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Accertato il contagio da uomo a uomo
Innanzitutto, preoccupa il fatto che si tratti non di un agente patogeno di una malattia dei maiali, nonostante il nome, ma in realtà, e a pieno titolo, di un nuovo virus dell'influenza umana. Un virus che, mutando, ha acquisito «spezzoni» del Dna virale sia dell'influenza suina che di quella umana e aviaria; ma, soprattutto, che sembra sia in grado di trasmettersi da persona a persona, e non solo dall'animale all'uomo. Lo dimostra il fatto che negli Usa le persone che hanno contratto l'influenza suina non avevano avuto contatti con alcun maiale, e che il vrus stesso non sia ancora mai stato individuato sui suini. «È nuovo, e si sta diffondendo rapidamente» ha sintetizzato uno degli esperti della Commissione.
Le analogie con la «spagnola»
Preoccupa molto, soprattutto, il fatto che in Messico molte delle persone decedute (soprattutto di polmonite) per aver contratto il virus siano giovani. Questa circostanza rievoca la sinistra memoria della Spagnola, un virus di derivazione dell'influenza aviaria H5N1 che nel 1918 uccise più giovani della Prima guerra mondiale, facendo fra venti e quaranta milioni di vittime.
La normale influenza stagionale può essere letale per i soggetti più deboli, e fa circa 25.000 vittime all'anno fra anziani e malati nell'Ue. Ma qual'è la soglia di decessi a partire dalla quale si lascia il campo della normalità e si entra nel rischio di pandemia? «È preoccupante il superamento delle 10.000 vittime in un grande paese, come la Germania», ha risposto uno degli esperti della Commissione.