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L’Italia arranca sul digitale, ma la PA è più avanti di quanto sembri

In fondo alla classifica europea, il nostro Paese spicca per i servizi pubblici online, in particolare quelli rivolti alle imprese. Da Next Generation EU in arrivo 40 miliardi per accelerare su cloud computing, open data e cyber security

Insieme a quella ecologica, la transizione digitale rappresenta uno dei pilastri di Next Generation EU, il piano di ripartenza post pandemica finanziato dalla Commissione europea. Per il nostro Paese si tratta di un investimento pari a 40 miliardi di euro, fondamentale se si pensa che l’Italia si trova in fondo alle classifiche europee sulla digitalizzazione.

Secondo l’indice Desi (Digital Economy and Society Index) elaborato dalla Commissione europea per misurare il grado di digitalizzazione dei Paesi membri, nel 2019 l’Italia occupava il 25simo posto su 28 e, in una scala che va da zero a 100, si attestava su un valore di 43,65 contro una media europea di 52,62. Cinque i “capitoli” che vengono considerati e compongono l’indice Desi: connettività, capitale umano, utilizzo dei servizi internet, integrazione delle tecnologie digitali, servizi pubblici digitali. Interessante notare come considerando solo quest’ultimo elemento, l’Italia risalga fino alla 19sima posizione in classifica, con un punteggio pari a 10,12, contro una media europea di 10,8. L’Estonia, che primeggia in Europa sotto questo punto di vista, arriva a 13,4, mentre all’ultimo posto si trova la Romania con 7,261.

Una delle voci di questo indicatore che riguarda la PA è riferita ai servizi digitali pubblici rivolti alle aziende, come quelli per avviare e gestire l’attività di un’impresa che sono già digitali. In particolare, i portali che oltre a fornire informazioni permettono anche l’accesso diretto a questi servizi ricevono un punteggio più elevato. Sotto questo profilo l’Italia si pone addirittura al di sopra della media europea. L’ultima edizione ci assegna infatti un punteggio pari a 18,61 (in crescita di oltre 5 punti dal 13,15 del 2015) su un massimo di 20, contro una media europea di 16,9. Solo Danimarca ed Estonia ottengono punteggio pieno, la situazione peggiore si registra in Romania, con 8,32 punti su 20.

Ma quali sono le priorità di investimento digitale della Pubblica Amministrazione? Le ha fissate a marzo 2021 il ministro dell’Innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao durante le audizioni alla commissione trasporti della Camera e a quella bilancio del Senato nell’ambito dell’esame della proposta del Piano nazionale di ripresa e resilienza: l’adozione del cloud computing, rafforzamento della cybersecurity e l’adesione dell’Italia al progetto di cloud europeo Gaia-X lanciato da Francia e Germania per lo sviluppo di una federazione efficiente e competitiva, sicura e affidabile di infrastrutture di dati e fornitori di servizi per l’Europa.

In sintesi, significa interconnettere e far dialogare tra loro i database e i sistemi dell’Amministrazione Pubblica. Il ministro ha fissato anche l’obiettivo di garantire l’accesso alla banda larga in tutta Italia entro il 2026, quattro anni in anticipo rispetto alla scadenza fissata dalla Commissione europea per la transizione digitale nell’Unione. Una misura cruciale per la digitalizzazione del Paese.

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