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Autunno caldo per il lavoro
Napolitano fa appello all'Europa

dall'inviata Cristina Casadei

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5 settembre 2009

A Masero vicino Milano ci sono stati momenti di tensione dopo che sei operai della Esab hanno scelto di protestare contro il provvedimento di mobilità per 85 dei 143 dipendenti dell'azienda, salendo sul tetto della fabbrica. A Napoli altri lavoratori sono saliti sul Maschio Angioino, a Roma sul Colosseo, a Imola hanno fatto lo sciopero della fame. Tanti ormai hanno preso come esempio il gesto estremo degli operai della Innse, rimasti per otto giorni su una gru, anche se la ripetitività di queste azioni ne sta affievolendo l'efficacia. Certo è che rappresentano le fondamenta su cui poggiano le parole di preoccupazione sul futuro del lavoro che al workshop Ambrosetti a Cernobbio sabato hanno pronunciato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e l'ex ministro degli Esteri Massimo D'Alema. Così come molti imprenditori che hanno fatto previsioni stabili o in lieve calo per l'occupazione nei prossimi mesi. Pur senza lanciare allarmismi, e con poche eccezioni, al Forum Ambrosetti non si è parlato di grandi campagne di assunzione. Il sole, che è tornato a splendere sul lago di Como dopo la tempesta che si è scatenata ieri mattina, non è bastato a fugare le nuvole di preoccupazione. La soglia di attenzione è alta, al punto che per domani, giornata della politica e del sindacato, è previsto anche un colloquio privato tra il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e il leader della Cgil, Guglielmo Epifani.

Negli ultimi giorni si sono susseguiti piccoli segnali di ripresa. Per il lavoro, in Italia, il più significativo è arrivato dai dati Inps sulla cassa integrazione che hanno evidenziato un forte rallentamento nel ricorso agli ammortizzatori. In agosto, infatti, tra cig e cigs sono stati richiesti 53,7 milioni di ore, un numero sei volte maggiore rispetto al 2008 ma pari al 40% in meno rispetto a luglio. La previsione del Fondo monetario internazionale dice che la ripresa è più vicina, ma sarà fragile. Per questo il timore espresso da Napolitano è che i prossimi mesi potrebbero essere drammatici sul fronte dell'occupazione. Per superarli, secondo Napolitano deve essere centrale il ruolo dell'Europa che «ha fatto la sua parte», ma ora deve impegnarsi, in vista del G20 di Pittsburgh, sui temi di un nuovo quadro di regole per il settore finanziario per «bloccare il rischio di un ritorno a pratiche che hanno comportato e causato la crisi finanziaria». All'Europa ha fatto appello anche il primo ministro francese, François Fillon.

Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, «Napolitano ha ragione ma ci sono poche orecchie che ascoltano. La crisi non è finita e ci aspettano mesi difficili da gestire sul piano dell'occupazione e della tenuta dei salari». Il cammino appare lungo e difficile, come ha detto anche Susanna Camusso della Cgil: «Ci sono degli elementi di cambiamento, ma contemporaneamente ai dati positivi ce ne sono altri ancora più negativi di appesantimento», come l'annuncio di «chiusure di imprese o settori che non prevedono una ripresa» in uno scenario in cui «pezzi del sistema non ce la fanno più ad aspettare. Del resto - continua Camusso - questa è una fase in cui bisogna avere una straordinaria attenzione soprattutto nel momento in cui tutta la crisi si scarica sui lavoratori e sull'occupazione».

Massimo D'Alema ha precisato che negli ultimi mesi c'è stata un'evoluzione negativa perché è cresciuta «la disoccupazione strutturale» e ad essere senza posto di lavoro sono «persone che hanno cinquant'anni e difficilmente potranno trovare un'altra occupazione». Il problema non è solo italiano, coinvolge tutta l'Europa e proprio per questo anche per D'Alema «richiede un'azione coordinata molto forte dei singoli governi». Tra gli interventi pubblici D'Alema sollecita «politiche fiscali a sostegno dell'occupazione e politiche di assistenza dei disoccupati, perché non possiamo lasciare famiglie senza reddito e persone senza speranza».

Sul tema dell'occupazione che ha dominato la seconda giornata del Forum Ambrosetti a Cernobbio è intervenuto anche il presidente dei banchieri Corrado Faissola auspicando «che la crisi non sia così lunga e gli effetti non così incisivi da dover affrontare il problema dell'occupazione in termini diversi da quelli della storia recente». «Le banche italiane - ha osservato - sono sempre attente alla conservazione dei livelli occupazionali e ci sono riuscite anche nei momenti più difficili». Quanto agli imprenditori, «sono tutti molto impegnati nella salvaguardia delle loro aziende e quindi del lavoro». E il sistema creditizio che cosa ha fatto per sostenere la produzione e l'occupazione? Per Faissola «è sempre stato e sarà sempre di più, anche attraverso la moratoria, vicino a loro per portare fuori dalla crisi il paese e tutte le imprese che hanno i presupposti minimi essenziali per continuare a vivere».

5 settembre 2009
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