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RAPPORTO PAESE | Ungheria

Un percorso chiaro tra tasse e incentivi agli investimenti

Credito di imposta fino all’80% per chi crea lavoro e sostegno alle aziende in fase di crescita

  • –di Luca Bosco e Carlo Sanna - Sts Deloitte

La Repubblica d’Ungheria è una delle nazioni aderenti all’Unione europea che è uscita prima dalla crisi economica e che da tre anni presenta uno dei più alti tassi di crescita del Pil all'interno della Ue (1,5% nel 2013, 3,6% nel 2014 e 2,9% nel 2015). Tali effetti sono il risultato, in particolare, degli ampi investimenti pubblici sostenuti dai fondi europei che hanno stimolato i livelli della domanda interna e l’occupazione, nonché della stabilità che la nazione ha raggiunto sul piano politico ed economico internazionale.
L’adesione alla Ue, in particolare, consente alle imprese italiane ed europei che operano (o che intendono operare) in Ungheria di fruire dei benefici del mercato unico e delle agevolazioni di natura fiscale derivanti dall’applicazione delle direttive europee in materia di imposizione diretta (quali ad esempio la direttiva Madre-Figlia e Interessi e Royalties). L’Ungheria non ha tuttavia aderito all’Eurozona e, pertanto, continua ad utilizzare la propria valuta locale: il fiorino ungherese (1 euro = 315 fiorini).
Il Paese è comunque molto attivo da un punto di vista delle relazioni internazionali, in quanto, oltre a far parte della Ue dal 2004, è anche membro dell’Ocse, della Wto e dell’Fmi e dispone di un network di settantacinque convenzioni contro le doppia imposizione. Più di recente, l’Ungheria ha anche siglato l’accordo Facta con gli Stati Uniti d’America e aderito al progetto Beps dell’Ocse e del G-20.
Un punto critico dell’economia ungherese è, invece, ancora rappresentato dalle difficoltà che caratterizzano l’investimento privato - sia locale che estero - dovute principalmente ad alcuni problemi strutturali persistenti nel Paese, quali un’eccessiva burocrazia, la difficoltà di accesso al credito e un contesto fiscale non particolarmente competitivo, caratterizzato - in particolare - da elevati oneri di compliance (si veda per questo il Country Report sull’Ungheria della Commissione europea del 2016). Su quest’ultimo aspetto si registrano, comunque, alcune riforme recentemente adottate dal governo.

Il regime fiscale e le agevolazioni per le imprese
Venendo ai principali aspetti societari e fiscali riguardanti le società, merita evidenziare come gli investitori esteri possono costituire società interamente controllate o decidere di partecipare in società o joint-venture ungheresi secondo varie forme legali, le cui principali sono le società di capitali Rt e Kft, corrispondenti ungheresi delle nostre S.p.A. e S.r.l.; con riguardo a queste ultime (Kft), occorre segnalare che è stato previsto un innalzamento della soglia minima di capitale che è passata dai precedenti 500mila fiorini agli attuali 3 milioni.
Con specifico riferimento all’imposizione diretta sui redditi prodotto dalle società di capitali residenti in Ungheria e dalle stabili organizzazioni ungheresi di società estere, giova notare come l’aliquota d’imposta si applichi secondo due scaglioni: 10% fino ad un reddito pari 500 milioni di fiorini (pari a circa 1,6 milioni di euro) e 19% per la quota di reddito che eccede detta soglia. Trovano peraltro applicazione talune sopratasse con riferimento ad alcuni settori dall’economia quali quello finanziario, energetico e telecomunicazioni. Nell’ambito dell’imposizione diretta operano, inoltre, una serie di norme antielusive specifiche quali: la thin-capitalisation rule (con un livello di indebitamento che non può superare il rapporto di 3:1 rispetto all’equity); la Cfc-rule e la disciplina transfer pricing conforme alle linee guida Ocse, a cui si deve aggiungere a una clausola generale antiabuso (la cosiddetta Gaar). Trova ovviamente applicazione la disciplina Iva comunitaria con le aliquote del 27, 18 e 5% a seconda dei beni ceduti e servizi prestati.

Gli incentivi agli investimenti privati
Proprio nell’intento di incentivare l’investimento privato, l’Ungheria ha adottato diverse disposizioni di natura fiscale volte ad attrarre gli investimenti e favorire la crescita. Trattasi, in particolare, di un’agevolazione fiscale fruibile su diverse tipologie di investimento (da valutare caso per caso) che concorrono allo sviluppo o alla creazione di nuovi posti di lavoro e che - a determinate condizioni - consente di ottenere un credito d’imposta pari sino all’80% dell’imposta sui redditi delle società dovuta; nonché delle specifiche deduzioni agevolate relativi ai costi sostenuti in attività di ricerca e sviluppo e - per le piccole e medie imprese - agli interessi derivanti da finanziamenti ottenuti per l’acquisizione o produzione di immobilizzazioni materiali.
A partire dal 25 giugno 2015, per di più, può trovare applicazione un particolare regime di tax deferral appositamente predisposto per le società con business in crescita che presentano un utile ante imposte maggiore di cinque volte rispetto a quello consuntivato nell’esercizio precedente, in base al quale dette società possono differire il pagamento dell’imposta sul reddito di due anni.
Occorre poi evidenziare la presenza di un regime agevolativo della proprietà intellettuale (la cosiddetta Ip box), che, peraltro, è stato oggetto di un recentissimo progetto di riforma presentato dal governo ungherese il 3 maggio scorso. L’attuale disciplina, infatti, non risulta in linea con le conclusioni cui è giunto l’Ocse/G-20 nell’ambito del Beps-Action 5 e, dunque, necessita di alcune modifiche volte segnatamente a recepire il cosiddetto nexus approach.
Gli investitori non residenti hanno inoltre la possibilità di beneficiare della procedura di ruling che consente di delineare preventivamente con l’amministrazione fiscale ungherese l’impatto fiscale dei propri progetti d’investimento e - vieppiù - di un sistema tributario che non prevede l’applicazione di ritenute alla fonte su dividendi, interessi e royalties in uscita.
Occorre segnalare, infine, che con la recente legge finanziaria per il 2016, è stato introdotto uno specifico sistema di classificazione delle imprese, operante su base trimestrale e volto ad attribuire alle stesse un livelli di rischio fiscale, al fine precipuo di contrastare l’evasione fiscale e riconoscere benefici fiscali alle società più meritevoli (tra cui la riduzione delle sanzioni amministrazione e dei termini per l’ottenimento dei rimborsi Iva).

lubosco@sts.deloitte.it
casanna@sts.deloitte.it

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