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Marcegaglia «Coesione sociale a rischio senza riforme»

di Nicoletta Cottone

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21 MAGGIO 2009

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Le banche tornino a fare il loro mestiere. «Da imprenditori, noi pretendiamo che i banchieri tornino a fare il loro mestiere: sostenere l'economia che investe, creare posti di lavoro, prodotti veri e non castelli di carta», ha chiesto la presidente di Confindustria. E allo Stato la leader degli imprenditori ha chiesto di non sostituirsi al mercato. No ad una nuova Bretton Woods. Per regolare il sistema della finanza bastano «principi condivisi di regolazione» e «un'efficace sorveglianza che ne assicuri il rispetto». Se il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ritiene necessarie regole comuni nell'ottica di una nuova Bretton Woods, la Marcegaglia dice «no» a regole troppo rigide, ma si dice favorevole a «ripensare le regole per la finanza». Per la presidente degli industriali, «la crisi finanziaria non nasce nei paradisi fiscali, che vanno combattuti per ragioni di equità. Non è dovuta agli hedge fund o al private equity». La crisi, ha ricordato Emma Marcegaglia, è esplosa nel cuore del sistema, nelle principali piazze finanziarie e poi è dilagata nel resto del mondo. «È lì che qualcosa non ha funzionato», «le regole c'erano, ma erano mal congegnate e i meccanismi di vigilanza si sono rivelati inadeguati e con gravi lacune» e «nel ridisegnare le regole, occorre modificare le norme pro-cicliche come Basilea 2 e nel contempo evitare la moltiplicazione inutile di norme e controlli che finirebbero per azzoppare i mercati finanziari».

Tifiamo per Fiat. Se la Fiat «si affermerà tra i pochi grandi gruppi mondiali sarà un ottimo risultato per tutto il Paese. E noi tifiamo perché ciò accada». In merito all'operazione Fiat-Chrysler-Opel la leader di viale dell'Astronomia ha sottolineato che «la rimonta della Fiat dimostra l'importanza dell'innovazione e di un rapporto armonioso tra proprietà e management. Queste sono le carte importanti che sta giocando nella difficile partita del riassetto del settore automobilistico».

Stroncare ogni collusione con la mafia. Tornando sul tema della legalità Emma Marcegaglia ha ribadito l'impegno del mondo imprenditoriale nella lotta per la difesa della legalità. «Ribadisco la volontà di Confindustria - ha detto - di stroncare ogni forma di contiguità tra le imprese e le organizzazioni mafiose. Le mafie controllano vaste aree del paese e le inchiodano all'arretratezza. Si genera così un circolo vizioso: il sottosviluppo alimenta la criminalità e questa crea un'economia parallela che offre impiego a vasti strati della popolazione, conquistandone la complicità». Per la Marcegaglia, «occorre spezzare questo cerchio infernale. Lo Stato deve riprendere il pieno controllo di tutto il territorio del paese». La leader degli industriali ha ricordato inoltre che la mafia non è un fenomeno che riguarda solo il Mezzogiorno ma anzi «si sta allargando e infiltrando, attraverso il riciclaggio, anche al Nord».

Il federalismo non sia alibi per aumentare le tasse. «Il federalismo non deve essere in alcun modo una giustificazione per aumentare la spesa pubblica e di conseguenza la pressione fiscale. Giá soffochiamo di troppa spesa pubblica». Per Marcegaglia la nuova legge sul federalismo fiscale lascia in buona parte indefinite le modalitá di attuazione e le rimanda a successivi atti del governo. Ma le risorse, dice ancora, vanno assegnate in base non più al criterio di spesa storica ma a quello dei costi standard che devono essere finalmente definiti, con grande rigore e laddove giá esistano, come nella sanità, devono essere fatti rispettare.

Auspico che la Cgil torni a operare con noi. «Auspico che la Cgil torni presto a operare insieme a noi per il bene del Paese, per il bene dei lavoratori. Spero che sappia riconoscere onestamente i risultati che conseguiremo per la produttività e le buste paga. I fatti ci daranno ragione» sulla riforma dei contratti. Per Emma Marcegaglia la riforma del modello contrattuale, ricorda Marcegaglia, é stata firmata da 34 organizzazioni d'impresa e sindacati. «Questo non accadeva dal 1993. Cisl e Uil sin dall'inizio hanno condiviso l'importanza di questo percorso» e la Cgil no. La riforma «favorisce a livello aziendale la promozione di incentivi per ottenere guadagni di produttività di cui beneficieranno anziutto i lavoratori», sottolinea Marcegaglia, «ho fatto di tutto di tutto per convincere la Cgil. Ma la Cgil non ha creduto in questo cambiamento e lei sola non ha firmato l'accordo. Noi abbiamo scelto comunque di andare avanti. La modernizzazione del Paese non può arrestarsi di fronte ai veti».

21 MAGGIO 2009
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