I banchieri centrali americani corrono in soccorso dell'economia a stelle e strisce, sull'orlo della recessione, e dei mercati, colpiti da ondate di vendite sin dalla vigilia.
La Federal Reserve, sotto la guida di Ben Bernanke, ha tagliato a sorpresa in anticipo sull'appuntamento ufficiale di fine gennaio i tassi di interesse sui Fed Funds di 75 punti base portandoli al 3,50%. Ridotto sempre di 75 punti base anche il tasso di sconto che scende al 4%. I futures su Wall Street sull'indice S&P 500 hanno subito ridotto la perdita a 47,10 punti a 1.278 punti pur rimanendo ampiamente in negativo (-3,5%).
Non succedeva dai giorni seguenti all'attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono che la Fed decidesse di tagliare i tassi di interesse al di fuori di una regolare riunione del Fomc, il suo braccio operativo. Allora, il 17 di settembre, la Fed, presieduta da Alan Greenspan, tagliò i tassi dal 3,50% al 3% nel tentativo di evitare una recessione che invece si sarebbe comunque manifestata nel corso dell'anno. A stretto giro il 2 ottobre e il 6 novembre la banca centrale taglio ulteriormente di 50 punti base per ciascuna riunione di calendario, scendendo drasticamente al 2 per cento. Altri interventi così decisi e urgenti risalgono ai tempi della prima guerra del Golfo. Quello di oggi è il maggior intervento dall'inizio degli anni Ottanta.
Addirittura, secondo i future sui Fed Funds, c'è il 54% di possibilità che la Fed annunci un ulteriore taglio di 50 punti base del costo del denaro al 3% in occasione della riunione della prossima settimana al 29-30 gennaio. Se così fosse, la Fed avrebbe dunque deciso di offrire una massiccia dose di medicina ai mercati nel tentativo di impedire l'entrata dell'economia americana in recessione. (di Alberto Annicchiarico)