, a caccia di rendimenti interessanti. Senza contare la visibilità generata dalla piattaforma che consente alla PMI di presentarsi e illustrare i propri progetti, cogliendo così un’occasione di marketing che può anche aumentare la sua credibilità sul mercato.

Anche i contributi pubblici si rivelano in questa fase particolarmente interessanti per le aziende che vogliono cogliere tutte le opportunità espansive a disposizione. In particolare il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, prevede degli stanziamenti in favore delle piccole e medie imprese. Nel dettaglio, una somma pari a 1,95 miliardi di euro sarà destinata a sostenere l’internazionalizzazione delle PMI, agendo sui servizi offerti dal Fondo, introdotto con la legge 394/81 e gestito da Simest, che eroga contributi e prestiti agevolati a imprese italiane operanti sui mercati esteri. Ci sono poi ulteriori 700 milioni messi a disposizione del Fondo nazionale per l’innovazione con l’obiettivo di investire, con un impegno medio pari a 1,2 milioni di euro, in 250 piccole e medie imprese attive sul fronte della ricerca e sviluppo. Un’ulteriore leva per rendere le PMI protagoniste della ripresa economica post pandemica.

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