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Le PMI guardano al futuro con fiducia: 7 su 10 prevedono maggiori ricavi nel prossimo biennio

Il sistema produttivo italiano punta sulla qualità per crescere sul mercato domestico e vincere la competizione internazionale. Le incognite: carenza di materie prime e costi energetici.

Si preannunciava una catastrofe, con il lockdown dello scorso anno che ha visto fabbriche chiuse e produzione ferma in molti settori e tutta l’incertezza della pandemia, invece il biennio 2020-2021 non è andato poi così male. Solo poco più di un terzo delle PMI italiane pensa che sia stato peggiore del precedente, mentre la stessa identica percentuale pensa che sia addirittura andato meglio.

A fotografare l’ottimismo delle nostre aziende è l’undicesima wave del Market Watch PMI, realizzato dall’Ufficio Studi di Banca Ifis in collaborazione con Format Research e frutto di oltre 500 interviste raccolte nel mese di novembre 2021. Il sentiment positivo si riflette anche sulle previsioni per i prossimi due anni. Un’azienda su due si aspetta che il biennio 2022-2023 sia migliore per quanto riguarda la sua attività rispetto ai due anni precedenti, mentre solo il 12% si attende un peggioramento. Questo atteggiamento di fiducia è condiviso trasversalmente da aziende di ogni dimensione, anche se è tra quelle più grandi che si registra il dato più positivo: ben il 66% delle imprese con un numero di addetti compreso tra 50 e 249, infatti, si è detto ottimista rispetto ad un miglioramento della situazione economica.

«Nel 2021 siamo tornati ai livelli di traffico del 2019, un anno comunque critico per il panorama ligure, grazie alla compensazione sulle nuove aree di business che, se accompagnata da uno sblocco del traffico passeggeri, potrebbe portare a un incremento del fatturato di almeno il 10% nel prossimo biennio», afferma Gianmassimo Lombardi, Direttore Amministrativo di Culp Savona, azienda che si occupa di movimentazione merci in ambito portuale.

Il report di Banca Ifis rileva che, in controtendenza rispetto al biennio precedente, quasi il 70% delle PMI si aspetta una crescita dei ricavi sul mercato domestico, praticamente la stessa quota che prevede anche un incremento dall’export. Un aumento che, secondo un’impresa su cinque, sarà per il mercato italiano addirittura superiore al 50%.

Ovviamente, per ottenere questi risultati occorre darsi da fare. A questo proposito, il 40% delle piccole e medie imprese ritiene sia importante lavorare sulla qualità dei prodotti, vero elemento distintivo della competitività italiana. Il 33% pensa sia necessario ampliare la gamma della propria offerta e un altro 27% intende incrementare i prezzi.

Tra i rischi che possono minacciare la ripresa tanto attesa c’è in particolare la carenza di materie prime, segnalata dal 70% del campione. Seguono i costi dell’energia in aumento (45%), le difficoltà legate alla sostenibilità e alla transizione digitale, sottolineate dal 23% delle imprese.

«Stiamo anche vivendo un problema di reperimento delle competenze e per questo stiamo puntando sulla formazione dei lavoratori anche sull’attività manuale», aggiunge Lombardi di Culp Savona, «un’altra priorità sarà la qualità del processo per aumentare la sicurezza sul lavoro, mentre la digitalizzazione ha un impatto meno rilevante perché coinvolge solo il 5% del personale che svolge attività di ufficio».

Sul fronte della trasformazione tecnologica, solo il 33% delle piccole e medie imprese fa ricorso all’e-commerce e il 12% si attende una crescita sotto questo punto di vista.

Resta da capire quanto influiranno, sotto il profilo della digitalizzazione e della sostenibilità, i fondi legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il programma da 222 miliardi di euro impatterà in maniera positiva sull’intera economia per il 54% delle piccole e medie imprese e il 37% si aspetta effetti benefici anche nel proprio specifico settore di attività.

«Abbiamo in gestione una serie di mezzi convertibili da diesel ad elettrico », l’esempio di Lombardi, «sono investimenti che ipotizziamo possano essere supportati dal Pnrr». E che consentirebbero di raggiungere tre obiettivi contemporaneamente: «un minor impatto ambientale, una maggior tutela della salute dei lavoratori ed una superiore efficienza nei lavori al chiuso grazie al venire meno della necessità delle turnazioni veloci».


Il report

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WP_BancaIfis_12-Dicembre2021

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