L'ufficio di Presidenza del Pdl ha dato mandato a Silvio Berlusconi di verificare se la data per il voto del referendum sulla legge elettorale possa tenersi il 21 giugno oppure se sia il caso di rinviare il referendum di un anno. Lo ha riferito, al termine della riunione a Palazzo Grazioli, il coordinatore di An, Ignazio La Russa. La Russa ha spiegato che l'ufficio di Presidenza del Pdl «ha tenuto conto delle parole di esponenti dell'opposizione come D'Alema e altri esponenti della sinistra» secondo cui potrebbe essere possibile rinviare la data del referendum. Il coordinatore del Pdl ha quindi ribadito che «è escluso che si voti il 7 giugno» e ha sottolineato che sia nel caso in cui si deciderà di svolgere il referendum il 21 di giugno, sia nel caso in cui si decida per un rinvio «sarà necessario comunque fare una leggina». «Il mandato ora è affidato a Berlusconi - ha concluso - che farà le sue verifiche: io continuo a preferire l'ipotesi di un rinvio del referendum».
In giornata il Presidente del Consiglio era tornato sui retroscena della decisione. «Da Fini sul referendum arrivano polemiche fuori luogo. La Lega avrebbe fatto cadere il Governo se fosse passato l'election day», ha rivelato Berlusconi. La decisione infatti aveva sollevato critiche dure da parte dell'opposizione e polemiche nella maggioranza (fra questi l'intervento di Fini e la dichiarazione di Giuseppe Pisanu del Pdl, presidente della commissione antimafia, che voterà a favore del referendum). Polemiche sollevate sugli sprechi conseguenti alla scelta di non tenere il referendum insieme alle elezioni europee, quantificati dal comitato per il referendum in 400 milioni di euro se la scelta cadrà sulla data del 21 giugno, in 330 milioni di euro se la data scelta sarà il 14 giugno.
Berlusconi ha detto che «la prima cosa che deve fare lo Stato in questi momenti è stare vicino ai cittadini che hanno bisogno e questo sarà il principale impegno per il governo insieme alla crisi economica». Sostenere il referendum in questa fase, per il premier «non ci sarebbe sembrato responsabile, mentre c'è una crisi economica generale e mondiale e mentre siamo responsabili del G8, del G14 e del G20, quindi mentre le aspettative delle politiche di tutto il mondo convergono sull'Italia e sul suo Governo».
Sulla decisione di non fissare l'election day è intervenuta anche la presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, che l'ha definita «uno spreco inaccettabile».