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La duratura importanza di Keynes

di Lord Robert Skidelsky

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16 febbraio 2010

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Sono tentato di dire che i neoricardiani hanno tentato di inventare una ‘teoria generale' più coerente basandosi sulla frase di apertura delle ‘Note Conclusive' della Teoria Generale di Keynes: ‘I difetti lampanti della società economica in cui viviamo sono la sua incapacità di provvedere alla piena occupazione e la sua distribuzione arbitraria e iniqua della ricchezza e dei redditi'.4 La pertinenza della suddetta teoria con il primo di questi è evidente. Ma ci sono anche due aspetti importanti in cui è pertinente col secondo. In altre parole, vogliono farsì che il livello di occupazione dipenda dalla distribuzione del reddito. Keynes non ha fatto della distribuzione del reddito un fattore determinante dell'occupazione in General Theory. In effetti, ai fini della sua teoria, egli prese come presupposto la ‘distribuzione del reddito nazionale'. Tuttavia, uno dei suoi fattori determinanti dell'occupazione, ‘la propensione al consumo, può essere interpretato come ricardiano, o perfino marxista, e cercherò di farlo nelle mie conclusioni. Ma prima vorrei specificare quale sia secondo me il punto principale del contributo di Keynes, in particolare in relazione alla crisi attuale.

L'opinione più diffusa sul recente crollo bancario è che sia stato causato dall'errata valutazione del rischio. In effetti abbiamo l'autorevolezza di Alan Greenspan per affermare proprio questo, e lui più di tutti dovrebbe saperlo. Dietro a ciò sta il concetto che il rischio possa essere valutato correttamente, ma che gli insuccessi dell'informazione o degli incentivi hanno ostacolato la scoperta di questi prezzi corretti da parte dei mercati. La chiave di prevenzione di altre crisi è dunque una migliore ‘gestione del rischio' da parte delle banche e dei regolatori. La disputa principale è tra coloro che dicono che i rischi sono sempre valutati correttamente e coloro che riconoscono che gli shock esogeni o gli incentivi disallineati possono far sì che i prezzi di mercato deviino temporaneamente dai prezzi corretti indicati dai ‘fondamentali'.

Per contrasto, Keynes faceva una distinzione fondamentale tra il rischio e l'incertezza. Il rischio è quando le probabilità possono essere conosciute (misurate); l'incertezza esiste quando non si possono conoscere queste probabilità. L'economia keynesiana si costruisce sull'irriducibile incertezza. E' un'incertezza in cui la nostra conoscenza del futuro è ‘solitamente molto minima e spesso irrilevante' e in cui le aspettative sono frequentemente soggette alla delusione.5 Questo rende la teoria dell'investimento ‘un metodo inadatto per i metodi della teoria economica classica'.6 I modelli di previsione, che suppongono che si hanno le probabilità calcolabili, sono fondamentalmente dei prospetti fraudolenti. Per farla breve, l'affermazione principale di Keynes era epistemologica: un rifiuto del parere che i partecipanti del mercato abbiano una conoscenza perfetta, o perfino sufficiente, degli eventi futuri. Egli identificava questo come il tacito presupposto chiave della teoria classica del mercato autoregolamentante. Tutto ciò che la teoria delle aspettative razionali ha ottenuto è di rendere esplicito questo presupposto. Fondamentalmente è questo il risultato del rovesciamento della rivoluzione keynesiana.

Che cosa è stato a rendere impenetrabili al calcolo probabilistico grandi parti del futuro? Il mio esempio preferito dagli scritti di Keynes è la sua descrizione di una mela dotata di caratteristiche ‘umane'. La fisica newtoniana ci dice che la mela cadrà a terra sempre ad una velocità determinata dalla forza esercitata su di essa divisa per la sua massa. Ma nessuna previsione del genere può essere fatta in relazione alla mela ‘umana'. Keynes scrive: ‘E' come se la caduta a terra della mela dipendesse dalle motivazioni della mela, se vale la pena di cadere a terra, se la terra volesse la caduta della mela, e dai calcoli errati da parte della mela su quanto distasse dal centro della Terra'.7

Una parte dell'incertezza sulla velocità della caduta della mela può essere attribuita agli errori matematici da parte della mela (‘calcoli errati'), che in linea di principio sono correggibili. Tuttavia, le principali caratteristiche ‘umane' di cui Keynes dota la sua mela sono le ‘motivazioni' e le ‘intenzioni. Sono queste le caratteristiche che spezzano il nesso tra l'economia e la fisica, e che rendono l'economia una scienza ‘morale', non ‘naturale'. Il punto di Keynes è che l'economia ‘affronta l'introspezione e i valori …. le motivazioni, le aspettative, le incertezze psicologiche'. Il futuro non può essere previsto, perché il futuro è imprevedibilmente variabile. In gran parte è imprevedibilmente variabile perché è come noi scegliamo di renderlo. Questo punto di vista implica una grande limitazione dell'applicabilità dell'econometria. Fondamentalmente, Keynes credeva che potesse essere applicata soltanto in quei settori in cui il rischio è misurabile. Questo escludeva molti dei rischi a cui si è esposti nei mercati di investimento.

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16 febbraio 2010
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