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La pillola abortiva Ru486 arriva in Italia

di Ilaria Verunelli

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31 luglio 2009

La decisione tanto attesa è arrivata nella notte dopo una riunione fiume del consiglio di amministrazione dell'Agenzia italiana del farmaco. La Ru486 sarà commercializzata anche in Italia, così come avviene nella maggior parte di Paesi europei. L'autorizzazione all'immissione al commercio del farmaco è stata deliberata con il voto di maggioranza dei membri del Cda: quattro sì e il no dell'assessore al Bilancio della Lombardia, Romano Colozzi. Il farmaco dovrà essere utilizzato nel rispetto della legge 194/78 (quella che in Italia regola l'interruzione vol0ntaria di gravidanza). «In particolare - spiega l'Aifa in un comunicato - deve essere garantito il ricovero in una struttura sanitaria (così come previsto dall'articolo 8 della legge), dal momento dell'assunzione del farmaco sino alla certezza dell'avvenuta interruzione di gravidanza». La pillola abortiva, specifica ancora l'Aifa, dovrà essere utilizzata «entro la settima settimana di gestazione, anziché la nona come avviene in gran parte d'Europa». Si tratta dunque di un farmaco che, nel nostro paese, non sarà disponibile in farmacia, ma solo in ospedale seguendo un preciso protocollo che sarà messo a punto dall'Aifa. «La decisione assunta dal Cda - conclude l'Aifa - rispecchia il compito di tutela della salute del cittadino e deve essere posto al di sopra e al di là delle convinzioni personali di ognuno essendo tutte meritevoli di rispetto». Ora la decisione dell'Aifa dovrà essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.

Il via libera dell'Aifa è l'ultima tappa di un lungo percorso, punteggiato da forti polemiche, che inizia nel novembre del 2007, quando la Exelgyn, la ditta farmaceutica francese che produce il farmaco, ha fatto richiesta di registrazione in Italia attraverso la procedura di mutuo riconoscimento (si può avviare quando un farmaco è già stato approvato da un'autorità competente di uno degli stati dell'Unione Europea). Nel febbraio del 2008 è arrivato il parere favorevole del Comitato tecnico scientifico dell'Aifa, passaggio che però non comporta automaticamente la disponibilità del medicinale sul mercato. L'azienda produttrice del medicinale deve infatti inviare all'Aifa domanda di commercializzazione e di definizione del prezzo ai fini della rimborsabilità. A giugno 2009 la Commissione prezzi dell'Aifa ha determinato il costo delle confezioni.

In realtà
l'aborto farmacologico era già utilizzato in alcune strutture del nostro paese. La storia della Ru486 inizia in Italia nel 2005 quando all'ospedale Sant'Anna di Torino, tra forti polemiche, fu avviata la sperimentazione del farmaco. Tocca poi alla Toscana che, alla fine dello stesso anno, ricorre alla norma che permette di importare, quando se ne dimostri la necessità, farmaci registrati all'estero (non si tratta quindi di sperimentazione). In questo caso si procede attraverso ordinazioni singole: il farmaco viene spedito direttamente da chi lo produce. Stando alla relazione del Ministero della Salute sull'attuazione della legge 194/78 nel 2005 la Ru486 è stata utilizzata in Piemonte e Toscana per un totale di 132 casi. L'anno successivo sono quattro le regioni (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Marche), insieme alla Provincia Autonoma di Trento, che usano la pillola abortiva (1.151 casi, cioè lo 0,9% delle interruzioni volontarie di gravidanza effettuate). Nel 2007, in Emilia Romagna, Toscana, Marche, Puglia e Trento, l'aborto farmacologico è stato usato in 1.010 casi (lo 0,8%).

Le interruzioni volontarie di gravidanza nel nostro paese. Il numero di aborti volontari nel nostro paese è complessivamente in diminuzione. Nel 2008, ma i dati sono provvisori, sono stati 121.406, con una diminuzione del 4,1% rispetto al 2007 (126.562) e una flessione del 48,3% rispetto al 1982, anno in cui, con 234.801 casi, si è registrato il più alto numero di interruzioni volontarie di gravidanza nel nostro paese. Aumentano gli interventi effettuati da donne con cittadinanza estera (anche perché cresce il numero di stranieri nel nostro paese): nel 2007, tra le donne che hanno abortito una su tre era straniera (il 32,2% del totale, in aumento rispetto al 31,6% nel 2006). Il tasso di abortività, cioè il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza ogni 1.000 donne in età feconda tra i 15 e i 49 anni) nel 2008 è stato pari a 8,7, con una flessione del 4,6% rispetto all'anno precedente (9,1 donne ogni mille).
Aumenta anche il numero di obiettori: nel 2007 lo erano il 70,5% dei ginecologi (rispetto al 58,7% del 2005), il 52,3% degli anestesisti (dal 45,7%) e il 40,9% del personale non medico. E ci sono regioni, come il Lazio, la Basilicata, la Campania, la Sicilia, il Molise in cui la percentuale dei ginecologi obiettori supera l'80%.

31 luglio 2009
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